Renfield, la Recensione del film con Nicolas Cage

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Nicolas Cage in versione Dracula ci mancava. E per fortuna ci ha pensato Chris McKay a colmare questo vuoto con Renfield, una commedia dalle venature horror (di certo non il contrario) che ammicca ad un cinema che ormai è messo ampiamente da parte.

A coadiuvare il famigerato attore nipote d’arte, un altro Nicholas, ma con l’acca, Hoult, nei panni immortali del famiglio di Dracula. Lui, insieme all’attrice-cantate Awkwafina, dovranno fronteggiare una serie di minacce incrociate dalla complessa gestione.

Renfield, la Trama

Siamo nella spiritica New Orleans, nei giorni nostri, con Dracula nascosto in un ospedale abbandonato e il suo famiglio Robert M. Renfield costretto a procacciargli il sangue necessario.

Un fortuito incontro con la famiglia mafiosa dei Lobos causerà non pochi problemi al povero e manipolato Robert. Anche perché c’è una poliziotta pronta a tutto pur di smantellare il clan di latinos.

Renfield, la Recensione

Basta qualche secondo del trailer per capire che Renfield non rispetta propriamente i canoni dell’horror, soprattutto nella suddivisione contemporanea di oggigiorno. Una suddivisione che vede la Blumhouse da un lato e la A24 dall’altro, con le loro estetiche quasi agli antipodi.

Nel mezzo, troviamo la Universal, famosa per i suoi Mostri d’essai, che sforna ogni tanto qualche horror a buon mercato come il dittico Auguri Per La Tua Morte, dove le risate si mischiano con il sangue. Ecco dunque inserirsi in tal senso anche il nostro simpatico Renfield.

Per comprendere bene il prodotto, bisogna partire da una locuzione romana, un po’ boriosa, un po’ scherzosa, come chi abita nella Capitale in fin dei conti (e come chi scrive, non offendetevi). L’espressione è la seguente:”Te stacco un braccio e te ce meno“. Ebbene, a grandi linee, Renfield altro non è che la (parziale) traduzione filmica di questa colorita espressione.

Si perdoni lo spoiler ma di fatto è che ciò che accade in un momento specifico del film. Una scena che si porta dietro di fatto tutto il senso giocondo di Renfield, sin dal suo principio. Un recap introduttivo e confuso ci porta ad osservare da vicino colui che si trova dietro le quinte di un personaggio storico come Dracula.

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In fin dei conti, il fascino del principe delle tenebre è ormai noto a tutti (sebbene sia sempre necessario un approfondimento sul tema che potete trovare qui). Mai nessuno però ha indagato lo sventurato che si trovava dietro le quinte, al di fuori dei Manetti Bros. con il loro Zora La Vampira.

Chris McKay si mette dunque dietro la macchina da presa e inizia a raccontarci una storia (scritta dal Kirkman di The Walking Dead) di relazioni tossiche, non necessariamente d’amore. Si parte infatti con una classica seduta di gruppo, inizialmente usata da Renfield come gallina dalle uova d’oro. Incontri funzionali a trovare le vittime adatte per un Dracula comunque insoddisfatto dai tempi moderni di oggigiorno.

Renfield ce la mette tutta per soddisfare il suo padrone, non avendo mai piena consapevolezza di sé e del suo status. Fin quando non accade l’impensabile, e la sua forza si rende utile al mondo. Un gesto che gli permette di ascoltare le parole degli incontri e che gli dona un’altra tipologia di forza, più interiore: quella di dire no.

Detta così, si può pensare al classico film formativo da toni comedy, cosa che di fatto Renfield è. Ma solo in parte, se purtroppo o per fortuna lo deciderete voi. Lato nostro, non possiamo che optare per la seconda scelta.

Il film viaggia su due binari, spostandosi in fretta e furia su un lato più emotivo e su un lato più splatter, fatto di battute e tantissimo sangue. Un film parodia ma anche e soprattutto di exploitation, dove la violenza regna sovrana in ogni sua forma. Da quella funzionale a quella prettamente gratuita e fine a sé stessa, che rende tutto molto più grottesco.

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Si torna dunque alla locuzione di cui sopra, quando durante una scena action, Nicholas Hoult si trova costretto suo malgrado a strappare due braccia ed usarle di fatto come bastoni contro il malcapitato prima e tutti gli altri poi.

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Purtroppo però non è tutto oro ciò che luccica. La parte drammatica del film prende un po’ troppo il sopravvento rispetto gli altri filoni crime e horror, mettendo in difficoltà Renfield quando poi cambia diametralmente registro. Come se non volesse scegliere che strada seguire, in altre parole.

Impossibile non viaggiare a ritroso nel tempo e ricordarsi capolavori del genere come il lupo mannaro americano firmato John Landis o la versione di Dracula di Andy Warhol. I riferimenti e le ispirazioni di McKay sono pressoché palesi, ma il risultato ottenuto dai due maestri, ossia il perfetto connubio tra parodia e attualità, non è certamente all’altezza.

Renfield è dunque un divertissement gotico e gore, con il quale bisogna scendere a patti. Scrollarsi da dosso le aspettative di trovare innovazione in toto, e abbracciare l’idea di guardare un film di un’ora e mezza dove l’icona draculesca viene di fatto spazzata via del suo fascino per risorgere nel delirio solito di Nicolas Cage.

Un delirio che ha pur sempre un suo fascino, soprattutto per l’interpretazione alla quale Cage ci ha da sempre abituato. E stavolta, con un personaggio a suo modo rivisitato, attingendo nel trucco da Bela Lugosi e Christopher Lee, ma con l’espressività classica di Nicolas Cage. Un delirio, insomma, al quale bisogna voltare le spalle se non si vuole scendere a patti.

Cast

  • Dracula: Nicolas Cage
  • Robert M. Renfield: Nicholas Hoult
  • Rebecca: Awkwafina
  • Teddy Lobo: Ben Scwhartz

Trailer