Un altro giro: recensione del film di Thomas Vinterberg

Un altro giro (Druk) di Thomas Vinterberg, Oscar 2021 per il Miglior film straniero, arriva finalmente #SoloAlCinema questo 20 Maggio. Ecco la nostra recensione.

Un altro giro Thomas Vinterberg
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Dopo una pioggia di premi, tra cui 4 European Film Awards e l’Oscar 2021 come Miglior film in lingua straniera, Un altro giro di Thomas Vinterberg, brillante dramedy a tema alcoolico, capace di possedere il gusto euforico di una sbronza, e insieme tutti i dolori di un risveglio in pieno hangover. Il film raggiunge finalmente i cinema italiani da giovedì 20 maggio.

A Ottobre 2020 avevamo incontrato alla Festa del Cinema di Roma Thomas Vinterberg. Inevitabilmente, avevamo voluto rivolgere al regista una domanda su Dogma 95, ultima Avanguardia propriamente detta della Storia del Cinema intera, guidata proprio dal giovane Vinterberg e Lars Von Trier in qualità di padri fondatori.

Sebbene siano passati ormai 25 anni dai 10 Comandamenti e il Voto di Castità, quei Manifesti che hanno sconvolto la scena cinematografica occidentale, Vinterberg guarda essenzialmente a Dogme come un’esperienza pienamente conclusa. Eppure, sottolinea anche come quell’idea radicale di verità resti anche oggi l’essenza del suo cinema.

L’idea di cercare strenuamente la verità del personaggio attraverso la macchina da presa, quella steady cam che si muove costantemente in scena, sempre a distanza ravvicinata dagli attori, per carpire anche la minima emozione dai loro volti, non è mai stata evidente come in Druk, che in italiano prende il titolo di Un altro giro.

E se grazie a Festen nel 1998 Thomas Vinterberg aveva fatto letteralmente irruzione nella scena europea con un’opera dirompente, capace di riscrivere la grammatica cinematografica all’alba della cosiddetta Rivoluzione digitale, dopo Il sospetto (2012) e Kursk (2016), Un altro giro conferma Vinterberg come uno dei più influenti autori del nostro tempo.

Druk è evidentemente un film immune da ogni retorica, che sceglie di raccontare l’alcoolismo da una prospettiva inedita. Prospettiva spogliata di ogni genere di condanna o giudizio morale. È un film sulla depressione, e insieme sul potere salvifico dell’amicizia, o della semplice magia dell’incontro tra esseri umani.

Un altro giro (Druk)
Mads Mikkelsen è lo straordinario protagonista di Un altro giro (Druk) di Thomas Vinterberg, dal 20 Maggio #SoloAlCinema

Un altro giro: La trama

Secondo Nicolaj (Magnus Millang), professore di Psicologia, gli studi di un filosofo norvegese dimostrerebbero come gli esseri umani sarebbero dovuti nascere con lo 0,5% di alcool nel sangue. Questa piccola ma costante percentuale comporta un leggero senso d’ebrezza, ma è anche in grado di aprire al mondo le nostre menti.

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I suoi colleghi e amici, Martin (Mads Mikkelsen), Tommy (Thomas Bo Larsen) e Peter (Lars Ranthe), si trovano immediatamente d’accordo e accettano di condurre insieme una sorta di esperimento sociologico, con tanto di note e schede di osservazione attentamente compilate.

I 4 attraversano in realtà un profondo stato di crisi. Da un lato ci sono due matrimoni che si trascinano da anni tra mille non detti. Dall’altro due uomini non più giovani che sperimentano tutto il peso della solitudine. Anche la vita professionale, il confronto con l’indifferenza e il cinismo degli adolescenti, non sembra certo contribuire alla felicità generale.

Inizialmente, l’esperimento si rivela un successo strabiliante. Quello 0,5% di alcool, assunto regolarmente nell’arco della giornata, compreso l’orario di lavoro, trasforma i docenti in oratori decisamente più brillanti. E nel caso di Martin, protagonista del film, riescono perfino a riaccendere la passione in un matrimonio spento.

Ma un esperimento tanto ardito non poteva che diventare rischioso. Il quantitativo d’alcool comincia ampiamente a trascendere i limiti consentiti, mentre il malessere esistenziale che cova sotto le ceneri finisce per esplodere in superficie, così come un travolgente, disperato desiderio di vivere.

Un altro giro: Recensione

“What a life, what a life, what a beautiful beautiful life” è il tema centrale di Un altro giro. Il ritornello che esploderà nella sequenza finale, che vira verso il film insolito dei Musical esistenzialisti, insieme a Mads Mikkelsen, irresistibile mentre si abbandona finalmente a un balletto degno di Gene Kelly in Singin’ in the rain.

E sarà meglio avvertirvi. È facile che le note di questa canzone, i versi del ritornello, finiscano per imprimersi nella vostra testa, seguendovi ben oltre i titoli di coda.

Lo stesso vale per la gamma di emozioni, sensazioni, pensieri attraversati da Un altro giro, un film che lascia storditi.

Un cinema autentico

Un altro giro
I protagonisti di Un altro giro

Saranno i lunghi mesi della pandemia, o magari i codici estetizzanti delle produzioni contemporanee, ma l’autenticità del cinema di Vinterberg resta un dato incontrovertibile, capace di colpire lo spettatore come un’esperienza cinematografica d’intensità incomparabile rispetto a qualunque film visto in streaming in questi mesi.

Non è semplicemente la stranezza di questa parabola senza morale, l’onestà del punto di vista, o magari l’eccezionale interpretazione di Mads Mikkelsen e dei suoi compagni di bevute. Vinterberg sa avvicinare la realtà degli uomini, delle emozioni e della vita con un linguaggio straordinariamente diretto. Un linguaggio minimale, spogliato di qualunque regola su trama e intreccio.

E il risultato è Un altro giro, un film che non risponde a nessuna definizione di genere. Resta perfino riduttivo ricorrere alla categoria americana della dramedy, già che il regista sceglie deliberatamente di rifiutare il genere. Si muove infatti fuori dalle regole, gli schemi che tradizionalmente definiscono la commedia, il dramma, la tragedia.

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Queste tre storiche categorie si presenteranno tutte a fasi alterne all’interno del film, insieme all’intera gamma delle relative emozioni. Eppure, il regista cerca strenuamente la verità della vita vissuta fuori dalle dinamiche del climax, dei plot-twist, i monologhi, le scene madri e tutti quegli artifici che sperimentiamo normalmente nella rappresentazione cinematografica.

Cosa resta di Dogma 95?

Dagli anni di Dogma 95 il regista ha messo a punto il suo linguaggio audiovisivo partendo dalla camera a mano, la camera a spalla, la steady-cam. Un occhio che non resta a distanza di sicurezza dalla scena, ma è sempre al centro dell’azione. Ed è proprio questo senso di costante vicinanza fisica al personaggio a restituirci un senso di verità quasi straniante.

Un livello di autenticità di certo anomalo, lontano dalle nostre abitudini di spettatori. In questo caso di Martin, attraverso il volto, lo sguardo di Mads Mikkelsen, ci sembrerà di conoscere tutto. Dall’apatia alla rassegnazione, ma anche l’euforia e il desiderio di rinascita, nonostante l’amarezza del disincanto.

Forse Un altro giro è un film unico come un uomo, Thomas Vinterberg, che ha scelto di tornare sul set a dirigere il suo film nonostante avesse appena perso una giovane figlia. Se il suo discorso alla notte degli Oscar vi ha colpito, possiamo solo dirvi che Druk si rivelerà perfino al di sopra delle aspettative.

E che (per fortuna) vi aspetta #SoloAlCinema, su grande schermo, da questo giovedì 20 Maggio.

Un altro giro: Il cast

Mads Mikkelsen: Martin

Thomas Bo Larsen: Tommy

Magnus Millang: Nikolaj

Lars Ranthe: Peter

Maria Bonnevie: Trine

Un altro giro: Trailer ufficiale