L’Horror e la ribellione della natura

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Nel corso degli anni molteplici film hanno rappresentato l’Horror insieme alla ribellione della natura. Pellicole che in linea generale mostrano il destino a cui potrebbe andare incontro la nostra civiltà se la natura (animale o vegetale) si ribellasse al deturpamento subito dalla nostra condotta. Nel 1933 esce nelle sale cinematografiche King Kong di Merian C. Cooper ed Ernest B. Schoedsack. Un film che porta al pubblico il primo vero memorabile scontro tra la natura animale e la cultura umana. Il film stabiliva un chiaro parallelismo tra la città di New York (civile e moderna) e la primitiva Isola del Teschio, casa del mostruoso scimmione in cui vige immutata la legge della natura. Catturato e portato nella Grande Mela assistiamo alla simbolica rivincita di King Kong sulla civiltà; l’enorme scimmione si arrampicherà sull’Empire State Building lottando con un aereo che finirà per abbatterlo.

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L’insurrezione della natura nell’horror ambientale

Mentre 20 anni più tardi, negli anni dell’atomica, usciranno nelle sale i film predecessori dell’Horror fantascientifico; pellicole come Assalto alla Terra (1954, Gordon Douglas) dove le radiazioni atomiche trasformano le formiche in giganteschi mostri, Tarantula (1955, Jack Arnold) e The Naked Jungle (1954, Byron Haskin). I film Horror sull’insurrezione della natura sono divenuti una “corrente” solo dopo Gli uccelli di Alfred Hitchcock. Nel film il grande maestro britannico affronta per la prima ed unica volta un incubo che ha origine dal mondo animale. La morte invade la vita di un tranquilla cittadina sotto forma di uccelli assassini. Nonostante i protagonisti del film suggeriscano le possibili cause dell’attacco (inquinamento o bomba atomica), il regista non inserisce elementi a supporto di queste tesi, chiudendo il film con un inquietante finale.

Purtroppo di Hitchcock ce n’è solo uno. I seguenti film sulla tematica si immergeranno spesso nel soprannaturale raccontando di animali apparentemente innocui che si appropriano della terra. Tra questi, troviamo numerosi Bee Movies (letteralmente film sulle api) ma anche zecche, ragni, lombrichi e scarafaggi. Una delle più memorabili tra queste pellicole è The Hellstrom Chronicle, il disturbante documentario girato nel 1971 da Walon Green e vincitore di un premio Oscar. Nel film un finto entomologo, il Dottor Nils Hellstrom (interpretato da Lawrence Pressman), guida gli spettatori attraverso il mondo degli insetti. Un viaggio fatto di affascinanti riprese microscopiche, tutte a sostegno della sua tesi; ovvero che gli insetti vinceranno la lotta per la sopravvivenza sul nostro pianeta grazie alla loro adattabilità e capacità di riprodursi rapidamente.

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La ribellione della natura negli anni Settanta

A differenza degli insetti giganti americani e dei mostri giapponesi  prodotti dalla Toho negli anni Cinquanta e Sessanta, i film sulla ribellione della natura presentano animali di dimensioni più o meno reali. È invece inconsueta la loro ferocia, risultato dello sconsiderato sfruttamento da parte dell’uomo del loro habitat. Una distruzione dell’ecosistema di cui fanno parte, causato dallo sviluppo industriale. Così oltre alle orde di insetti in questo decennio vediamo trasformarsi in macchine assassine svariati tipi di animali; come i gatti di Eye of the Cat (1969), i cani in Dogs (1976), conigli, topi, grizzly e così via. Anche se nessuno di questi film è paragonabile al capolavoro di Hitchcock, tutti i film citati sono coerenti rispetto alla tematica cinematografica sulla ribellione della natura; gli animali non sono mai colpevoli, la responsabilità è sempre dell’uomo.

Per quanto riguarda gli animali acquatici, con alcune eccezioni come Gojira (1971) e Spiaggia di sangue (1981), la maggior parte dei film incentrati sui terrori acquatici seguono la scia del capolavoro di Steven Spielberg, Jaws (Lo squalo, 1975). Il film del regista, appena 28enne, in meno di un mese divenne campione di incassi della storia del cinema. Spielberg fu abile sia nel creare suspense sia nel caratterizzare dei protagonisti complessi e credibili; riuscendo a fare in modo che lo spettatore vedesse nell’enorme squalo bianco la materializzazione delle proprie paure.

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Anche nel cinema australiano il tema dell’allontanamento dell’uomo dalla natura era particolarmente sentito in quel periodo. Tra i migliori esempi abbiamo il tetro Long Weekend (1979), diretto da Colin Eggleston. La storia parla di una coppia sposata, Peter e Marcia che, assieme al cane, trascorrono un fine settimana in camper nella foresta primordiale. Finiranno per essere lentamente logorati sia mentalmente che fisicamente dall’impatto della natura che li circonda; tra le minacce animali da parte di formiche, uccelli ed opossum. Un altro grande regista è Peter Weir che ne L’ultima onda (1977) utilizza una narrazione enigmatica per raccontare la denuncia della sopraffazione degli indigeni, mostrando uno scontro fra la cultura tribale e quella moderna incarnata dal protagonista. Bufere, tempeste e alluvioni rendono la pellicola di Weir una tra le storie più apocalittiche e bibliche riguardanti la ribellione della natura.

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Il ritorno del genere alla fine degli anni Novanta

Alla fine degli anni Novanta il filone sulla ribellione della natura viene riutilizzato per via della crescente attenzione verso i problemi ambientali, ma anche per la possibilità di sfruttare i progressi fatti con gli effetti speciali e la tecnologia CGI. Così il  pubblico viene letteralmente bombardato di B-movie, da Mimic (1997, Guillermo Del Toro) ad Anaconda (1997) e così via.

Tra questi spiccano tre pellicole di valore. Open Water (2003, Chris Kentis), un film girato quasi come un documentario che racconta la storia di due sub dimenticati a largo durante un’immersione di gruppo. Pur mostrando pochissimo sangue il film riesce a creare una suspense straordinaria. La seconda è The Last Winter (2006, Larry Fessender) che racconta del clima impazzito e della natura che si ribella all’uomo e alle sue azioni illogiche.

Infine per ultimo abbiamo The Host (2006, Bong Joon-ho) che tra mostri acquatici e mutazioni genetiche ci mostra la malata irragionevolezza della scienza medica (gli ettolitri di formaldeide scaricati nel fiume e la deformazione sul virus fantasma) assieme all’inaffidabilità dei corpi militari. Cosi come in un lungo viaggio, passando da King Kong a Gli uccelli e da Lo squalo a The Host, attraversiamo l’inconscio collettivo di una società che si interroga sui propri peccati.

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