Un altro giro: la conferenza stampa con Thomas Vinterberg | RFF15

Abbiamo incontrato il regista Thomas Vinterberg dopo l'anteprima di Un altro giro (Druk) alla Conferenza Stampa della Festa del Cinema di Roma #RomaFF15. Ecco cosa ci ha raccontato sul suo nuovo film, ma anche sugli anni dell'avanguardia Dogma 95.

Un altro giro
DRUK
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Solo due giorni fa Un altro giro (Druk) è stato decretato vincitore del BFI – London Film Festival. Oggi, il regista Thomas Vinterberg e il protagonista Mads Mikkelsen presentano il film alla Festa del Cinema di Roma.

“Ho pensato a tutti gli straordinari traguardi raggiunti nella storia dell’umanità da gente ubriaca.”

Dichiara con una certa ironia Vinterberg, raccontando la genesi di questo incredibile ritratto di quattro insegnanti, legati da un profonda amicizia e una smodata passione per l’alcol.

“Poi abbiamo realizzato che l’alcol possiede svariate virtù, ma può uccidere le persone, distruggere le famiglie, una società intera. E così l’ispirazione è diventata più ampia, abbiamo continuato a fare un film sulla vita.”

Mads Mikkelsen aggiunge:

“È una storia sulla vita. Come ogni film di Thomas, d’altra parte. Ha l’incredibile abilità di porre persone ordinarie in situazioni straordinarie, ed è per questo che riusciamo a relazionarci con i suoi film così profondamente.”

A questo punto abbiamo deciso di chiedere a Thomas Vinterberg come questo film, e in generale il suo cinema, siano stati influenzati dall’esperienza con il movimento d’avanguardia Dogma 95, di cui è stato fondatore insieme a Lars Von Trier.

“Dogma 95 era 25 anni fa. A quel tempo volevamo “spogliare il cinema”. Anche per questo film abbiamo imposto alle nostre vite un rischio e un esperimento. Era rischioso fare un film con Festen, Dogma 95 era considerato folle. Le persone mi chiamavano e mi dicevano che era un suicidio professionale e creativo, che stavamo distruggendo il cinema, e così avrei distrutto il mio stesso cinema. Ma c’era un estremo senso di solidarietà, di vicinanza. L’abbiamo fatto insieme, saltare dalla scogliera, fare un gesto suicida. C’è chiaramente un parallelo con il mio nuovo film, per quanto ovviamente non ci abbia pensato mentre lo scrivevo.

Dogma era una atto di rivolta contro un modo di fare cinema conservatore, inconsistente e mediocre. Ma poi è arrivato il 1998 e improvvisamente eravamo di moda. Il rischio è scomparso, la nudità è scomparsa e Dogma è diventato un bellissimo vestito. Se indossassi oggi questo vestito, sarebbe molto vecchio. Non sarebbe più ricerca, è stato fatto. Quello che faccio ora, e facevo anche prima di Dogma, è cercare la purezza, l’umanità, una cosa che questi due meravigliosi attori seduti vicino a me fanno splendidamente. E poi certo, c’è molta camera a mano in questo film, ma non perché è esistito Dogma 95.”

Thomas Vinterberg, Mads Mikkelsen e Magnus Millang, altro grande interprete di Un altro giro, hanno continuato a sottolineare l’importanza dell’idea di rinascita in questo film, che non racconta l’alcolismo ma una battaglia per riappropriarsi della propria esistenza.

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“La routine è tremendamente pericolosa per la vita delle persone. Loro usano l’alcol per riconquistare la loro vita. Quando faccio un film non nasce mai da un dibattito politico, di genere, oppure un obbligo morale. Reclamo l’immunità dalla morale. Questo è un film su quattro uomini.”

Per la recensione di Un altro giro di Thomas Vinterberg, presentato in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma 2020, continuate a seguirci su La Scimmia Pensa.com

Breve storia dell’Avanguardia Dogma 95

Nel 13 Marzo 1995 Thomas Vinterberg e Lars Von Trier firmano a Copenaghen il Manifesto denominato “Voto di Castità”, che sancisce ufficialmente la nascita del movimento Dogma 95 (Dogme 95), nonché i “10 Comandamenti” che definiscono la loro linea di condotta.

Il manifesto si ispira chiaramente alle modalità delle avanguardie storiche, in particolare il Dadaismo e l’Internazionale Surrealista, per quanto l’estrema ironia conservata sempre da Von Trier e Vinterberg non sarà immediatamente compresa da una gran parte della vecchia critica.

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In aperta rottura con le derive della cinematografia occidentale, Dogma guarda alla Nouvelle Vague francese degli anni ’60 per recuperarne lo spirito, ma soprattutto aggiornare la ricerca sulle “tecnologie leggere” e un sistema produttivo rigorosamente indipendente.

Diventano così i pionieri del passaggio dall’analogico al digitale, sperimentando soprattutto l’uso della camera a mano, uno dei requisiti fondamentali perché l’opera rispetti il “Voto di castità” e riceva la denominazione di film Dogma.

Il decalogo comprende anche il divieto di filtri e illuminazioni artificiali. Il film è “qui e ora”. Non sono ammesse opere di genere, alienazione geografica o temporale, sono vietate le scene di violenza e altre immagini “epidermiche”, così come una colonna sonora non diegetica.

Festen di Thomas Vinterberg è Dogma #1, seguito da Idioti di Lars Von Trier, Mifune di Søren Kragh-Jacobsen, Il re è vivo di Kristian Levring, Lovers di Jean-Marc Barre e Julien Donkey Boy di Harmony Korine.

Secondo lo spirito iniziale, il regista non doveva neanche essere accreditato, mentre ogni film avrebbe avuto come unico titolo la numerazione progressiva, già che Dogma si presenta come un collettivo e non considera in alcun modo il cinema come forma d’arte individuale.

Il movimento dichiarerà la propria fine nel 2005, dopo 10 anni e 35 film ufficiali. Al momento, resta l’ultima Avanguardia propriamente detta nella Storia del Cinema europeo.

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