Creed 2, la recensione del congedo di Rocky

Ecco la nostra recensione di Creed 2, film che, come era già stato annunciato da Sylvester Stallone, segna la fine della storia cinematografica di Rocky.

Creed 2
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Prima di iniziare ogni forma di commento su Creed 2, riteniamo sia quantomeno doveroso dare il nostro saluto ad un’icona del cinema di genere come Rocky Balboa. Come annunciato già da Sylvester Stallone, con Creed 2 si chiude definitivamente la carriera del pugile più famoso del mondo dopo Muhammad Ali. E in cuor nostro, ci sentiamo di dover ringraziare Rocky per i suoi film, il suo personaggio, i suoi incontri. Detto ciò, passiamo a parlare del rimosso che ritorna, di un freddo vento dell’Est che cerca vendetta dopo circa trentacinque anni di rancore .

Ancora una volta, troviamo Ivan Drago che vuole la sua personale rivincita dopo aver perso tutto. Nonostante Dolph Lundgren sia invecchiato benissimo, l’età passa per tutti. Quindi la vendetta avrà le fattezze (e i muscoli, tanti) di suo figlio Viktor, una vera macchina da guerra che “non ha altro in testa”. E lo vediamo sin dall’incipit del film: silenzioso, poche parole, tanti pugni. Una vera montagna, figlia più dell’odio che non di suo padre Ivan. L’abbandono della madre, il disprezzo della patria. La famiglia Drago ha perso tutto. A differenza di Adonis Creed che invece ha appena conquistato il titolo dei pesi massimi. Quale migliore occasione per vendicarsi, dunque?

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Soprattutto adesso che Adonis è in preda a manie vendicative dopo essere caduto nel provocatorio tranello tiratogli da Ivan Drago, colui che uccise Apollo Creed durante un incontro. Ogni forma di ragione sparisce, comanda la pancia e la legge del più forte nella prima parte di questo Creed 2. Una progressiva preparazione a quello che sarà di fatto l’incontro del secolo, la riproposizione in chiave contemporanea di quanto visto nel 1985.

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Mano a mano che il film scorre, tutti noi sappiamo già come andranno a finire le determinate vicende che si susseguiranno. Sappiamo chi sarà il vincitore, sappiamo come arriverà al titolo. Sappiamo già tutto ma riusciremo comunque ad appassionarci, anche grazie alla regia del giovane esordiente Steve Caple Jr. che sostituisce Ryan Coogler (Black Panther). Non cambia invece l’autore dello script che rimane sempre Stallone, coadiuvato da Juel Taylor. Una sceneggiatura semplice che si ricollega al passato traumatico che caratterizzò Rocky IV. E qui, finalmente, c’è una completa riconciliazione collettiva, senza cadere negli errori del passato, gettando la spugna quando sarà il momento. Basterebbe soffermarsi sulla superficie del film per capire la bellezza di Creed 2. Un film popolare che sa quali corde toccare nello spettatore, sa commuovere, sa come tenere in bilico la tensione nonostante la scontatezza del risultato finale.

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Andando più in fondo, Creed 2 è un film che vuole indagare sul rapporto padre-figlio, facendolo con una certa maestria. Mantenendo la boxe come cornice, veniamo trascinati nella vita di Adonis, nelle sue paure e nelle sue debolezze. Scendiamo dunque nel suo inferno personale, fatto di assenze e vuoti incolmabili, di brutte notizie e di ferite esterne ed interne. Tutto quello che sembrerebbe impossibile notare in un adone come lui. E se consideriamo che “niente ti colpisce forte quanto la vita”, ecco che il discorso si sposta su un altro territorio, quello della scelta di vita. Cosa e come fare per risolvere i mostri che ti scavano dall’interno? Nascondersi nell’inferno o provare la risalita nel deserto californiano?

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La risposta già la sappiamo ma non importa. Ciò che conta più di ogni altra cosa è il percorso che porterà Adonis a sfidare Viktor e mantenere la cintura. Ma a Creed 2 non basta soffermarsi sul protagonista, soprattutto se hai Ivan Drago come antagonista. Il processo di fascinazione che subiscono gli antagonisti è un altro punto chiave del film perché anche loro riusciranno ad entrare nel cuore di tutti e nonostante tutto. Un dramma epico-mitologico in chiave moderna che congeda nel migliore dei modi un mito come Rocky. Il degno saluto per chi appende definitivamente i guantoni al chiodo.