The Irishman: i doppiatori Giannini e De Sando si raccontano [VIDEO]

In una lunga chiacchierata, i doppiatori storici di De Niro e Al Pacino, Stefano De Sando e Giancarlo Giannini hanno raccontato le loro esperienze.

The Irishman storia vera
Al Pacino (Jimmy Hoffa), Robert De Niro (Frank Sheeran)
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The Irishman, ultimo film di Martin Scorsese, vede tra i protagonisti Robert De Niro e Al Pacino. Nell’edizione italiana i due attori sono stati doppiati dalle loro storiche voci, rispettivamente Stefano De Sando e Giancarlo Giannini. In una lunga chiacchierata, i due hanno raccontato cosa significa essere un doppiatore e dare la voce a due mostri sacri del cinema mondiale.

L’istintività in questo mestiere è importantissima. Soprattutto guardare la bocca è sbagliato – ha spiegato De Sandro – bisogna guardare gli occhi. Questo bisogna insegnare sempre a quelli che devono imparare a doppiare. L’utilizzo della voce è la parte dell’anima che deve uscire. Ed è quella la parte più importante: riuscire a sposare le immagini di un attore che ha già fatto il lavoro.

Giannini ha proseguito il discorso del collega spiegando come la cosa più importante sia riuscire a far dimenticare al pubblico che l’attore che vede sullo schermo non è italiano.

Secondo me lo spettatore dopo 5 o 6 minuti che vede questa mostruosità, De Niro che parla italiano, Al Pacino che parla con la voce di Giannini, si deve dimenticare che quello sta parlando inglese.

Le difficoltà di lavorare al doppiaggio di The Irishman

De Sando ha poi spiegato come la più grande difficoltà di questo The Irishman è stata quella di dover dare la giusta vocalità a De Niro in base a quanti anni il personaggio avesse in una determinata scena. Difatti l’attore protagonista di Taxi Driver in questo film recita interpretando Frank Sheeran in 3 età diverse: giovane uomo, uomo maturo e uomo molto anziano. Un vero dilemma per un doppiatore.

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Anche la vocalità, l’interpretazione vocale, è stata richiesta. Io stesso ho fatto un provino. per dare una spinta vocale che doveva essere completamente diversa in base a quale età avesse il personaggio in una determinata scena. La cosa più difficile è stata che noi doppiatori abbiamo lavorato senza vedere le immagini degli attori ringiovaniti. Quando io ho doppiato De Niro io non vedevo il lavoro che sarebbe stato completato da Scorsese in post produzione. 

La situazione attuale del doppiaggio

Dopo aver reso omaggio anche al doppiatore di Joe Pesci, terzo protagonista del film, ovvero sia Leo Gullotta, i due hanno parlato della situazione del doppiaggio italiano.

L’amara verità di questo mestiere è una – spiega De Sando – è che una volta era un lavoro da maratoneti, oggi è da centometristi, perché la velocità con la quale si deve dobbiare oggi un film non è la velocità con la quale abbiamo iniziato noi. Siamo forse una razza in via d’estinzione ma lasciamo una grande scuola di doppiaggio ma che è oggi è completamente cambiata. Oggi la reattività e i tempi tecnici di reazione sono nanosecondi. Una volta tu guardavi una scena 2-3 volte, poi la provavi e poi si iniziava a doppiare. Cosa che oggi non è più possibile.

Infine i due artisti hanno voluto citare una frase di uno dei più illustri pensatori del cinema e della cultura italiana, Pier Paolo Pasolini, che a proposito del doppiaggio diceva:

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Mentre il doppiaggio può essere fatto bene, il sottotitolo non può esserlo mai, perché un’immagine con delle scritte sotto non è più la stessa cosa. 

Di seguito vi lasciamo l’intervista completa:

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