Rebuilding Paradise: la svolta ambientalista di Ron Howard delude | Recensione

Rebuilding Paradise, Il documentario di Howard sulla ricostruzione della cittadina californiana andata in fiamme è un deludente viaggio tra stucchevole patriottismo e inaccettabili dimenticanze. Il mondo va in fiamme ma il regista non cita il Cambiamento Climatico.

Rebuilding Paradise
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Cinemambiente 2020 è finalmente realtà. Dopo essere stato rimandato di qualche mese a causa del lockdown nazionale apre i battenti un’edizione inedita. Nessun concorso quest’anno, in quella che è stata battezzata “special edition”. Focus che torna sull’ambiente in tutte le sue sfaccettature, in una selezione di film da tutto il mondo. Selezione che sarà visibile in sala ed (in buona parte) online.

Ad aprire questa particolare edizione è stato Rebuilding Paradise, documentario di Ron Howard che segue la ricostruzione di una piccola cittadina della California, Paradise appunto, andata distrutta in seguito ai tragici incendi avvenuti lo scorso anno. Argomento tuttora attuale, visto che ormai ogni estate i territori della California subiscono gravi danni a causa dei roghi di origine spesso naturale.

Howard adotta da subito un approccio molto intimo con i protagonisti del film, che nei loro diversi modi di essere rappresentano l’intera comunità di Paradise. Così come i suoi valori: resilienza, attaccamento alle proprie origini e alla propria terra. Uomini comuni e rappresentanti della comunità si ritrovano da un giorno all’altro senza una terra. La terra dove sono (ri)nati e cresciuti, dove hanno basato la loro esistenza. Le immagini, dure, non lasciano nulla all’immaginazione dello spettatore.

Il film si apre con le immagini recuperate dai video degli abitanti di quei tragici istanti. In poche ore Paradise si trasforma in un inferno, ed è davvero quanto di più vicino si possa avvicinare ad una apocalisse. Poi il silenzio, il lungo silenzio della desolazione e delle macerie di una città cancellata dalla faccia della Terra. Ma dal silenzio emergerà la voce dei cittadini, che non vogliono arrendersi e ricostituiranno nei mesi seguenti la comunità di Paradise ad ogni costo.

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Rebuilding Paradise, un film “americano” | Recensione

Rebuilding Paradise
Rebuilding Paradise, un film americano

La forza del film sta tutta in questo. I drammi personali e comunitari della cittadina si fanno sentire a gran voce sullo schermo. Howard non fa altro che esaltare quelli che sono i tratti di una certa America, quella in cui lui è nato e cresciuto. Rebuilding Paradise è in questo senso un film estremamente patriottico, a tratti forse stucchevole per un pubblico europeo. A differenza di altri documentari è il lato umano ad interessare Howard, che segue per un anno intero le operazioni di ricostruzione e mette in scena, attraverso la cittadina di Paradise, un apparato umano ben preciso.

Sono le persone ad interessare al regista, con il loro spirito americano, inossidabile e determinato. Uomini e donne dalla pelle dura che non si sono arresi e che, giorno dopo giorno, hanno lavorato duramente per cominciare a tornare alla normalità e ricostruire la loro amata Paradise, dimostrando grande spirito comunitario e forza di volontà.

Se da un lato questa forte emotività potrà sicuramente arrivare ad un pubblico molto ampio (specie quello americano) per sensibilizzare il mondo a riguardo di quella che sempre più spesso sta diventando l’abitudine in quella parte del mondo, dall’altro risulta troppo spesso eccessiva. Senza sminuire il dramma di queste persone, un documentario del genere dovrebbe andare più a fondo sul problema, cosa che Howard fa in maniera piuttosto superficiale.

E il Cambiamento climatico?

Howard (ed i suoi personaggi) non sono solo superficiali. Oltre a definire più volte eccezionale (“la tempesta perfetta”) il rogo che ha devastato la città, la colpa principale viene attribuita alla società che fornisce elettricità alla zona, colpevole di utilizzare infrastrutture risalenti all’inizio del secolo scorso che avrebbero causato la scintilla iniziale. Tutti gli altri fattori, come l’intervento dell’uomo sull’ecosistema, sono considerati collaterali a questa scintilla.

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Ed il vero assente è il riscaldamento globale. Non viene menzionato, nessuno si azzarda nemmeno a nominarlo. La maniera in cui viene archiviata la causa, o in questo caso la colpa, di quanto accaduto è troppo semplicistica. Sicuramente la compagnia ha avuto un ruolo in quanto accaduto, ma è stata solo una delle concause che ha portato a questo disastro. Farebbe bene ricordare che eventi di questo tipo continuano ad accadere ogni anno nelle zone limitrofe per un motivo ben preciso, che è ben al di fuori dell’utilizzo di infrastrutture non modernissime.

Detto questo, Rebuilding Paradise è un film a due facce: se da un lato si fa forza di un grande spirito umano dall’altra si ferma veramente troppo presto quando è il momento di indagare un poco di più sul come si sia arrivati a tutto questo. Di film che parlano di cambiamento climatico è pieno il mondo, senza dubbio, ma questo non esime Howard dal parlarne. Un’occasione in questo senso mancata, che inficia quello che resta comunque un buon film ed una storia tutta americana di rinascita e determinazione.

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RECENSIONE
Rebuilding Paradise
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Fabio Menel
Torinese d'adozione ed aostano di nascita, laureato al DAMS. Quando non è impegnato a sopravvivere si interessa in particolare di cinema orientale, di fumetto e di tappeti.
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