Finché morte non ci separi, Recensione della dark comedy

"Finché morte non ci separi" è un horror al confine con la dark-comedy nel quale il celebre motto, se preso troppo alla lettera, può diventare davvero letale.

Finché morte non ci separi
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In arrivo nei cinema italiani il 24 ottobre, Finché morte non ci separi – Ready or Not è un horror dal sapore grottesco e a tratti comico, con alcuni spunti di critica sociale.

L’ultima produzione di Fox Searchlight Pictures, Finché morte non ci separi, segue le disavventure della giovane sposa Grace (Samara Weaving), che sta per entrare a far parte dell’eccentrica e ricchissima famiglia del marito Alex (Mark O’Brien). La cerimonia nuziale si svolge senza intoppi nell’imponente tenuta della famiglia Le Domas, ma perché il matrimonio sia valido, Grace deve sottoporsi a un’ultima prova. La famiglia infatti, prende un po’ troppo alla lettera il celebre detto «Finché morte non ci separi». E quella che sembra un’innocua tradizione di famiglia, si trasforma presto in un gioco omicida che ha come bersaglio proprio Grace.

Dal nascondino alla caccia alla sposa

Per la famiglia Le Domas il matrimonio non è una semplice convenzione, ma un rituale con delle regole ben precise da seguire. Dopo la tradizionale cerimonia, la sposa deve sottoporsi a un’altra tradizione di famiglia… Tutti i nuovi arrivati in casa Le Domas, subito dopo le nozze, devono estrarre una carta da un mazzo e giocare secondo le regole del gioco estratto. Ovviamente, in un eccesso (voluto) di prevedibilità, la sposina estrae il gioco più temuto: nascondino.

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Con solo pochi istanti di vantaggio, Grace lascia il marito alle spalle e si nasconde nell’immenso palazzo. Gli altri si sparpagliano per trovarla prima dell’alba. Presto la ragazza fa la terrificante scoperta di essere la preda di una vera e propria battuta di caccia. Sola contro tutti, trasformandosi nella Rosemary di turno, o nel protagonista di Get Out, Grace decide di lottare fino in fondo per cambiare radicalmente le regole del gioco.

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Finché morte non ci separi

Una protagonista «tostissima»

Nonostante la semplicità del plot, Finché morte non ci separi, si rivela un brillante miscuglio di orrore, dramma e comicità; il tutto arricchito da una buona dose di elementi splatter ed eccessivi. Il film strizza l’occhio a una vasta filmografia, in particolare al recente Scappa – Get Out di Jordan Peele, dove a ritrovarsi incastrato in altre eccentriche credenze di famiglia, era invece un protagonista maschile. Ma gli sceneggiatori si sono divertiti anche all’idea di realizzare un thriller al femminile: affascinati da un film come Rosemary’s Baby, si sono ispirati alla straordinaria forza di carattere della protagonista e a quel tocco di malizia e assurdità che contraddistingue il terrificante film di Polanski.

Samara Weaving, nipote del più celebre Hugo Weaving (Matrix, Il Signore degli Anelli, V per Vendetta), ha parlato di Grace come di una tostissima: «Io interpreto Grace, che è una tostissima. In realtà penso che lei sia stata costretta a essere tosta perché nel suo passato è stata prima orfana e poi figlia affidataria, aspetti che l’hanno formata. È molto sorprendente per la famiglia quanto lei sia in grado di badare a se stessa, nella lotta. È una combattiva Samara stessa si è rivelata una «tostissima»: scelta dai produttori grazie ai suoi precedenti ruoli, tutti interpretati senza alcuna paura, l’attrice non ha certo deluso le aspettative, regalando una prova di recitazione considerevole.

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La dichiarazione d’intenti di Finché morte non ci separi

La caccia alla protagonista non è certo una storia inedita. Se lo spettatore si lascia trasportare dalla narrazione però, superati gli iniziali scetticismi, rimarrà piacevolmente colpito dagli aspetti umoristici e splatter del film e soprattutto dall’intenso climax col quale sono disposti gli eventi. Di certo poco finalizzata a effetti realistici, questa imponente macchina narrativa, lascia intravedere anche un motivo più profondo. Il film è stato girato da Tyler Gillett e Matt Bettinelli-Olpin poco dopo le elezioni politiche che hanno reso Donald Trump presidente degli Stati Uniti. I registi si sono detti influenzati dal clima che si respirava in quel periodo e, per questo, il film ha acquistato un sottile «sottotesto politico» che gli attribuisce uno spessore maggiore.

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Pur non essendo esplicitata nel film, è questa l’ispirazione che ha guidato gli addetti ai lavori di Finché morte non ci separi: Tutti volevano realizzare qualcosa di edificante e fare una sorta di dichiarazione d’intenti con Finché morte non ci separi. […] Ma, soprattutto, abbiamo voluto che gli spettatori si godessero l’esperienza e si divertissero. Solo poi, quando arrivano a casa, magari pensano: ‘Ehi, aspetta un attimo, forse il film ci stava dicendo anche qualcos’altro’. E se ci riflettono un pochino di più è grandioso. Ma lo è anche se non succede.

La scommessa di Gillet e Bettinelli-Olpin sembra aver funzionato. Con un budget di soli 6 milioni di dollari, Ready or Not – Finché morte non ci separi, negli USA ha incassato 28.7 milioni di dollari in meno di 8 settimane.

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