David Lynch: tutti i film dal “peggiore” al migliore

David Lynch è senza dubbio uno dei registi più visionari della storia. Nel giorno del suo compleanno lo omaggiamo stilando la nostra personale classifica

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Twin Peaks: Fire Walk with Me (Fuoco Cammina Con Me, 1992)

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Era il 1992 e David Lynch, forte dell’ampio successo avuto grazie alla serie di Twin Peaks, diresse Fuoco Cammina Con Me; un raro esempio di prequel di una serie televisiva, che però fu decisamente poco acclamato alla sua uscita, sia dalla critica che dal pubblico.

Fischi e critiche feroci accompagnarono l’apertura del prequel della serie cult con ampie motivazioni, più o meno valide. In primis, il film isolava tutta quella parte di pubblico che non aveva mai visto Twin Peaks. In secondo luogo, Fuoco Cammina Con Me diede il via ad un netto cambio della poetica visionaria di David Lynch, che proseguì successivamente con Lost Highways e Mulholland Drive. Sfortunatamente per il regista, il momento non fu adatto e solo successivamente il film venne rivalutato.

Il film si colloca molto prima del ritrovamento di Laura Palmer; più precisamente, racconta le indagini riguardanti l’omicidio di Teresa Banks, fino ad arrivare fino alla notte in cui Laura fu brutalmente assassinata. Un film diviso nettamente in due parti, che riassume il romanticismo melanconico di David Lynch e che di fatto focalizza la sua attenzione su uno dei personaggi più amati dal regista. Perché Fuoco Cammina Con Me è una sorta di biografia di Laura Palmer, delle sue contraddizioni e delle sue paure. Lynch osserva Laura, la scruta di nascosto e ci racconta ciò che vede senza filtri, senza alcuna mediazione. Questa è Laura, nella sua essenza, nella sua purezza, nella sua maledizione. Il suo sorriso, il suo volto pulito che vanno a contrastare la sua ribellione, la sua dipendenza. Esattamente come la città di Twin Peaks.

Fuoco Cammina Con Me è il tassello mancante del puzzle ideato da David Lynch, che non completa semplicemente il quadro, ma lo gremisce e lo complica con simbolismi stranianti.

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Strade perdute (Lost Highway,1997)

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Estremo ed oscuro, Strade Perdute è un incubo che si sofferma ad indagare le profondità di un animo delirante, incapace di mantenere il controllo, ritenuto un labirinto interpretabile sotto molteplici punti di vista.

Definito dal regista stesso “un film neo-noir“, Lost Highway è il racconto anamorfico, onirico ed estraniante dell’esistenza di Fred Madison, anonimo sassofonista jazz, che sfuma imprevedibilmente e che trasmuta in quella di Pete Dayton. Due esistenze che perdono i confini che le determinano, i cui limiti si confondono divenendo un incubo circolare a codice binario.

Con le sue strade tortuose e i suoi corridoi oscuri, in cui il buio incombe insopportabile, Strade perdute è un resoconto della condizione esistenziale dell’uomo. Pellicola esemplare di un cinema post-moderno, è senza dubbio uno dei più affascinanti ed enigmatici film di Lynch, oltre a risultare una chiave di volta dell’intera filmografia del regista.

Velluto blu (Blue Velvet, 1986)

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Secondo l’opinione generale, Blue Velvet è ancora oggi una tra le pellicole più apprezzate e riuscite della filmografia di David Lynch. Un riassunto perfetto dell’estetica e delle ossessioni tematiche tanto care al regista, un’ipnotica discesa noir verso l’oscurità, in uno scenario che trasmette l’orrore dell’innocenza e viceversa. La pellicola, divertente e traumatizzante allo stesso tempo, si rivelò la seconda più grande esperienza cinematografica di Lynch, rimanendo un film importantissimo nel panorama americano degli anni ottanta. Dopo la fase più conforme e commerciale di The Elephant Man e Dune, Blue Velvet, sotto certi aspetti, segna per il regista un nuovo punto di partenza.

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Dopo una sequenza iniziale in cui viene mostrato un sobborgo americano, carico di stereotipi, l’intreccio inizia a prendere forma quando Jeffrey, turbato dall’ictus che ha colto il padre, vagando per la periferia, trova un orecchio tagliato in un prato e decide quindi di improvvisarsi detective. Fondamentale è l’inizio della storia amorosa con Sandy, figlia del detective a cui Jeffrey ha portato il resto umano rinvenuto. I due inizieranno quindi un’indagine che li trascinerà nella malfamata periferia, in un mondo a loro sconosciuto e caratterizzato da mafiosi e dalla forte presenza scenica di Isabella Rossellini, nei panni di una cantante di un night nonché amante (o per meglio dire, schiava sessuale) di Frank Boot, interpretato da un magistrale Dennis Hopper.

Il film sancisce anche l’inizio dell’imprescindibile collaborazione con il compositore Angelo Badalamenti, il cui talento per la melodia malinconica ha contribuito enormemente a rendere indimenticabile la carriera cinematografica di Lynch. Blue Velvet è una pellicola in grado di emancipare l’attrazione del regista per la sessualità finalizzata ad uno spazio di turbamenti di carattere domestico, di dominio e di angoscia.