Harvey Weinstein, la difesa: “Le donne avevano scelta”

Harvey Weinstein
Credit: CC BY-SA 3.0 - Author: Georges Biard
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Esaurite le varie testimonianze, il processo ad Harvey Weinstein si avvia verso la conclusione. È infatti arrivato il momento dell’arringa della difesa, capitanata dall’avvocato Donna Rotunno, scelta dal produttore orco per respingere le accuse delle vittime. Come c’era da immaginare, le parole dell’avvocatessa faranno discutere a lungo.

Riassumendo quanto detto dalla difesa di Harvey Weinstein, le donne (e non le vittime) dovrebbero assumersi le proprie responsabilità dal momento che avevano piena scelta. Questo, in riferimento alle testimonianze di Miriam Haley e di quella scioccante di Jessica Mann. Testimonianze che non hanno scalfito di un millimetro la Rotunno. Quindi si è rivolta alla giuria, chiedendo di mettere da parte ogni pregiudizio e di affidarsi al buon senso.

L’arringa in difesa di Harvey Weinstein inizia dalla Haley, alla quale vengono contestate e-mail che si chiudevano con un “lots of love” finale. Dopodiché parte il contrattacco, affermando che la relazione intrapresa dalla stessa Haley fosse consensuale e volta a sfruttare il produttore.

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Passando a Jessica Mann, l’avvocatessa di Harvey Weinstein ha iniziato a dimostrare come la relazione tra l’ex aspirante attrice e lo stesso Weinstein fosse del tutto consensuale. E che conseguentemente, lo stupro avvenuto al Double Tree Hotel sia del tutto inventato. In che modo? Ecco la risposta.

“Weinstein blocca la porta e le chiede di spogliarsi. E lei cosa fa? Si spoglia e si distende sul letto. Questo non è uno stupro. Questa è una persona che accetta di fare ciò che le è stato chiesto. E se effettivamente avesse subito violenza, avrebbe fatto un testo con le MST. Posso capire non chiamare la polizia o un amico. Ma doveva fare il test subito. Lei ha fatto una scelta per entrare in un determinato mondo con una determinata vita”

Non da meno, ha anche letto le e-mail che la Mann di scambiava con Weinstein e un messaggio scambiato con una sua amica nel quale scriveva che stava praticando sesso orale ad un magnate di Hollywood. Prosegue poi definendo Jessica Mann una vittima dello stato e che è molto dispiaciuta che l’accusa l’abbia plagiata in questo modo.

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Insomma, la colpa è tutta delle vittime che hanno voluto tentare l’ascesa hollywoodiana sfruttando la figura di Weinstein. Ma che poi, imbarazzate da quanto fatto, hanno provato a deresponsabilizzare sé stesse. E questo, secondo la Rotunno, è un male che non deve riguardare il suo assistito, vittima degli eventi. Restano dubbi sul motivo per cui Weinstein non abbia voluto testimoniare in sua difesa.

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