10 aneddoti assurdi della storia del rock che forse non conoscete

Il rock 'n' roll non ha bisogno di lunghe presentazioni. Da decenni nutre il suo mito grazie alle storie di vita che ci racconta. Eccovi dieci fatti curiosi su alcuni degli artisti più famosi degli ultimi settant'anni.

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Siete fini conoscitori della storia del rock? Vediamo se sapete anche queste dieci curiosità!

1. Chi ha scritto Purple Rain?

Stevie Nicks e Prince erano grandi amici. Il loro rapporto era così speciale che nel 1983 l’eclettico artista registrò per lei le tastiere di Stand Back, uno dei suoi maggiori successi. Ma c’è di più. La leggenda vuole che, molti anni or sono, Prince compose un pezzo strumentale di oltre dieci minuti.

Incerto sul dal farsi con il nuovo materiale, pensò bene di inviare una demo alla cara Stevie per avere un suo giudizio e qualche consiglio. La Nicks rimase folgorata da quella melodia e Prince le propose così di scriverne il testo.

Seppur lusingata da quell’offerta, l’artista fu costretta a declinarla perché, come dichiarò tempo dopo, non si sentiva all’altezza di un brano così travolgente e intenso. Il testo fu poi scritto dallo stesso Prince e la canzone che oggi tutti conosciamo è Purple Rain.

2. Quella volta che i Dire Straits folgorarono il pubblico

No, non in senso simbolico, ma letteralmente! Ed accadde in Italia, nel luglio del 1983. La band si trovava a Napoli per l’incredibile Love Over Gold Tour il Cava de’ Tirreni, lo stadio comunale in cui si esibirono, era gremito fino all’orlo già molte ore prima del loro arrivo.

La serata fu surreale, e lo fu fin dall’arrivo dei fratelli Knopfler in città: dirigendosi all’interno della loro limousine fino al luogo del concerto, ad un tratto notarono una lunga fila di automobili parcheggiate nella corsia lenta dell’autostrada.

Un fiume di persone si dirigeva a piedi allo stadio ignaro delle macchine che gli sfrecciavano accanto: un fatto più unico che raro per i quattro ragazzotti londinesi. Così eccezionale che il bassista, John Illsley, racconterà l’aneddoto quarant’anni più tardi nella sua biografia.

Ma le sorprese non erano affatto terminate. Al loro arrivo nel backstage, i Dire Straits scoprirono che parecchie delle attrezzature montate sul palcoscenico erano saltate a causa di un fortissimo temporale.

Fortunatamente i roadie erano riusciti a salvare il salvabile e non appena la pioggia cessò il concerto ebbe inizio. Ad un tratto, nel bel mezzo dello spettacolo, il cielo si scurì e una scarica di fulmini colpì con violenza il palco propagando la sua energia lungo tutto un settore dello stadio.

Per diversi secondi migliaia di spettatori vennero letteralmente folgorati senza quasi rendersene conto. La band dall’alto assistette impietrita alla scena: un concerto elettrico sotto tutti i punti di vista!

3. Chi è Elston Gunnn?

Come molti di voi sapranno il vero nome di Bob Dylan è Robert Allen Zimmerman. Ma agli albori della sua carriera, prima ancora di incidere Blowing in the Wind, c’era chi lo conosceva con un altro pseudonimo: Elston Gunnn. (con ben tre “n”!).

Nella sua biografia, Chronicles, Dylan confessò anni dopo di aver sempre odiato il suo vero nome; scrisse che gli ricordava quello di un Re Scozzese e che non desiderava che fosse in alcuna maniera legato alla sua personalità artistica. Come Elston Gunnn, Dylan militò al pianoforte nella band di Bobby Vee, The Shadows.

Questi si rese conto nel giro di pochissimo che il ragazzo non era adatto a stare in un gruppo musicale: si presentava agli spettacoli senza strumento e il ruolo marginale che gli avevano affidato non si confaceva alla sua personalità.

Così lo licenziò e Dylan, o Gunnn per meglio dire, si traferì in Minnesota per iscriversi all’università. Anni dopo Vee, gironzolando per New York, vide in un negozio di dischi l’album di un certo Bob Dylan.

Tra sé e sé pensò, come racconta in alcune sue interviste: “Diamine che nome! Somiglia proprio ad Elston Gunnn!” Robert Allen Zimmerman aveva trovato la sua identità musicale e il mondo si preparava a conoscere l’ancora giovanissimo Bob Dylan.

4. Davil Lovering: un mago non solo alla batteria

L’attività artistica dei Pixies copre il periodo che va dal 1986 al 1993, anno in cui si sciolsero. La band si riunì solo undici anni più tardi per dar vita al Sell Out 2004 Reunion Tour. Ancora oggi, e nonostante le varie traversie, David Lovering continua ad essere il loro geniale batterista.

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Il rischio che lasciasse per sempre la musica dopo il ’93, in effetti, fu concreto. Appassionato dell’arte dell’illusionismo, dopo lo scioglimento della band David frequentò una scuola di prestigiatori e ben presto costruì un vero e proprio One Man Show.

I suoi spettacoli non ebbero però lo stesso successo di quelli dei Pixies: lui stesso dichiarò che alla sua prima esibizione furono presenti solo dieci persone. Ecco perché, nel 2004, fu ben felice di ripartire in tour dietro la batteria e di registrare altro materiale. “Fortunatamente,” disse Lovering, “la musica paga le bollette meglio della magia.”

5. Bono Vox: Come fare incetta di nomination

Attualmente Bono Vox è l’unica persona al mondo ad aver ricevuto la nomination per un Oscar, un Grammy Award, un Golden Globe e per il Nobel per la pace.

Definita una delle più importanti e longeve rock band di sempre, tanto che Q li inserisce tra le 50 band che hanno cambiato il mondo, gli U2 hanno garantito a Bono un altro pieno di premi e riconoscimenti.

Per lui esistono solo due grande passioni: il rock e la filantropia. Dal 1979 non ha mai smesso di impegnarsi: i traguardi raggiunti con Amnesty International e con il Live Aid gli hanno permesso di aiutare ad oggi migliaia di persone in tutto il mondo.

Ancora oggi Bono combatte per la riduzione del debito pubblico nei paesi del terzo mondo e per sconfiggere la diffusione dell’AIDS in Africa. In più occasioni ha usato la sua popolarità per sensibilizzare l’opinione pubblica e i governi ad agire a favore delle comunità più bisognose.

È stato ciò a permettergli, nel 2003, di ricevere la nomination per il Nobel per la pace. Oltre che cantante, musicista, compositore ed attivista, Bono vanta dunque un primato che nessun altro può vantarsi di aver raggiunto, ottenendo almeno una candidatura a tutti i premi internazionali più ambiti nello star system.

6. Jack White: volevo fare il prete

Jack White, frontman dei White Stripes, dei Racounteurs e The Dead Weather (ma probabilmente anche di altre band ben meno note), ha raccontato di essere stato in gioventù ad un passo dall’indossare la tonaca di prete.

I suoi genitori lavoravano nell’arcidiocesi di Detroit e lui crebbe in una comunità cattolica, servendo come chierichetto alla messa domenicale e cantando nel coro della chiesa. Fu naturale per lui, in un ambiente di quel genere, aspirare al sacerdozio fin dall’infanzia.

Ammesso ad un seminario nel Wisconsin, Jack ha raccontato in un programma televisivo americano (60 minutes), che cambiò tuttavia idea all’ultimo minuto perché non avrebbe avuto spazio per portare con sé il suo nuovo amplificatore che adorava.

Frequentò così la scuola pubblica e iniziò a suonare la batteria e il trombone. Qualche anno dopo fondò una band con cui iniziò ad esibirsi in live. In un’intervista alla BBC, White ha recentemente scherzato su questo aneddoto, che i cantanti blues sentono una chiamata proprio come quella dei sacerdoti: “La chiamata però è sul palco”, ha aggiunto.

7. Alice Cooper: il serpente ha il passaporto?

Ci sarebbe sicuramente bisogno di uno spazio molto più lungo di questo per raccontare la totalità degli aneddoti noti su Alice Cooper. Per questo ci concentreremo solo su uno di questi, quello più originale di tutti. La sua musica è definita shock rock per via delle coreografie dei suoi spettacoli, ricche di elementi scenici macabri.

Una di queste, la più sconcertante, prevede che Cooper metta attorno al collo durante lo show un vero serpente boa. Il rettile in questione, però, non è una comparsa qualsiasi, ma bensì l’animale di compagnia di Alice Cooper, quello che vive e viaggia con lui, per intenderci.

In un’intervista radiofonica del 2018, lui stesso raccontò che Christopher (il nome del suo boa) ha sempre un posto con lui in prima classe e uno spazio tutto suo negli alberghi in cui alloggia la band. Pare, però, che in quel periodo stia diventando sempre più complicato ottenere permessi per farlo viaggiare: al serpente viene richiesto un vero e proprio passaporto e di attenersi ad una serie di condizioni sempre più rigide e restrittive.

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Quando gli è stato domandato se portasse con sé Christopher per una forma di pet therapy, Cooper ha risposto: “Si, ma penso che l’unica differenza è che lui si mangerebbe l’animale da terapia di qualcun altro”.

8. London Calling: una foto sfuocata

È il 20 settembre 1979 i Clash suonano al Palladium di New York. Verso la fine dello show, esausto, Paul Simonon incespica sul cavo del suo basso, afferra lo strumento e lo sbatte al suolo. Pennie Smith, fotografa che assiste allo show, immortala il momento: non poteva sapere di aver appena scattato una delle immagini più iconiche della storia della musica contemporanea.

Tutto accadde molto velocemente e non ci fu modo per la fotografa di mettere a fuoco il momento; pensò quindi che una volta a casa avrebbe cestinato quello scatto che riteneva inutilizzabile. Joe Strummer però, insieme al grafico che lavorava per la band, la pensava in maniera molto diversa. Fu proprio il fatto che fosse una foto imprecisa che gli piacque molto.

Alla fine del 1979, l’immagine divenne così la copertina di London Calling, uno degli album più importanti della storia e una delle copertine più belle di sempre. Anche i colori del titolo nascondono un curioso aneddoto: la scritta rosa e verde “London Calling”, sopra la foto in bianco in nero, è una citazione del disco di esordio di Elvis Presley.

Nella foto questi suona a testa alta, mentre nel disco dei Clash Paul Simonon è ritratto nell’atto di distruggere il suo strumento: una vera sfida alla tradizione rock. Quella dei The Clash è una copertina che racchiude in se stessa tutto il messaggio che il punk voleva dare al mondo: il rock and roll era morto ma il punk gli stava ridando vita.

9. I Beatles e lo spinello a Buckingham Palace

Il 25 ottobre 1965 i Beatles si recarono a Buckingham Palace per essere insigniti del titolo di baronetti e diventare così membri ufficiali dell’Ordine dell’Impero Britannico. Un avvenimento tanto famoso quanto controverso e che, per via della sua eccezionalità, attirò davanti al palazzo della regina centinaia di fan scatenati.

Anni dopo, i fab four confessarono di essersi barricati nei bagni per alleggerire la tensione in attesa di quella cerimonia. Raccontarono di aver fumato decine di sigarette e John ammise di avere con sé anche della marijuana e di essersi fatto uno spinello…

In Inghilterra l’uso di sostanze stupefacenti era proibito e a passare dei guai non era solo chi ne faceva uso, ma anche il proprietario del luogo in cui veniva consumata la droga. Capirete dunque bene che, in quell’occasione specifica, a passare dei guai sarebbe stata proprio la regina Elisabetta in persona!

La storia è stata sempre edulcorata dagli altri tre Beatles che in più di un’occasione dichiararono di essere sgattaiolati appena fuori dal palazzo per fumare, sebbene non ricordino bene cosa. Di un fatto siamo però certi: gli aneddoti  sulla vita dei Beatles, veri o presunti, non fanno altro che alimentare la loro aurea leggendaria.

10. Rick Allen: Una batteria speciale

Il 31 dicembre 1984 Rick Allen, batterista dei Def Leppard, rimase vittima di un grave incidente d’auto. In seguito alle ferite riportate nell’impatto dovette amputare il braccio sinistro. Non possiamo neanche immaginare cosa significhi per un batterista professionista subire un trauma simile.

Eppure, dopo meno di un mese, Rick trovò un modo per tornare a suonare e riunirsi alla band. In collaborazione con gli ingegneri della Simmons (azienda produttrice di strumenti), fu progettato un drum set suonabile con un braccio soltanto.

La sua batteria, ormai leggendaria, mischia elementi elettrici ed acustici, e alcuni pedali speciali permettono di percuoterla come se si avessero entrambe le braccia. Nel 1986, al Monster of Rock, Rick tornò ad esibirsi dal vivo con i suoi Def Leppard

Lo spettacolo ebbe un successo enorme, così come il loro album successivo all’incidente: Histeria vendette venti milioni di copie. Rick Allen è tutt’oggi considerato uno dei batteristi migliori del mondo.

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