Sanremo 2020 – I 10 momenti migliori

I 10 momenti fondamentali per chi ha perso Sanremo 2020, ma anche per chi vuole riviverlo.

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4. Rula Jebreal – Il “libro bianco” e il “libro nero” degli uomini

Intervenuta infine a Sanremo nonostante una serie di polemiche che non la volevano lì, Rula Jebreal interviene prevedibilmente con un importante monologo, in parte autobiografico, sulla violenza sulla donne, tema sempre scottante e quotidianamente oggetto di casi di cronaca. Non poteva esserci una scelta migliore: la donna, giornalista di caratura internazionale e importante scrittrice, si presenta con un’idea adatta ad affrontare l’argomento con competenza. E si affida ad una trovata altamente scenografica.

Ecco l’idea: un libro nero, da una parte, sul quale Rula legge domande assurde poste in sede d’interrogatorio a donne violentate (“lei portava biancheria intima quella sera?”). Dall’altra, invece, un libro bianco, dal quale la donna legge diverse frasi tratte da canzoni scritte rigorosamente da autori uomini e dedicate alle donne, come La donna cannone di Francesco De Gregori. Il significato: cessare la violenza nei confronti delle donne è possibile, perché gli uomini hanno già dimostrato di poter amare, con quelle canzoni, senza distruggere.

3. C’è del bacismo – “Non dirmi che l’hai fatto, Fiorello!”

Momento altissimo della televisione italiana, quello in cui Rosario Fiorello e Tiziano Ferro mettono fine alla loro “lite” con un bacio in diretta. Succede al termine di un’esecuzione di coppia della canzone Finalmente tu, scritta dagli 883 e cantata da Fiore al Festival già nel 1995. Un gesto simbolico, che contribuisce attivamente all’abbattimento di tabù completamente anacronistici, e lo fa in diretta nazionale, in prima serata, di fronte a un pubblico fatto anche di spettatori che in tempi di Coronavirus sono restii anche solo ad avvicinarsi ad un esercizio commerciale gestito da persone di etnia asiatica.

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La paura del cambiamento, del diverso, dell’abbandono delle rigide convenzioni di epoche passate e ormai terminate, si scioglie tra una canzone e uno scherzo, che vedono protagonisti due dei personaggi più amati dello spettacolo italiano. Qualcosa che, nel 2020, non dovrebbe essere neanche necessario, ma sappiamo che purtroppo lo è. E che sia avvenuto in una vetrina come Sanremo, che può potenzialmente fare breccia proprio tra il pubblico più conservatore, è la cosa migliore.

2. Achille Lauro – “Me ne frego davvero!”

Che Achille Lauro sia stato il vincitore simbolico di questa edizione di Sanremo, è fuor di dubbio. Il cantante ha ottenuto tutti i suoi obiettivi. Uno: far interessare “i boomers” a una musica e a una estetica “diverse” rispetto a quelle dei canoni Sanremesi. Due: parlare di diritti ma anche ammirazione per le donne in un colpo solo, svilendo al contempo la rigida morale tossica del maschilismo omertoso. Tre: divertire, provocare e rivoluzionare in una volta, veicolando un messaggio; ma riuscendoci anche nel far comprendere cosa è necessario per farlo. Già la prima esibizione è sufficiente: giù il vestito da San Francesco, e si vola.

Ecco cosa significa, nell’epoca moderna di post-medialità, impattare nel panorama mainstream e nella cultura popolare. La parte più bella è che, tempo cinque serate di musica, e Achille Lauro è passato dall’essere il personaggio più odiato e incompreso di Sanremo (con la sola possibile eccezione di Junior Cally) ad essere quello più amato e celebrato. Achille, il suo collaboratore Boss Doms (sul palco con lui quasi in ogni esibizione) e il suo entourage hanno capito tutto. Dovrebbero imparare i credenti del verbo del rock “ribelle”: così, in Italia nel 2020, si cambia la storia della musica.

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1. Morgan e Bugo. “Che succede?”

C’è già chi parla, ormai, di “Bughexit” e di “Morgangate”. Sarebbe un lungo lavoro cercare di riassumere in questa sede tutta l’importanza culturale dell’evento. Lo scontro di due figure per certi versi all’opposto. Da una parte la rockstar egomaniaca e sempre sulla bocca di tutti, Morgan, affetto da manie di protagonismo e che cerca di stringere disperatamente ogni briciolo residuo di una carriera che va lentamente dissolvendosi. Dall’altra Bugo, eroe umile e silenzioso della scena alternativa, che dopo vent’anni di carriera raggiunge il “palco” italiano per eccellenza, quello dell’Ariston.

Ed è lì che vede rovinata la propria grande occasione dal comportamento erratico del compagno di gara. La questione e le cause sono ancora da dipanare, ma il fatto rimane impresso nella storia del Festival e della musica italiana: Bugo se ne va dal palco in mezzo all’esibizione, verso la fine della penultima serata, e lui e Morgan sono squalificati. Potete farvi la vostra idea leggendo i nostri articoli sulle numerose dichiarazioni al riguardo (qui e qui). Per noi, per la cronaca, è #TeamBugo.

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