The End Of The Fucking World: Intervista al creatore Charles Forsman

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In attesa della seconda stagione di The End of the F***ing World, abbiamo fatto una chiamata a Mr. Charles Forsman, la mente da cui hanno preso vita le peripezie di James e Alyssa, e gli abbiamo chiesto di rispondere a qualche domanda. Charles Forsman è un apprezzato fumettista americano che oltre alla graphic novel The End of the Fucking World, che ha dato origine all’omonima (salvo asterischi) serie britannica poi distribuita da Netflix, ha pubblicato molti altri titoli davvero interessanti, tra cui il malatissimo Slasher, presentato in Italia al Lucca Comics&Games 2018.

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SCIMMIA: Buongiorno Mr. Forsman, per prima cosa, c’è qualche progetto in arrivo del quale vorrebbe parlare?
CHARLES: Attualmente sono nel mezzo della lavorazione di un grosso fumetto che si chiama AUTOMA. E’ la storia di una famiglia in chiave sci-fi/viaggi nel tempo. Sono più o meno a metà e credo che sarà lungo circa 300 pagine.

S: Sappiamo che ha deciso di starsene in disparte durante la lavorazione della serie tv The End of The Fu***ing World, ma può dirci cosa pensa della trasposizione?
C: Sono stato molto felice di quello che è venuto fuori. Non potevo chiedere un team di lavoro migliore per la realizzazione dello show. E sono stato felice che gli abbiano dato quel taglio british. Penso che l’abbia reso molto più interessante. Non ho mai voluto che facessero una trasposizione stretta del fumetto. E’ molto importante avere la capacità di mostrare una propria identità.

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S: La nuova stagione non ha un suo lavoro come punto di riferimento, cosa si aspetta che possa venir fuori?
C: Non posso svelarvi cosa accadrà nella nuova stagione, ma Charlie Covell è tornata a scrivere roba nuova e lei è incredibile. Non sto nella pelle per l’attesa di vedere cosa accadrà, come tutti.

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S: Nelle tavole di un fumetto lo spazio bianco tra un riquadro e l’altro viene riempito dall’immaginazione del lettore. Nella serie invece è appannaggio del regista e del montatore unire ogni singola scena e frame. In termini visivi, pensa che la regia e la fotografia abbiano espresso al meglio la sua idea della storia?
C: La cosa che non mi aspettavo è stato come l’andamento dello show abbia rispecchiato il mio fumetto. I capitoli nel mio libro erano 10 pagine ciascuno. Molto corti. E gli episodi durano 20 minuti. Penso che sia una presentazione davvero unica. Lo show si muove abbastanza velocemente ma ci sono comunque dei momenti in cui si rallenta e ci sofferma su alcuni momenti. E’ una cosa che mi piace fare anche nei miei fumetti. Mi piace rallentare un po’.

S: Pensando a Slasher, che forse ha un target leggermente più adulto di The End Of The Fucking World, pensa che sia possibile trarne una serie?
C: Penso di si. Penso che forse si adatterebbe meglio ad un film. Quando l’ho scritto quel fumetto stavo provando a realizzare una cosa alla Brian DePalma su fumetto. O quanto meno quella era l’idea. Le cose non vengono mai come ti aspetti o come avevi pianificato.

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S: La serie tv ti hanno donato un’ovvia popolarità come creatore di TEOTFW. Come vive questo periodo della dua carriera?
C: Ad essere onesto, nonostante non sia ricco, ho qualche soldo in tasca ed è davvero la prima volta durante la mia età adulta che un po’ dell’ansia per le bollette è svanita. Ma i soldi non sono eterni. Ho ricevuto un sacco di interesse per gli altri miei lavori per altri adattamenti ma onestamente le opportunità nel mondo del fumetto non sono state proprio tantissime. Ma per e va bene. Mi piace realizzare i miei fumetti come voglio e pubblicarmi da solo cose anche più piccole. In sostanza, la vedo come una chance di continuare a fare quello che ho sempre fatto, ma con più occhi puntati su di me.

S: Stiamo vivendo in un periodo culturale in cui il mondo dei fumetti sta letteralmente conquistando il cinema e la televisione. E non sto pensando solo ai supereroi. Cosa pensa a proposito di questo?
C: Se avessi 12 anni sarei fottutamente esaltato. Ma da irritabile over 30, sono abbastanza annoiato da tutta la roba dei supereroi. Il mondo dei fumetti negli States si stava finalmente dirigendo verso prodotti di maggior rispetto, ma ho la sensazione che con l’ascesa dei supereroi si è nuovamente distolta l’attenzione da altri tipi di fumetti che produciamo.

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S: Ha mai pensando di lavorare come scrittore per una serie tv o un film?
C: L’ho fatto. Ho avuto una ossessione per tutta la mia vita con i film, così l’idea di farne uno mi ha sempre affascinato. Penso che scriverne uno sarebbe la più grande sfida per la mia personalità. Mi piacciono i fumetti perché li faccio da solo nella mia stanza. I film sono un lavoro di gruppo e collaborazione che non rappresenta proprio la cosa più semplice per come sono fatto. Ma chi lo sa? Le persone cambiano.

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S: Qual è il suo approccio quando crei fumetti? Ha uno schema di processo creativo che la aiuta a scrivere nuove storie o si fa ispirare inizialmente dalla componente visiva?
C: Normalmente le idee mi vendono mentre sto sognando o sono steso sul letto cercando di dormire. O quando sto guidando in auto da solo sull’autostrada. Sono circa 10 anni che faccio fumetti con regolarità quindi sono piuttosto avvezzo. Mi sono bloccato spesso ma sono in grado di andare avanti sia che la storia sia pessima che no. Ho un modo di scrivere molto visivo. Scrivo in modo molto visivo. La fase di creazione dello story board (ndr. una sorta di sceneggiatura disegnata utile a scegliere le sequenze di immagini) è il momento in cui sento di stare davvero “scrivendo”. Questa è la parte più piacevole del processo per me. Non tengo uno sketchbook se non per scrivere idee o strisce. Ovviamente faccio schizzi dei personaggi. In realtà il mio processo creativo cambia leggermente da progetto a progetto. Mi mantiene interessato. E’ come un gioco qualche volta.

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S: In TEOTFW ha esplorato il tema dell’adolescenza problematica ed in una precedente intervista abbiamo letto a proposito della sua adolescenza, che non è stata facile. In Slasher ha esplorato sesso e violenza in un modo molo anticonvenzionale. Dove ha preso ispirazione per questa storia?
C: La mia infanzia non è stata male. Ho perso uno dei miei genitori in giovane età e quello è stato il momento in cui il mondo è cambiato per me. Ero depresso e ansioso e tutta quella roba. Penso che è da lì che vengano la maggior parte delle mie storie. Slasher, come ho detto prima, mi è venuto quando ho provato a fare qualcosa che sembrasse un film di Brian De Palma dei primi anni ’80. Come Blow Out o Dressed to kill (Vestito per Uccidere) o Body Double (Omicidio a luci rosse). E quello è stato semplicemente il mio punto di partenza. Proprio l’input che fa partire la storia. Volevo esplorare la confusionaria sfera del sesso e della violenza nella protagonista. Lei può avere un orgasmo solo quando pensa ad infliggere dolore e violenza. Questo è stato lo spunto iniziale credo.

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S: Vediamo l’arte come un unico grande universo dove la letteratura può influenzare il cinema e viceversa. Può farci il nome di alcuni film, storie d’amore, fumetti o qualcosa che la abbia influenzato, anche in modo negativo, durante la sua produzione artistica?
C: Ma certo, penso che i film di Terrence Malick siano stati una grande svolta per me. Se ci fai caso c’è tanto di Badlands (La Rabbia Giovane) in TEOTFW. Quello che amo dei suoi film è la sua inclinazione a lasciare che le cose respirino e che la videocamera si soffermi sui momenti. Sono così stanco di tanti film moderni che sembrano proprio incapaci di lasciare che le cose respirino e mettere in pausa. E’ importante avere i tempi giusti nell’arte. C’è stato un film che si chiama The Guest, di Adam Wingard e Simon Barrett, che dopo averlo visto ho buttato via il fumetto a cui stavo lavorando e l’ho iniziato da capo. Qualche volta vedere un buon film di da un gran bel calcio nel culo.
Anche la musica ha una grande influenza su di me. Mi piace ascoltare musica, mi aiuta a mettermi in contatto con i personaggi mentre creo i fumetti. Per Celebrated Summer e TEOTFW ho ascoltato un sacco di Husker Du. Anche ascoltare colonne sonore mi aiuta.