Intervista Nitro – Il classe ’93 tra i big del rap italiano

Intervista Nitro
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Il nuovo album di Nitro, No Comment, esce il 12 gennaio 2018 in fisico e digitale per Sony Music.

L’artista classe 1993 della Machete crew torna a poco più di due anni di distanza dai successi di Suicidol (Sony Music, 2015), disco che, oltre a essere stato certificato oro dalla FIMI, ha collezionato decine di milioni di views con i rispettivi video dei singoli e altrettante centinaia di date live che hanno registrato il sold out ovunque.

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Innanzitutto partiamo da qui, dal Bellastoria festival, un festival alla sua prima edizione che promette bene. Cosa ti ha portato a decidere di partecipare e crederci? 

Allora intanto io sono l’ultima persona che viene a sapere dove e quando suona, e quest’informazione che mi hai detto, rispondo sinceramente, l’ho saputo adesso che è la prima edizione. Sono contento di esserci, e comunque sia a me piace suonare in posti sempre diversi e vedere posti che non ho mai visto, persone che non ho mai visto in faccia, il pubblico.

Dopo che fai 3 o 4 volte l’Italia, non dico che riconosce anche le facce delle persone, però ci sono quei 2, 3 che quando sai che vai in quella città sai che li vedi al concerto. Bello anche allargare con Avellino, questa cerchia di persone.

Parlando appunto di concerti, ormai dopo tanta strada fatta dal debutto e tanti concerti, com’è cambiato il tuo rapporto con il pubblico? Il live ti emoziona sempre? 

Suonare è sempre un’emozione, ma perché trascende anche dal pubblico. Nel senso, per me già suonare e salire su un palco è bello. Poi il rapporto col pubblico per me è sempre simbiotico quando sono sul palco, se loro sono presi bene io mi esalto e faccio un concerto migliore. E direttamente proporzionale l’energia che mi mandano loro, io riesco a rimandarla indietro. Quindi è importantissimo, è fondamentale.

Ora sei in tour per promuovere il tuo ultimo disco: No comment. Partiamo dalla lavorazione, sappiamo che l’hai prodotto in parte a Berlino questo disco. 

Viaggiare ti cambia, specialmente per una persona come me, che comunque in Italia non posso andare a bere un caffè tranquillo. Cioè parte integrante della mia musica è l’osservazione delle persone, prendo molto dalla stand-up comedy nell’atteggiamento. I comici quando voglio trovare ispirazione per delle battute vanno in un bar, si siedono e guardano chi entra e si dicono “prova a capire la storia di questa persona” queste cose qua. È una cosa che io ho fatto e faccio molto volentieri quando sono in giro.

Solo che quando sei famoso già solo la tua presenza in una stanza cambia le sorti, la gente già agisce in maniera diversa se ti nota, se sa chi sei.

Quindi è difficile vedere la spontaneità delle piccole cose, perché davanti a qualcuno di importante vogliamo sempre apparire bene. A me ha sempre interessato la parte un po’ più oscura della personalità, che si riflette nell’inconscio. Lo vedi quando una persona non sa di essere vista, guardata. Lì vedi cosa c’è dietro, capisci. Quando sei una persona famosa e sei in un luogo pubblico è difficile, spesso le persone agiscono di conseguenza al fatto che sei lì, ok?

Quindi, un posto dove non mi si fila un cazzo di nessuno mi aiuta, perché mi fa ritrovare quelle cose che facevano parte della mia vita normale prima di essere parte di tutto questo.

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Al disco hanno anche collaborato numerosi artisti e produttori, sia in fase appunto produttiva che compositiva, con numerosi featuring: Low Kidd, Salmo, tha Supreme e Madman tra gli altri. 

Come ho già detto in altre interviste, sono canzoni che sono anche capitate, con Madman gli avevo già fatto sentire il beat, gli piaceva molto. Io faccio prima la canzone poi dico “chi ci va qui?”, non è che faccio una canzone e questa la preparo per x, y, z. Faccio una canzone e penso al rapper che ci potrebbe andare bene e poi gli do la roba, infatti son tutti fatti in maniera molto tecnica.

Con Madman lo volevo fare per piacere personale, perché ci tengo, perché lo ritengo uno dei rapper più forti che c’è in Italia. Con Lazza compensa benissimo la mia strofa molto rappata, la compensa da paura. Dani Faiv, che adesso era tutto arcobalenico, gli ho fatto fare uno dei pezzi più oscuri del disco, per dare una contrapposizione. E con Mauri abbiamo fatto il solito pezzo di Nitro e Salmo, punch line, stile e metriche. Sono contento.

Ovviamente tutto questo con i producers che ci tengo a ringraziare, anzi sono base portante della musica in italia.

Volevo ringraziare anche il talento artistico di Low Kidd, che si sa sempre adattare al mio stile e tha Supreme che è un genio. Ovviamente Salmo anche come produttore, che molti sottovalutano per il suo estremo talento nel rap, ma è fortissimo anche come produttore.

Parlando ancora di No comment, dimostri una padronanza maggiore nell’uso del linguaggio e della metrica. Si può parlare di una maturazione dietro? 

Si migliora, si spera di migliorare col tempo, poi magari le opinioni son discordanti. Allora è assurdo, perché musicalmente, è come se il rapporto con il pubblico è direttamente proporzionale, questo ragionamento è inversamente proporzionale. Cioè hai più cuore quando non sei nessuno, nella musica dico, però sei scarso. Però quando diventi forte, sei fortissimo ma magari non hai più voglia di mangiarti il mondo, stai già mangiando e vuoi continuare a mangiare per carità, non è che ti fermi. Però comunque devi ammettere che c’è una differenza tra la tua vita di prima, quando non eri nessuno, e quella di adesso.

Cioè non facciamo finta che non sia così, perché non è così. Quindi è più difficile trovare l’ispirazione, nel senso sono una persona abbastanza soddisfatta, io scrivo quando sto male, cazzo! Ultimamente sto bene, ed è un problema per la mia scrittura paradossalmente, capito? E quindi? Cosa fai? Cerchi di andare fuori a osservare gli altri.

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Viene in mente un film abbastanza recente: Kodachrome. Un film mediocre, ma racchiude in uno dei protagonisti un bel significato, secondo me: che l’arte viene dalla sofferenza, dal malessere. 

Dal malessere certo. Che per carità, non è che ho 2 soldi in più, una casa, sto bene al 100%, anche io ho i miei momenti bui, le mie cose e le mie crisi di testa, come tutti. Però non mi va più forse di parlare così tanto di me. L’ho fatto per molti dischi, ho detto praticamente tutto, sanno tutto di me.

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Tornando al disco, in No comment si percepisce anche una maggior voglia di sperimentazione, spaziando da più genere. Si scoprono influenze dal funky al blues, ad esempio. 

Il blues è sempre stato una delle mie musiche preferite, delle musiche preferisco ascoltare assolutamente. È la musica che preferisco ascoltare quando sono ubriaco, il blues. Mi piace tantissimo, mi coccola, mi culla. Non lo so, è quella radice nera che è proprio un malessere, blue infatti deriva da tristezza, “feelin’ blue” significa essere tristi. Il blues arriva proprio dalla tritsezza, dallo struggle, erano canti nati popolarmente dalle persone che raccoglievano il cotone. Quindi era proprio una musica estratta dalla sofferenza, proprio per quello mi attira ancora.

E niente, comunque sia ritengo “No comment” un disco di transizione, lo dico cosciente del disco che sto facendo adesso, e sarà ancora più vasto l’universo musicale.

Bho perché credo che con il rap ho già dimostrato quello che dovevo dimostrare, senza presunzione. Basta anche una strofa mia per capire che flow giravano in quell’anno, perché li faccio tutti in una strofa. Io non faccio mai mono flow, io cambio flow ogni quartina. Mi sono anche, non dico stufato del rap perché mi piace tantissimo, ma voglio provare a fare cose diverse e a mettere il rap su tante cose diverse. Andare oltre proprio.

Si viene a creare così una sorta di amalgama di umori, linguaggi e stili apparentemente inconciliabili, che fanno del disco una sorta di “Passpartour” per arrivare ad un pubblico più ampio e variegato, no? 

Guarda, allora, questa cosa d’ora in poi la dirò in ogni intervista. Scusa l’egoismo, ma la mia musica è autoterapia, la faccio per stare bene con me stesso, perché ero da solo quando non c’era un pubblico. Anche se io voglio un bene incredibile al mio pubblico, la musica è una cosa troppo in alto, per me, per essere tangibile dagli umani. Non voglio mischiare l’umanità con la musica, con il mio rapporto con la musica, non voglio avere intermediari. Non è come la chiesa che si mette tra l’uomo e dio. Io voglio il contatto diretto.

Quindi lo faccio innanzitutto per me stesso. Poi ovvio che l’intento è di fare qualcosa di diverso, perché se facessi un disco uguale all’altro avrei già finito, capisci? Non avrei più cartucce.

Io mi snervo, puoi anche chiedere, perché ci metto veramente tanto anche a scrivere un testo, perché ci penso tanto prima di farlo, forse troppo, veramente troppo, perché vado fuori di testa. Però mi ha sempre aiutato a cercare altre soluzioni, a reinventarmi in continuazione.

Sto leggendo anche di ragazzi che dicono cose di me, dicono “Preferisci Danger, Suicidol o No Comment?”. Sinceramente la riposta media è che sono molto affezionato a Suicidol perché mi ha accompagnato durante la mia adolescenza ed era un disco pieno di malessere ecc.  Però sono dischi così diversi tra di loro che non posso dire qual è meglio dell’altro. E questa cosa mi fa capire che sto facendo la strada giusta e voglio continuare ad ampliarmi, e comunque sia sono una persona che decide le cose all’ultimo minuto. Potrei fare anche un disco così e poi subito dopo fare un mixtape solo Boom Bap, anni ‘90 o una roba metal, non mi interessa, a me interessa fare quello che voglio. Cioè il piacere del mio lavoro è che posso fare quello che voglio, adesso con la credibilità che ho posso fare quello che voglio, quindi non farò diversamente.

Anche perché penso che ultimamente vista la roba dei social, la gente è così abituata a vedere robe finte che quando vedere una cosa vera urla al miracolo. Io sono qui per far vedere la parte più vera di me, cioè quello che voglio fare, in ogni momento in cui lo voglio fare.

E’ un disco anche pieno di conflitti, e tanti spunti di riflessione che voglio allo stesso tempo denunciare, fare una critica al mondo, alla società. Insomma apri tante domande, alle quali però non sembra essere una risposta, la risposta è No comment appunto. Ma tu una risposta ce l’hai? 

Eh, forse non scriverei se avessi risposte. Non lo so, ho sempre ammirato di più le persone che hanno tante domande, di quelli che hanno tutte le risposte, francamente. Perché c’è sempre una domanda ulteriore, c’è sempre un qualcosa oltre, alla quale la tua curiosità può spingerti ad arrivare. Io scrivo risposte che do a me stesso, ma mi metto sempre in dubbio, è paradossale. Però è quello che sono io come persona.

Te lo giuro è la cosa più vera di Nicola, darsi delle risposte ma avere comunque sempre un sacco di domande.

Questo l’ho capito anche col tempo, si capisce anche perché No comment è più soft dal punto di vista del linguaggio di Suicidol. Suicidol sembra il disco di una persona forse più convinta sulle sue idee, che No comment che sembra più di una persona che ha dei dubbi. Perché ho capito che, a volte, quando tu stai interloquendo con un ascoltatore non devi porti ad un livello superiore, prova a ragionare per empatia che per contrasto. Se tu ti poni una domanda, inconsciamente se la pone anche l’ascoltatore, e invece che gli dai la risposta. Se gli dai la risposta, ci sono 2 possibilità: si sono d’accordo e no, non sono d’accordo, ok? Quando tu fai una domanda, è univoca la cosa, si fa la domanda anche lui. Quindi non ti interessa la risposta, ti interessa che lui rifletta ed è questa la cosa importante.

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Poi tante citazioni nei tuoi testi, numerosi riferimenti in particolare al mondo del cinema e della televisione. Ad esempio Buio omega è un film di Joe D’Amato o anche San Jupinero che il titolo di una puntata di Black Mirror. Come riesce a far confluire questa tua passione nella musica? 

Si, mi piace, alla fine è arte. L’arte comunica tra tutti i vasi comunicanti appunto e per me il cinema delle forme artistiche migliori dell’essere umano, perché riesce a comprimere una vita in 1 ora e mezza, una storia, e farti appassionare. Un’immagine, purtroppo, è molto più immediata di 1000 parole. Cioè io adesso potrei descriverti in una strofa intera, quando potrei farti una foto e ci metterei un milionesimo del tempo, e avrei comunque un quadro più chiaro e non interpretato da me. È bello. Poi io vedo sempre la mia vita come in un film, mi immagino un sottofondo musicale, in una situazione mi immagino quel sottofondo musicale ed è proprio come operano i film, e per me è la stessa cosa.

La nostra pagina si occupa principalmente di cinema e televisione, quindi sorge spontaneo chiederti: qual è il tuo film o il tuo regista preferito? 

Allora non c’è miglior film o miglior regista di sempre, perché è una questione di affetti, superato un certo livello io potrei dirti anche adesso 10 film che non puoi dirmi quale è più bello dell’altro perché sono 10 capolavori.

Sono super affezionato a Matrix, mi ha cambiato la vita, mi ha fatto capire tante cose e anche loro avevano capito tante cose, già al tempo.

E mi è piaciuto perché Matrix è l’esempio di prodotto che vorrei essere io, ragiona per tante fasce di età. Io l’ho visto nel ‘99 al cinema, avevo 6 anni e non capivo un cazzo. Cosa vedevo? I combattimenti fighi, il kung fu, tutte quelle cose, esaltatissimo un bambino fuori di testa. Lo rivedi a 14 anni, capisci un po’ di più com’è la faccenda del mondo virtuale. Lo riguardi a 20 e capisci che i Wachoski avevano capito cos’era facebook, prima che facebook esistesse, un mondo dove possiamo dei supereroi, quando siamo dei vermi dietro al computer. Com’erano loro che erano soltanto fonte di energie per le macchine, si erano quasi girati i ruoli.

È un film che ragiona per fasce d’apprendimento.

Può piacere a un ragazzino per i combattimenti, a un adulto per tutta la dietrologia complottista che c’è dietro e perché è un film di cristo, e ha tutte queste cose messe insieme. E non è sputtanato, anzi non era un film facile da girare, cioè non è un film commerciale, è una cosa seria. Io vorrei che la mia musica fosse come Matrix, non ti dico che è il film migliore di sempre, ma è uno dei miei preferiti; insieme a “Eraserhead” di David Lynch e “Videodrome” di David Cronenberg.

Sui social hai spesso espresso il disprezzo verso la Siae e il dover pagare tasse così alte, tanto che molti artisti preferiscono addirittura affidarsi ad enti privati come Soundreef. Questa volontà di lucrare sugli artisti, come influisce, secondo te? E come ha influito su di te? 

Allora è un discorso molto delicato. Il modo in cui è programmata la tassazione, sembra, tenda sempre a riportarti al punto di partenza, perché più soldi fai più ne dai, ma cresce anche la percentuale. Se fai un tot. di soldi devi dare il 20% se superi quel tot. il 40%, se lo superi ancora il 60%. È una cosa che, sembra, tenda più a tirarti indietro, più avanti vai più ti tirano indietro, capito? Non è prorpio un sistema giusto, secondo me.Poi vabbè, lo vediamo nella realtà di tutti i giorni, ci sono posti dove io non ho mai visto fare uno scontrino.

L‘evasione fiscale in Italia è un problema grande e quando la tua faccia è sui volantini, non è che puoi tanto evadere le tasse.

Quindi, ok va bene. Quella è una roba che mi fa più bestemmiare che altro, lo trovo scoraggiante, ecco, ingiusto. Sarebbe giusto se tutti pagassero le tasse, ma è una frase utopica che sentiamo in ogni bar. Per quanto riguarda la Siae, una roba positiva della Siae italiana è che avrai sempre il tuo diritto d’autore su un’opera se l’hai creata tu. Cosa che nel diritto americano non succede, se mi compri i diritti della mia canzone io da domani non percepisco più un euro. Mentre in Italia si dirà sempre “ti riconosciamo la paternità intellettuale di quel brano”.

La roba dei privati, mi sono un po’ informato e mi sembra un po’ strano, perché dovrebbe essere un’incursione di massa da parte di tutti gli artisti, per quello che ho capito io, poi magari è sbagliato. Dovrebbe essere un’incursione di massa verso un privato, perché così si crea concorrenza. Però finché rimane una roba mezzo e mezzo, in teoria c’è ancora il monopolio da parte della Siae, e anche quelli di Soundreef devono passare dalla parte della Siae, almeno questo mi è stato riferito, poi può essere sbagliato. Se avrà senso, fanculo! Oggi è facebook, domani è instagram. Allo stesso modo oggi è la Siae, domani sarà Soundreef, dopodomani sarà qualcos’altro. Io sono qua e voglio soltanto fare musica, per il resto fate voi.

Si vocifera inoltre che tu stia già lavorando ad un altro disco, come mai 2 dischi in un solo anno. Cosa dobbiamo aspettarci? 

Non sarà nello stesso anno, alla fine dei conti, sarà per l’inizio dell’anno prossimo. Dovrete aspettarvi l’inaspettabile.

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