I migliori 10 film con finale a sorpresa della storia del cinema

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Vi sono film che rimangono impressi nella nostra mente per essere riusciti a ribaltare le nostre aspettative, sorprendendoci con un finale a sorpresa.

La Scimmia ha deciso di elencare per voi, in ordine di anno di produzione, 10 film che sono riusciti a sorprendere il grande pubblico sfruttando al meglio il colpo di scena finale. Ve ne sono moltissimi in grado di stupirci, ma abbiamo cercato di scegliere film che rappresentino al meglio questa sensazione di sorpresa. Ecco i 10 migliori film con finale a sorpresa di sempre:

10) Paura in palcoscenico, Alfred Hitchcock (1950)

PAURA IN PALCOSCENICO

(A cura di Ettore Bocci)

Jonathan (Richard Todd), è sospettato dalla polizia di aver assassinato il marito di Charlotte (Marlene Dietrich), sua amante. L’amica di Jonathan Eve (Jane Wyman), innamorata profondamente di lui, proverà ad aiutarlo.
Hitchcock, il maestro della suspense, ci ha abituato spessissimo a finali dal grande impatto (Gli uccelli, Psyco, Marnie e soprattutto La donna che visse due volte, probabilmente con un colpo di scena anche più significativo del film che abbiamo scelto). Paura in palcoscenico però ha una caratteristica del tutto singolare. Hitchcock usa il falso flashback (da molti scelta criticata, ma per noi geniale), ovvero Il flashback che noi vediamo all’inizio, si rivelerà successivamente falso. Il film, quindi è anche un esempio perfetto, di come si possono infrangere intelligentemente delle “regole” cinematografiche in modo brillante.

 

9. Il Sorpasso, Dino Risi (1962)

Il sorpasso

Bruno Cortona (Vittorio Gassman), è un romano sbruffone sicuro di sè, mentre Roberto Mariani (Jean Louis Trintignant) è un timido studente. I due s’incontrano la vigilia di ferragosto in una Roma disabitata d’estate. Attraversano varie località laziali a bordo della Lancia Aurelia Sport. Un viaggio dove le consapevolezze mutano ed il coraggio prende le redini della vita.

Il Sorpasso non è solo sopravanzare da destra ma rappresenta metaforicamente il superamento dei principi tradizionali da parte di una società moderna stravolta dal boom economico: potremmo dire che l’amoralità, le debolezze, i vizi di Bruno e il rispetto per la famiglia, per i sacrifici e per la virtù in generale di Roberto, affascinata dall’approssimarsi dello sviluppo e dalla spregiudicatezza non sono che la metafora del cambiamento di cui parliamo. La Roma di Risi non è quella mondana e disinibita delle vie del Centro, ma anche quella proletaria, da Civitavecchia a Castiglioncello, la Balduina, il Quartiere Olimpico.

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Anche cinematograficamente parlando “Il Sorpasso” rappresenta un salto in avanti della commedia all’italiana (e ricalca soprattutto lo stile dei Road-movie americani) che generalmente usava la caricatura di soggetti/personaggi come denuncia ad un’ipocrita società italiana: qui vi è, invece, uno sguardo molto più profondo, una comprensione dell’altro nella sua complessività psicologica con il conseguente riconoscimento della propria. Una “nuova” commedia all’italiana con finale a sorpresa, inserito nella lista delle “100 pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978” e che valse a Gassman il Nastro d’Argento e il David di Donatello come miglior attore protagonista (1963)

 

8. Rosemary’s baby, Roman Polanski (1968)

Rosemarys baby cover

Rosemary, una timida ragazza incinta, si trasferisce in un nuovo appartamento, insieme al suo compagno Guy. Rosemary’s baby è tratto dall’omonimo romanzo di Ira Levin ed è il secondo film della cosiddetta “Trilogia dell’appartamento“, diretto da Roman Polanski con Mia Farrow e John Cassavetes. Il film, famoso per la sua natura inquietante e la sua rappresentazione estremamente realistica, ha anche forti legami con fatti di cronaca nera realmente accaduti: l’inquadratura iniziale si apre con le immagini del Dakota Building, l’edificio “maledetto” più rinomato d’America, noto per esser stato luogo di tragedie come l’assassinio di John Lennon avvenuto davanti le porte del palazzo.

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7. Profondo rosso, Dario Argento (1975)

Finale a sorpresa

(A cura di Ettore Bocci)

A Roma, Il pianista inglese Marc Daly (David Hemmings), assiste involontariamente all’omicidio della medium Helga Ulmann (Macha Merìl). Dopo aver fatto conoscenza del commissario Calcabrini (Eros Pagni) e della giornalista Gianna (Daria Nicolodi),il protagonista incomincerà ad indagare autonomamente proprio con l’aiuto di quest’ultima. Celebre film del più grande regista di thriller nostrani, Dario Argento, Profondo rosso ha indubbiamente un finale a sorpresa tra i più sorprendenti di sempre. Più che la soluzione narrativa del giallo, il finale funziona per le sue caratteristiche specificamente cinematografiche, per l’idea visiva che c’è dietro (già in L’uccello dalle piume di cristallo e in 4 mosche di velluto grigio il finale si risolve in modo simile). E quando al cinema a parlare sono le immagini e non le parole, il risultato non può che essere grandioso.

 

6. La casa dalle finestre che ridono, Pupi Avati (1976)

la casa dalle finestre che ridono cinelapsus

(A cura di Ettore Bocci)

Nella Pianura Padana (vicino a Ferrara), il restauratore Stefano (Lino Capolicchio), ha il compito di restaurare in una chiesa, l’affresco del Martirio di San Sebastiano, dipinto avvolto nel mistero. Nel frattempo nel paese avvengono delle morti inspiegabili. I delitti potrebbero essere collegati al passato oscuro del pittore poi morto suicida? Si dice spesso che Pupi Avati ha sempre fatto due tipi di film, i drammi autobiografici generazionali e gli horror. La casa dalle finestre che ridono, è senza dubbio il miglior film horror del regista. Differenziandosi dai modelli argentiani e fulciani che andavano di moda in quel periodo storico, Avati gira un film completamente personale, sfruttando al meglio il paesaggio della bassa padana (con una nebbia sempre presente) e le atmosfere gotiche e religiose. Aggiungiamoci pure un colpo di scena finale indimenticabile e il gioco è fatto.