Sebbene delle volte non ci sia niente da capire, come ricorda giustappunto il cantautore in uno dei suoi brani più famosi, è raro che non ci sia nulla di intelligibile.
Veniamo a noi però. Il brano di cui parliamo oggi è forse il più celebre di Francesco De Gregori: La Donna Cannone.
A riprova dell’unicità della canzone le innumerevoli cover, tra le quali spiccano senza dubbio quelle di Mia Martini, grande amica di Francesco, e nientepopodimeno che di Joan Baez, l’usignolo di Woodstock ed ex compagna di Bob Dylan.
De Gregori scrisse la canzone ispirato da un articolo di giornale. L’articolo parlava proprio di un’artista circense di inizi novecento, per l’appunto la donna cannone, che innamoratasi di un collega, si vede costretta a fuggire dal circo. Le regole dell’epoca infatti vietavano rapporti sentimentali tra due artisti. Piuttosto che vedere castrato il proprio amore, la donna fugge. Il circo, privato della star, è costretto a chiudere i battenti. Dell’innamorata, invece, dopo la fuga, non è data più alcuna notizia.
Procediamo ora strofa per strofa.
Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno, giuro che lo farò. E oltre l’azzurro della tenda, nell’azzurro io volerò. Quando la donna cannone d’oro e d’argento diventerà senza passare per la stazione l’ultimo treno prenderÃ
Sarà rapita dalla follia? Sarà vinta dal suo profondo sentire? Morirà ?
E in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà E dalle porte della notte il giorno si bloccherà . Un applauso del pubblico pagante lo sottolineerà . E dalla bocca del cannone una canzone suonerà .
Il cannone, strumento della sua condanna, il circo che la costringe e le vieta la vita, ora suona una canzone, il suo simbolo di libertà .
E con le mani amore, per le mani ti prenderò, e senza dire parole nel mio cuore ti porterò. Non avrò paura se non sarò bella come dici tu. Ma voleremo in cielo in carne ed ossa. Non torneremo più.
Volerà alto, senza bisogno di nulla. Una sola anima colma d’amore che libra leggera, via.
E’ quasi, ahimè, scontata la fine della donna.
Così la donna cannone, quell’enorme mistero volò. Tutta sola verso un cielo nero nero si incamminò. Tutti chiusero gli occhi nell’attimo esatto in cui sparì. Altri giurarono e spergiurarono che non erano mai stati lì.
E’ giunta al capolinea la sua vita. Il cielo che era azzurro si tinge di nero, il colore della morte. Si incammina risoluta verso il suo destino, la sua strada segnata. Chi la scherniva ha ancora paura di lei, della sua diversità . Ne sono così spaventati, i maligni e i superbi, che si nascondono omertosi, declinano le proprie responsabilità . Togliendosi la vita li ha messi di fronte alla loro piccolezza, li costringe a chiudere gli occhi per non vedere o a fingere di non averci mai avuto a che fare.
Non può fare altrimenti per realizzare il suo progetto di vita: deve morire. Paradossale.
E con le mani amore, per le mani ti prenderò, e senza dire parole nel mio cuore ti porterò. Non avrò paura se non sarò bella come dici tu. Ma voleremo in cielo in carne ed ossa. Non torneremo più. E senza fame e senza sete, e senza ali e senza rete voleremo via.
Risuona ancora il ritornello, ma stavolta il sogno è giunto a compimento. Le parole sono le stesse, ma il sapore è differente.
L’anima ha raggiunto la libertà tanto agognata e la congiunzione tra amore e morte, topos più volte vissuto nella letteratura occidentale, è compiuta. La bellezza di questa completezza cancella il dolore. Finalmente niente fame, niente sete.
E’ semplicemente volata via.
A cura di Peppe Giorgianni
Fratelli a un tempo stesso, Amore e Morte ingenerò la sorte. Cose quaggiù sì belle altre il mondo non ha, non han le stelle