La Lotteria, recensione del Graphic Novel dall’autrice di Hill House

La Lotteria è un graphic novel in cui Miles Hyman fa rivivere il racconto di Shirley Jackson, autrice de L'Incubo di Hill House

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particolare della copertina de La Lotteria
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La Lotteria è il titolo del nuovo Graphic Novel edito da Adelphi e tratto da uno dei racconti più famosi di Shirley Jackson, nota autrice horror a cui dobbiamo anche L’Incubo di Hill House, da cui è stata liberamente tratta la serie Netflix firmata da Mike Flanagan, al cinema con Doctor Sleep di Stephen King.

E proprio Stephen King è da sempre un grandissimo amante de La Lotteria e delle storie e dello stile di Shirley Jackson, tanto da dedicarle persino uno dei suoi romanzi, L’Incendiaria.

Famosa anche per aver scritto Abbiamo Sempre Vissuto nel Castello – diventato un film con Alexandra Daddario, Crispin Glover e il Sebastian Stan del MCU – Shirley Jackson ha lasciato una grande eredità di storie da brividi di cui La Lotteria è solo uno dei tanti esempi, sebbene forte il più distintivo per comprendere a pieno la sua poetica e il suo stile.

Da sempre appassionata di case infestate ed entità ultraterrene – come Netflix, che sembra intenzionata a produrre una docu-serie sulle case “stregate” più famose – Shirley Jackson è in realtà molto interessata a come eventi straordinari possano avere ripercussioni sulla mente umana e sull’intreccio relazionale.

Questa eredità narrativa è stata recuperata da Miles Hyman, noto illustratore che ha collaborato con marchi importanti come la Louis Vuitton e che ha scelto di illustrare La Lotteria. La particolarità? Miles Hyman è il nipote di Shirley Jackson: nella prefazione al bellissimo volume edito Adelphi, l’artista racconta la genesi di questo progetto e di quanto tempo abbia impiegato – circa trent’anni – per approcciarsi come autore ad una delle tante opere della nonna, venuta a mancare quando lui aveva solo tre anni.

LA LOTTERIA: LA TRAMA

È difficile sintetizzare la trama di un racconto – seppur per immagini – che fa della lenta scoperta il proprio marchio distintivo. Non tanto per la paura di correre nell’insidioso pericolo spoiler, ma proprio per il timore di rovinare l’esperienza del lettore che si avvicini a questa storia per la prima volta, senza sapere assolutamente nulla di essa.

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Questa premessa risulta necessaria dal momento che per raccontare la trama non possiamo offrire più di un stringatissimo sunto. Ci troviamo in una piccola cittadina americana, di non più di trecento anime. Il giorno è il 27 Giugno e in questo piccolo borgo – che sembra richiamare le cittadine americane degli anni ’60 – regna un cielo terso.

Miles Hyman accompagna i suoi lettori dentro i meccanismi di questa città: i bambini che giocano con delle pietre, uomini che tagliano la legna, donne che spettegolano tra loro e via dicendo. Il ritratto che ne esce è quello di una città normalissima. Solo che il 27 Giugno è anche la data in cui ha luogo la lotteria, una sorta di rituale che non riguarda solo questo piccolo paese, ma che idealmente ha tratteggiato i lineamenti del mondo.

Alla lotteria devono partecipare tutti gli abitanti della cittadina: lo scopo è quello di “pescare” dalla scatola tradizionale l’unico biglietto che porta impressa una macchia nera.

UN TRATTO NARRATIVO

La prima cosa che salta all’occhio tenendo in mano la pregevole opera di Miles Hyman è la grandissima qualità tecnica offerta al lettore. Sia come tratto sia come colorazione e ombreggiatura, La Lotteria è davvero un lavoro ben eseguito. In più Hyman riesce a dare ai personaggi un tratto distintivo, un tratto che non sembra somigliare a nient’altro e che, dunque, rappresenta un po’ il suo marchio di fabbrica.

Tuttavia la vera dote di quest’opera narrativa è il fatto che l’artista sottomette il suo tratto e le sue qualità alla necessità della storia. Sempre senza voler fare spoiler di sorta, basterà sottolineare che il tratto e il disegno fatto da Hyman per il romanzo grafico cambia man mano che la storia avanza e che il “male” si avvicina.

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Naturalmente essendo davanti a un’opera tratta dall’immaginazione perversa di Shirley Jackson è chiaro che in questa cittadina dove tutto, all’inizio, sembra perfetto quanto uno spot della Mulino Bianco, si annida in realtà un qualcosa di orrido, inquietante e spaventoso.

Ecco allora che le illustrazioni si fanno meno precise: soprattutto nei volti e negli arti, Miles Hyman riesce a suggerire l’irrompere dell’oscurità disegnando personaggi che sembrano tutti offrire la versione deforme di se stessi. Anche nei volti dei bambini l’autore innesta un’espressione sbagliati, quasi demoniaca, che più di tutto riesce ad avvisare il lettore di quello che andrà a leggere.

UN FINALE AGGHIACCIANTE

Come sempre la storia ideata da Shirley Jackson raggiunge l’apice quando la realtà della situazione viene svelata al lettore, che per tutta la durata delle 160 pagine di questo graphic novel ha avvertito il peso incombente di qualcosa di brutto.

Il finale, dunque, riserva la sua parte più oscura e agghiacciante. E la cosa che più di tutti Miles Hyman riesce a suggerire è che il male non ha fine e, quasi sempre, non ha né movente né giustificazioni.

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