I 10 migliori chitarristi della storia del rock [LISTA]

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Dieci tra i chitarristi più importanti, influenti, tecnici… insomma, i dieci campioni dello strumento nel genere rock e dintorni

I migliori chitarristi della storia. I migliori di sempre. del rock, del metal, del jazz. I miti delle sei corde, strumento simbolo di eclettismo, bravura, virtuosismo artistico e tecnica musicale ineccepile. Insomma, i più bravi, i più importanti, i più mitici. Quante liste del genere avrete letto?

Se ne avete lette a sufficenza, sapete bene come compilare una classifica di questo tipo sia un’impresa. E, per certi versi, lascia il tempo che trova. Cosa rende un chitarrista “migliore”? La sua influenza? La sua importanza? Il numero di premi che ha vinto? I suoi assolo più famosi?

Cerchiamo quindi di fare una cosa molto semplice: questa non vuole essere una lista omnicomprensiva, né definitiva, dei più grandi geni della chitarra mai vissuti. Una lista del genere forse è impossibile da stilare e non è comunque questo il posto giusto per farlo, tenendo conto di tutti i chitarristi che andrebbero citati.

Creiamo, piuttosto, un elenco per chi (qualcuno così da qualche parte c’è ancora) della chitarra sa ancora poco, magari è alle prime armi, ma vorrebbe conoscere di più. Ecco da dove iniziare, ecco a quali nomi rifarsi, ecco quali canzoni ascoltare. Uno spunto, più che un giudizio finale. Che possa essere utile. Quindi: andiamo con i dieci chitarristi “migliori” di sempre.

10. Mark Knopfler

Eminenza grigia del progetto Dire Straits, Mark Knopfler (assieme al fratello David) è uno dei nomi portanti della chitarra a cavallo tra anni ’70 e ’80. Pur appartenendo alla scuola new wave e alla generazione del punk, la sua tecnica include grandi ispirazioni jazz, blues e swing appartenenti al passato.

Leggendari i suoi assolo in canzoni come Sultans of Swing (1978), Lady Writer (1979) e Tunnel of Love (1981). A spiccare, nella corposa e mai deludente discografia dei Dire Straits, c’è soprattutto la mitica Money For Nothing (qui sotto, 1985), mega-successo di metà anni ’80.

Un brano electro-new wave nel quale Knopfler fa mostra di una tecnica che, come quella di Pete Townshend, passa costantemente dal solistico al ritmico mantenendo un riff di base, unico, per tutta la canzone. Questo è solo un esempio: Mark ne ha fatti di miracoli con la chitarra.

9. Ritchie Blackmore

Eroe della chitarra hard rock, fulcro centrale della formazione Deep Purple, il signor Blackmore è uno dei chitarristi fondamentali degli anni ’70. Celebri i suoi riff, tra i quali quello di Smoke on the Water (1972), i suoi assolo influenzati dal blues classico, e le sue tendenze rumoristiche.

Non è un caso che ad un certo punto i Deep Purple fossero definiti “la band più rumorosa al mondo”. Blackmore non si faceva problemi a trarre dal suo strumento qualunque stridio possibile, anni prima di Lee Ranaldo (anche se in una maniera ben diversa).

Non si faceva problemi persino a gettare la sua chitarraa terra e a calpestarla con i piedi. Ma questo non deve trarre in inganno: la sua tecnica è eccelsa e il suo approccio è fondamentale per la nascita dell’heavy metal (specialmente con il suo progetto successivo, i Rainbow).

8. Carlos Santana

Ancora oggi il mitico Carlos Santana è il simbolo inossidabile del latin rock. Nella sua chitarra infonde tutte le influenze latine della sua terra d’origine (il Messico) e figura tra i nomi più eclettici nel ricoprire la distanza tra quelle tradizioni musicali e il rock anni ’70.

Il suo brano più celebre, Black Magic Woman, non è tato scritto da lui, ma da Peter Green dei Fleetwood Mac. Ciò nonostante molte sono le composizioni fondamentali ella sua carriera che portano il suo nome, da Soul Sacrifice (1969) ad Europa (1976), in una carriera che ha ricoperto moltissimi album.

Ha attraversato diversi decenni, vivendo il Festival di Woodstock nel 1969 (qui sotto), la stagione del jazz/fusion negli anni ’70 e arrivando fino al rinnovato successo attorno al 2000 con canzoni come Smooth e Corazon Espinado in diversi featuring ispirati. Un mito senza tempo.

7. Jeff Beck

Gigante “nascosto” della storia del rock, una figura schiva tra i musicisti. Jeff Beck ha iniziato la carriera come membro degli Yardbirds, band che ha accolto altri due chitarristi di questa lista: Eric Clapton e Jimmy Page. Il suo nome è centrale nella nascita del blues rock inglese negli anni ’60, ma non solo.

Dopo l’esperienza con gli Yardbids (che nel frattempo si sarebbero traformati nei Led Zeppelin), Jeff Beck ha fondato un gruppo tutto suo che ha aiutato a lanciare le carriere di Rod Stewart e Ronnie Wood (ora nei Rolling Stones): The Jeff Beck Group. Nelle decadi successive si è dedicato ad un lavoro da solista mai banale e sempre valido.

Forse, paradossalmente, è stato proprio l’aver affiancato così tanti talenti ad averlo messo sempre, per così dire, in secondo piano. Ma il suo approccio alla chitarra è innovativo ed eclettico, lo è sempre stato. Per verificare, ascoltate Beck’s Bolero, del 1966. Oppure, il live qui sotto con gli Yardbirds.

6. Brian May

Viso indimenticabile tra i quattro dei Queen, fedele sidekick di Freddie Mercury ma anche protagonista a modo suo della musica dei Queen, mr. Brian May è immancabile in questa lista. Anche astrofisico (ripassate la canzone ’39, del 1975), ha costruito da solo la sua famosa chitarra Red Special.

Questo già dovrebbe dire molto, se non tutto. Non bastasse, basta ascoltare i suoi caratteristici assolo, immediatamente riconoscibili, così come la sua capacità di spaziare tra stili come il funk, l’heavy metal, l’hard rock e la new wave. Instancabile, una fucina di idee e un genio dello strumento.

Per molti versi è lui il vero realizzatore di molte delle visioni musicali dell’amico Freddie, così come è componente fondamentale di una formazione che funziona solo con i quattro nomi che tutti conosciamo. Non basta? Ha scritto We Will Rock You, I Want It All, The Show Must Go On e molti altri successi del gruppo.

5. Eric Clapton

Sinonimo di blues fino al midollo, Eric Clapton ha attraversato tutta la storia del genere nella seconda metà del ‘900. Membro degli Yardbirds e dei Cream, ha lavorato con i Beatles e con Duane Allman e ha suonato con i più grandi bluesmen viventi e del passato.

Alla sua mano (Slowhand, non a caso) è stata affidata la re-interpretazione della tradizione blues che risale fino a Robert Johnson, suo mito personale, con uno sguardo verso il nuovo millennio. Lo prova in canzoni come Layla, Cocaine e Wonderful Tonight.

Mito assoluto della chitarra moderna, è celebre anche per la tragica storia che riguarda la morte del figlio piccolo, Conor, e per la canzone sentita poi a lui dedicata: Tears in Heaven (qui sotto). Ogni sua composizione, per un chitarrista che si rispetti, è da studiare e ripassare.

4. David Gilmour

Pur essendo di formazione blues e rock, componente inizialmente estranea alla musica dei Pink Floyd, David Gilmour ha trovato immediatamente il suo posto nella formazione prog inglese. La sua chitarra emotiva e intensa ha aggiunto alla band il tocco che mancava.

Questo principalmente (come molti dei suoi detrattori non si stancano di ripetere) grazie all’intenso utiizzo di effettistica ed eco per amplificare e rendere “epici” i suoi suoni. Ma anche così, la tecnica è indiscutibile e l’ispirazione anche. Celebri i suoi riff, i suoi arpeggi sognanti e i suoi fraseggi spesso interminabili.

Il suo assolo più famoso è quello di Comfortably Numb, ma vanno citati almeno anche quello di Mother (1979), Dogs (1977), Time (1973) e Shine On You Crazy Diamond (1975). Spesso sono solo poche note, è vero: ma la grandezza dello stile di David Gilmour sta proprio in questo. Dire tanto, con poco.

3. Jimmy Page

Led Zeppelin. Basta il nome di questa formazione leggendaria, di cui Page è stato il leader de-facto, a rendere chiara tutta l’influenza e l’importanza del suo contributo alla chitarra. Dalle ispirazioni (per molti critici, “ladrocinii”) tratte dal blues classico alle solennità prog, ha fatto di tutto.

Suona la chitarra con l’archetto per violino nella psichedelica Dazed and Confused; crea un panorama arpeggiato inimmaginabile in Stairway to Heaven; accarezza il reggae in D’yer Mak’er; racconta poemi folk fantasy con il mandolino in The Battle of Evermore.

E ancora: il memorabile riff di Kashmir, l’ambizione prog di No Quarter, la deriva funky di Trampled Under Foot, l’alternative ante-litteram di Dancing Days, l’esercito di chitarre di Achilles Last Stand. Quello di Jimmy Page è, insomma, un mondo di chitarre e di musiche immenso da scoprire.

2. Eddie Van Halen

Il nome di Eddie Van Halen è quasi sempre legato principalmente all’invenzione della tecnica del tapping (in realtà sperimentata già da Steve Hackett dei Genesis anni prima). Ma nella produzione del mitico chitarrista americano c’è molto di più. Parliamo di decadi di ottima musica per chitarra.

Da Eruption (1978), uno dei più importanti strumentali della storia del rock e per tutti i chitarristi, al mega successo Jump (qui sotto), Van Halen ha popolarizzato il virtuosismo per chitarra rock e metal in ambito commerciale, creando su di sé una figura popolare e memorabile.

La sua scomparsa recente ha segnato il mondo del rock tanto quanto la sua nomea mitica di virtuoso per eccellenza, malandrino sorridente pronto a scatenarsi in assolo dalle inaspettate qualità. Una mano miracolosa e instancabile che alla musica mancherà per sempre.

1. Jimi Hendrix

Certo, forse un nome un po’ scontato, piazzato in cima a questa lista dei migliori chitarristi. Ma non poteva essere altrimenti. Jimi Hendrix non è stato solo uno dei chitarristi più competenti a livello tecnico. La sua figura è stata fondamentale per una miriade di altre ragioni, a partire dalle sue performance funamboliche e arrivando fino alle istanze di emancipazione da lui rappresentate.

Hendrix si è trovato a diventare superstar della musica in un momento fondamentale, il 1967, che vedeva l’incrociarsi di diversi generi e stili verso un’evoluzione musicale congiunta senza precedenti. Jimi ne è stato il crocevia, con il suo stile che raccoglieva blues, funk, jazz, soul, rock e psichedelia in un unico connubio intenso e rivoluzionario.

Canzoni come Purple Haze, Fire, Foxy Lady e Little Wing sono super-classici per chiunque impari a suonare la chitarra, ma è solo l’inizio. Dal suonare con i denti o “fare l’amore” quasi letteralmente con lo strumento, Hendrix alla sua chitarra dava fuoco o la utiizzava (a Woodstock) per simulare i suoni delle bombe americane che esplodevano in Vietnam. Una leggenda, punto.

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