Gli 11 migliori film sulla perversione sessuale

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La Scimmia Pensa vi guida oggi in un conturbante tour alla scoperta degli undici migliori film sulla perversione sessuale scelti dalla nostra redazione.

Da classici come Lolita ai più recenti come Nymphomaniac, scoprirete anche chicche del cinema asiatico che sicuramente non avrete avuto modo di vedere nei cinema italiani…
Vi avevamo già parlato dei 10 migliori film sul sesso e dei 10 film erotici da guardare con il proprio partner. Ora è arrivato il momento di passare a film più legati ai desideri celati del sesso, è il momento di parlare dei migliori film sulla perversione sessuale.

Velluto Blu, 1986

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Quarta pellicola diretta da David Lynch, il titolo originale Blue Velvet è tratto dalla canzone omonima di Bobby Vinton, cantata nel film da Isabella Rossellini nel locale notturno Slow Club. Il film narra la storia di Jeffrey Beaumont (Kyle MacLachlan), un giovane studente che, indagando personalmente su un macabro ritrovamento in un campo vicino casa, scopre che nella tranquilla cittadina di Lumberton esiste un mondo sotterraneo di violenza, sesso, traffico di droghe e polizia corrotta.

Velluto blu appare quasi come la prova generale de I segreti di Twin Peaks e del suo indagare tra le staccionate e le lenzuola di una sonnolenta provincia americana, portandone allo scoperto, con metodo psicanalitico, il volto sordido e violento. Intriso di simbologie, in Velluto Blu la tensione non è data tanto dalla suspense dell’intreccio narrativo, quanto dalla violenza sadica di certe scene. Letta in prospettiva, Velluto blu appare quindi come un’opera preparatoria alla feconda filmografia lynchiana degli anni successivi.

 

Kiki e i segreti del sesso, 2016

film sulla perversione sessuale

La recentissima pellicola spagnola firmata da Paco León è un remake del film australiano The Little Death diretto nel 2014 da Josh Lawson, che pure vi raccomandiamo. La commedia, che ha avuto un notevole successo di botteghino incassando oltre 6 milioni di euro, affronta le diverse sfaccettature della sessualità, attraverso cinque storie di coppia. Nel film diverse parafilie vengono esplorate: una delle protagoniste è affetta da arpaxofilia, prova piacere sessuale quando viene derubata e si trova in situazioni di pericolo, un’altra soffre di dacrifilia e si eccita nel vedere il proprio partner piangere, una terza soffre di efefilia e si eccita quando tocca tessuti morbidi. Un uomo affetto da sonnofilia, ha bizzarre fantasie mentre la moglie dorme…

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Un film colorato, provocante e trasgressivo, che riesce a strappare risate rompendo tabù e superando gli imbarazzi.

 

Visitor Q+, 2001


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Si sa, i film asiatici a volte esagerano. È questo il caso del film grottesco e disturbante del 2001 diretto dal regista Takashi Miike. Considerato uno dei film più controversi e provocatori diretti dal cineasta nipponico, Visitor Q+ tratta dei temi dell’incesto, della necrofilia, dello stupro e del bullismo. Lo fa attraverso le vicende di una famiglia perversa e alla deriva, gli Yamazaki, simbolo del disfacimento della famiglia nella società Giapponese, al loro incontro con il Visitor Q, autentico deus ex machina armato di mattone. Il film è nato come parte di un progetto per la televisione giapponese, intitolato Love Cinema (ma ve lo immaginate su Rete 4?) ed è stato girato interamente in digitale.

Guardatelo, possibilmente non in famiglia…

 

Secretary, 2002

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Passiamo al sadomasochismo. Secretary è una una commedia del 2002 con elementi di humour nero e sadismo, diretta da Steven Shainberg e inspirata alla raccolta di racconti Bad Behavior di Mary Gaitskill. Vincitore al Sundance Film Festival 2002 del premio speciale della giuria per l’originalità, Secretary è un piccolo gioiello di perversione che ha per eroina una segretaria/dattilografa, Lee Holloway, appena dimessa da una clinica psichiatrica dopo un tentato suicidio. La ragazza (Maggie Gyllenhaal) trova impiego in uno studio legale dove instaura un perverso rapporto di carnefice-vittima con un odioso avvocato dalle tendenze sadomaso e smanie di dominio (James Spader). Lee si abbandona sempre più compiaciuta alle punizioni che riceve con sempre crescente ferocia fisica e sessuale.

Un film sulla perversione sessuale differente. Pur passando attraverso momenti delicati, il film mantiene un tono leggero raccontando la meno classica delle storie d’amore, e reggendosi sulle interpretazioni di due personaggi sopra le righe interpretati da James Spader, da tempo in fuga dal ruolo di nerd in Stargate, e della adorabile Maggie Gyllenhall. L’attrice è perfetta col suo aspetto fragile, i vestiti ridicoli e vagamente naif, la camminata maldestra e insicura della prima parte, e quella disinvolta e sfacciata della seconda, risultando sempre seducente.
Con uno stile off-Hollywood che lo ha reso accattivante per il Sundance Festival, Secretary affida le sue musiche a nientemeno che Angelo Badalamenti, conferendo al film quel tono vagamente lynchiano. Certo, qui siamo su un altro pianeta, ma la fotografia e le scenografie, la California che cela perversioni e un certo gusto per il surreale, sembrano strizzare l’occhio allo spettatore in quella direzione.

 

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Lolita, 1962

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Sicuramente non vi sarà sfuggito il  film del 1962 diretto da Stanley Kubrick, tratto dal romanzo di Vladimir Nabokov, autore in prima persona anche della sceneggiatura della pellicola. Rovesciando la vicenda del romanzo, in cui la dodicenne “Lolita” si lasciava sedurre dal patrigno, il quasi quarantenne Humbert Humbert, Kubrick capovolge i termini del rapporto e fa sì che sia l’uomo a lasciarsi sedurre dalla ninfetta. Provando nei suoi confronti una passione morbosa, si trova a dover presto lottare con una bestiola incosciente e viziosa che non afferra l’importanza dei sentimenti suscitati.

L’accento del film, cade sul dramma dell’uomo e riesce a tenere lontano il personaggio dall’erotismo scoperto per immergerlo, invece, in un’atmosfera di quasi tragica grandezza.

Gli interpreti sono una giovanissima Sue Lyon (14 anni all’epoca in cui divenne una baby star, poi rivelatasi solo una meteora), un misto quasi perfetto di sensualità e finto candore, di perfidia e di incoscienza e James Mason, un Humbert Humbert forse più felice nei momenti caricaturali del suo carattere che non in quelli drammatici.