Avengers: Endgame sarà il più alto incasso di tutti i tempi?

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Avengers: Endgame
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Si. O meglio, le probabilità sono alte. Dopo due weekend e quattordici giorni esatti di programmazione, che Avengers: Endgame diventi il maggior incasso di sempre è una quota facile, seppur non scontata. Diciamo, nell’ordine dell’80% di possibilità. Certo, val sempre la pena ricordare l’oziosità di simili discorsi, utili più per i titoli di giornale e per le dvd-quote dei cofanetti, che per analisi statistiche concrete. Tra il costo in perenne aumento dei biglietti cinematografici e la svolazzante valuta delle monete estere, i dati economici in sé dicono poco sull’effettiva diffusione di un prodotto a livello popolare. Di fatti, diventare il “più grande incasso di tutti i tempi” è negli anni diventata un’impresa sempre più facile (basti vedere le date dei film in top ten), ed è probabile che ne vedremo uno nuovo già entro la fine del prossimo decennio. Questo, va detto, nulla toglie all’impresa compiuta da Kevin Feige e soci. L’appuntamento con la Storia, come si dice di solito in casi come questo, il film l’ha raggiunto da tempo. In un certo senso, prima ancora di uscire.

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Premettiamo: la vittoria di Avengers: Endgame è culturale prima ancora che economica. Che dire di un simile trionfo che non sia già stato decantato? Prima ancora che un film da un miliardo e mezzo in una settimana, il 22esimo Marvel movie è senza ombra di dubbio l’evento pop-cinematografico più importante del decennio in chiusura. Arriva a compimento di un percorso produttivo ed editoriale che non ha mai avuto e probabilmente mai avrà pari nel mezzo-film: l’evoluzione (infantile, dozzinale, soap-operistica? e chi lo nega) del concetto di franchise da multisala, oggi definitivamente ibridatosi con le nuove strutture dei serial; il modello della fidelizzazione decennale, ereditato da Harry Potter e capace di legare al rito della visione una generazione intera; l’imposizione, definitiva, inscalfibile, del Supereroe al cinema, assurto da sfigata derivazione crossmediale a nuovo Genere a sé stante.

C’è molto più di un gongolare per le cifre, dietro il plebiscito di Endgame: nel momento esatto in cui (per mille motivi differenti) un altro colosso della cultura pop moderna come Game of Thrones delude i fan e si ritrova improvvisamente messo in discussione, è proprio il vecchio cinema delle sale a riprendersi quel trionfo popolare che la televisione sembrava sempre più negargli. Erano anni, decenni, che un film non dimostrava di poter (ancora) avere questo tipo di effetto sul proprio pubblico, catalizzando l’attenzione di ogni frangia umana possibile (bambini, nerd quarantenni, ragazze, minoranze etniche, coppie sposate, giovani progressisti e vecchi conservatori: i Supereroi sono di tutti, sono Tutti) e imponendosi con la stessa forza su mercati prima di allora insondabili (Cina, India). Probabilmente, l’ultima volta fu quando James Cameron presentò (e uccise) il “futuro del cinema” mostrando al mondo le meraviglie di un 3D mai visto prima, e, al di fuori dei pochissimi prodotti Imax, mai più riproposto a quel livello.

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Come detto, definire quale sia il film dal maggior incasso è storicamente problematico (per la sempiterna questione dell’inflazione e delle modalità di fruizione, oggi Via Col Vento volerebbe nell’ordine dei 4 miliardi), ma Avengers: Endgame a questo punto non può certo tirarsi indietro dalla candidatura. L’ambizione era in realtà ben presente nei piani della Disney, ma per via di un certo pudore scaramantico non era mai stata espressa a voce. Lo stesso pudore aveva fatto settare le previsioni ufficiali ad un modesto esordio da 950 milioni wordlwide, con 250 casalinghi. Il risultato di questo gioco al ribasso è stata la sorpresa meno sorprendente della storia: l’incasso mondiale nei cinque giorni tra mercoledì e domenica scorsi ha raggiunto in scioltezza gli 1,2 miliardi, con più di 350 raccolti solo in America. A fare la conta dei record battuti dai Vendicatori al debutto, non si finisce più: miglior incasso in un weekend di apertura americano, miglior dato sui singoli giorni di lancio, distribuzione più ampia (4662 sale in USA), incasso Imax più alto, miglior debutto su due terzi dei mercati cinematografici mondiali (Italia esclusa).

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La questione si è fatta ancor più interessante una volta raggiunto il post-sbornia da hype e spoiler. Il delirio del primo weekend di Avengers Endgame indicava un approccio differente rispetto alla più pacata corsa di Infinity War: per l’ultimo film della serie si è puntato come non mai sul fattore evento, sul “tutto e subito”, comprimendo in due giorni le uscite nel mondo intero al dichiarato scopo di ripagarsi interamente a partire dal primo weekend. Approccio vincente, a giudicare le scene fuori dal mondo che hanno seguito la release: dai server delle catene AMC esplosi per accumulo di prenotazioni, alle maratone notturne con spettacoli alle cinque di mattina organizzate in mezzo mondo. Interessante era vedere come si sarebbe comportato il film una volta che la fear of missing out avesse di fatto esaurito il pubblico a disposizione. Di fatti, l’andamento si è prontamente ridimensionato a partire dal secondo venerdì, dopo aver chiuso un infrasettimanale stellare (aiutato dalla concatenazione strategica di giorni festivi in giro per il mondo – Giornata Internazionale dei Lavoratori su tutte). Presentatosi al secondo weekend, nove giorni dopo l’uscita, con una cifra pari a 1,8 miliardi circa, sono iniziate le “manovre di atterraggio” che tante gatte da pelare stanno dando agli analisti. La lunghezza di difficile vendita (181 minuti), e il non altissimo rewatch value per i non affezionati, hanno effettivamente portato Endgame ad un calo leggermente più sostanzioso delle aspettative (circa il 59% in patria, sul 55% fuori). L’impatto è arrivato a poco meno di 2,2 miliardi al secondo lunedì. Si entra ora nella fase finale della corsa, quella che nelle prossime settimane, a colpi di piccole cifre e cali più o meno contenuti, andrà a costituire il complessivo del film.

Uno spunto di riflessione divertente lo regala il comportamento del mercato italiano. Mentre nel resto del mondo Avengers: Endgame si confermava l’evento cinematografico del decennio, trionfo assoluto sul piano e economico e popolare attraverso meccaniche che sembravano dimenticate (la vittoria delle sale sullo streaming, il valore della visione condivisa, l’affezione al racconto), solo due mostri, almeno da noi, sono stati in grado fin da subito di contenerne la furia: Avatar, e Checco Zalone. Mentre il film dei Russo Bros stracciava ogni sorta di record all’esordio nel mondo, qui i 19 milioni di Che Bella Giornata (2011) hanno resistito ai 17.4 con cui l’epilogo del ciclo Avengers ha salutato gli schermi italiani; allo stesso modo, i 68 milioni totali di James Cameron rimangono fuori portata. Al contrario, i 35 milioni o meno con cui si presume Endgame chiuderà la corsa rimangono tutto sommato nel recinto del successo “comprensibile”, nell’ordine di un Bohemian Rhapsody qualsiasi. Fa parte di un paradosso in realtà comune a molti dei mercati mondiali: Endgame potrebbe diventare il maggior incasso complessivo di sempre, senza per questo essere né il più alto in USA (imbattibile a quasi un miliardo The Force Awakens), né in Cina (l’imponderabile e inesportabile Wolf Warrior 2, a quasi 900 milioni), né nei mercati extra-americani complessivi (dove Avatar veleggia imprendibile a due miliardi pieni). Endgame si frenerà probabilmente prima di vedere queste vette. Eppure, potrebbe essere lui il nuovo campione: accontentare tutti è un’arte, e alla Disney-Marvel l’hanno elevate a pura Disciplina.

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Il convitato di pietra dei centomila articoli dedicati alla performance di Avengers: Endgame è ovviamente il capolavoro di Cameron: Avatar, attraverso un percorso lentissimo e costruito sul passaparola (l’esatto opposto del blitzkrieg degli Avengers) arrivò a collezionare circa 2,8 miliardi, in una corsa spalmata su quattro mesi. Endgame ha a questo punto tutto dalla sua per prendersi il trono, ma per una cifra esatta è necessario cominciare a considerare la variabile dei rivali. Nonostante il tappeto rosso steso ad hoc dalle altre case di distribuzione (ben felici di “scansarsi” nei primi due weekend), questo fine settimana Detective Pikachu verrà finalmente a prendersi il grosso delle sale e dell’attenzione. Un percorso in allungo simile a quello di Infinity War, che continuò a macinare record fino a giugno, sarà difficilmente riproducibile. In fondo, Endgame è un film che hanno già visto tutti, e che la durata rende di difficile fruizione per un pubblico di ragazzi magari ancora impegnati con la scuola. Numeri alla mano, il film avrà bisogno di reggere l’urto del calo di sale e di interesse, provare a chiudere la terza settimana con più di 350 milioni, e portare il totale al terzo lunedì oltre i 2,5 miliardi (in questo momento, martedì, la cifra esatta è 2,24 – dunque in linea). A quel punto, con l’arrivo di John Wick 3 e Aladdin, il film dei Russo dovrà raccogliere i 300 milioni rimanenti un passo alla volta, sfruttando le maratone dei fan e le seconde visioni, in un percorso in allungo tutto sommato alla portata. D’altra parte, qualora l’arrivo di Pikachu catalizzasse l’attenzione e il calo in percentuale dovesse superare il 60%, potrebbe essere il campanello che segnerà il calo di tensione, e che potrebbe arenarne la corsa. Possibilità a questo punto improbabile. Per questo decennio, ci siamo assicurati un nuovo campione.