Bill Murray alla Festa del Cinema di Roma: cronaca dell’Incontro Ravvicinato

Per l'edizione 2019 la Festa del Cinema di Roma ha scelto Bill Murray per il Premio alla Carriera. Ecco il nostro report di una rocambolesca giornata, ricca di polemica, ma anche ironia ed emozione.

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La giornata di sabato 19 Ottobre alla Festa del Cinema di Roma si è tramutata come per incanto nella rocambolesca sceneggiatura di una perfetta slapstick-comedy. Protagonista assoluto di questa commedia degli equivoci non poteva che essere lui, Bill Murray, Premio alla carriera dell’edizione 2019. Il nostro eroe ha mancato prima la prevista conferenza stampa, mentre nello sconcerto generale Antonio Monda annunciava che purtroppo Bill Murray alle ore 13:00 aveva aperto la porta della sua stanza d’albergo in pigiama, appena sveglio, e non c’era altra possibilità che annullare l’incontro.

Il parterre della stampa a questo punto si divide naturalmente in opposte fazioni: i fan dall’amore incondizionato sembrano prenderla con filosofia, ma il malumore e le proteste iniziano a serpeggiare tra la folla. La cerimonia di premiazione, il più importante tra gli Incontri Ravvicinati previsti quest’anno, era prevista per le 17:30. E per consegnare il premio, la scelta non poteva cadere che sull’amico Wes Anderson.

Bill Murray e Wes Anderson hanno realizzato insieme ben 9 film, tra cui I Tenenbaum, Le avventure acquatiche di Steve Zissou e Moonrise Kingdom. In attesa del grande evento, nel pomeriggio, si rincorrono i gossip e rumors sulle presunte Avventure romane di Edward Norton e Bill Murray.

Ma finalmente, verso le 18:00, il film diventa realtà: il protagonista di Ghostbusters e Lost In Translation, l’uomo che dalla prima apparizione nel 1977 al Saturday Night Live ha saputo imporsi come tra le più irriverenti icone della cinematografia americana, si palesa finalmente in Auditorium.

Il pigiama è scomparso, c’è lo smoking d’ordinanza, ma anche un cappello che sembra preso direttamente dal set di Zombieland: e così è arrivato davvero Bill Murray, con un bel pezzo della sua grande famiglia cinematografica. A sorpresa, oltre a Wes Anderson ed Edward Norton c’è anche Frances Mc Dormand.

L’attrice premio Oscar per Tre manifesti a Ebbing Missouri regala il primo magic moment della serata. Irrompe sul palco, sollevata dai fotografi, come in una normale pausa sul set si siede in braccio a Bill Murray e inizia a raccontare:

“Io e Bill ci siamo conosciuti quando abbiamo interpretato il Signore e la Signora Bishop in Moonrise Kingdom, una coppia felicemente sposata. Non pretendo di parlare a nome di tutte le donne che sono state nella vita di Bill. Sanno perfettamente in grado di farlo da sole. Sono qui stasera perché lui c’è sempre per me. È un uomo che può farti del male. Letteralmente. Un volta mi ha lanciato sopra le spalle e mi ha rotto una costola. Alla fine quella volta mi ha lasciato riscendere a terra. Ma non mi ha mai, mai lasciato a terra.”

Dopo un applauso scrosciante, Antonio Monda e la Festa del Cinema di Roma prosegueno celebrando la brillante, eclettica carriera di Bill Murray attraverso una serie di clip, tratte da numerosi film. Ad ogni domanda, ogni intervento il nostro Bill Murray continua a sorprendere con le sue risposte taglienti, inaspettate, pervase di un’ironia inarrestabile, debordante, e spesso decisamente acida.

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Per esempio, quando Wes Anderson chiede quale sia stata la sua più grande influenza:

“Non ero preparato per questa domanda, ragazzi. Ma credo sia Paul Scofield nella parte di Thomas Becket, credo sia il più grande esempio di recitazione che abbia mai visto. Era un uomo capace di attraversare tutte le domande che riguardano la vita e la morte. Avrebbe potuto avere una vita molto più lunga. Ma ha scelto di non farlo. Ha scelto di restare fedele a quello che credeva essere il suo scopo sulla Terra. E accidentalmente, è quello che ho scelto di fare anch’io.”

Dopo aver citato inaspettatamente questo attore inglese, e la sua dolente interpretazione per Murder In The Cathedral (Assassinio nella cattedrale) di T.S. Eliot, un’opera del 1935, Bill Murray troverà altre parole d’amore e gratitudine, che riassumono perfettamente la sua storia cinematografica: John Belushi, Sofia Coppola, Jim Jarmush e naturalmente Wes Anderson sono le persone che ricorda e ringrazia, specificando che dobbiamo sempre avere cura del nostro passato, delle persone che ci hanno aiutato a prenderci cura di noi stessi.

Per raccontare il suo attore prediletto, Wes Anderson ha scelto una sequenza da Il treno per il Darjeeling:

“Giusto un commento su questa sequenza che credo riassuma l’essenza di Bill. Vediamo che corre tenendo due valigie. Sembra che la telecamera lo segua. Ma in realtà quelle non erano due valigie. Erano solo due maniglie, attaccate al carrello sul quale viaggiava la cinepresa. Lui riusciva a recitare e contemporaneamente svolgere questa manovra. Sono queste le cose che è capace di fare.”

Molto malcontento è stato espresso invece dal pubblico pagante per le che Bill Murray ha rivolto più volte nei confronti della traduttrice. Nonostante la presenza di Olga Fernando, tra le più celebri e quotate interpreti simultanee del settore, l’incontro è iniziato proprio con una battuta:

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“Qualcuno capisce quel che diciamo? Chi è che non capisce? Alzate le mani. Cercate di capire: noi siamo americani aggressivi, vi consiglio di sedervi vicino a qualcuno che capisce l’inglese e farvelo tradurre da lui. Olga è la nostra traduttrice ma Antonio ha specificato che è pagata a parola. Sfortunatamente abbiamo già sforato il budget, bisogna limitare le spese.”

Molti non hanno colto l’ironia di queste sferzanti allusioni, già che solo una parte dell’incontro è stata effettivamente tradotta per il pubblico in sala. Ma questo è Bill Murray: prendere o lasciare. Il suo saluto, per altro non è meno sferzante, e riguarda proprio le condizioni in cui versa attualmente la città di Roma:

“Prima di andare voglio dire solo questa cosa. Sono qui a Roma, molto lontano da casa mia. Ma Roma mi ricorda la mia carriera. È una città straordinaria, ma il grosso del lavoro è stato fatto per in passato, è stato fatto per voi, per noi da qualcun altro. È un lavoro bellissimo e dobbiamo imparare a prenderci più cura di cose come queste, dobbiamo averne cura ogni singolo giorno.”

Un saluto diretto, reale, di un’onestà così limpida che per qualcuno resterà sempre indigesta. Insomma, un saluto in perfetto stile Bill Murray: tra i più malinconici talenti comici del nostro tempo.