Copenhagen Cowboy: recensione della nuova serie Netflix di Nicolas Winding Refn

Copenhagen
Condividi l'articolo

Copenhagen Cowboy è la nuova serie “neon-noir” di Refn, ambientata in un mondo di criminalità oscuro e grottesco

Refn torna alla carica su Netflix con Copenhagen Cowboy, una serie in sei episodi che porta agli estremi le intense atmosfere e le forti tinte al neon del regista danese con una ambientazione ispirata alla sua patria e multi-etnica al tempo stesso. Protagonista Miu, un’enigmatica ragazza che sembra avere poteri paranormali.

Costei si trova in un mondo oscuro popolato da criminali dalle strane intenzioni, e vi si muove in un cerchio di superstizioni, pressioni psicologiche e bisogni umani male espressi che ci vengono tutti presentati a forti tinte rosse e blu (letteralmente), con battute sparute e spesso criptiche e azioni che più volte sembrano non avere un senso.

In una parola: Refn. Chi conosce il lavoro del regista sarà abituato anche ai ritmi estremamente lenti ed ipnotici delle sue narrazioni, al ricorso a musiche synthwave e ad elementi grafici ridotti all’osso come minutaggio ma, quando presenti, forieri di una violenza estrema e cruda a dir poco.

LEGGI ANCHE:  Too Old To Die Young: La recensione degli abissi di Nicolas Winding Refn

In Copenhagen Cowboy, e certo anche perché gioca in casa, Refn mette particolarmente alla prova i suoi spettatori con una scrittura che si avvicina molto ai lavori di David Lynch e gioca tantissimo su atmosfera e caratterizzazione, affidando molto di ciò che vuole dire a semplici espressioni facciali, costruzioni plastiche immobili e inquadrature simmetriche di puro senso estetico.

Miu ci trascina in questo mondo che per lei sembra al tempo stesso estraneo e perfettamente confortevole. Non la vediamo mai impaurita nè seriamente in difficoltà nonostante i disagi che affronta, come se questo universo freddo e spietato fosse l’unico che può mai conoscere e nel quale vivere.

Copenhagen Cowboy è in sostanza un lavoro sicuramente divisivo, come sempre è l’opera di Refn: magniloquente, si perde in lunghe sequenze imperscrutabili e in quanto tale va apprezzato più nella forma e nella struttura che nel contenuto e nel messaggio. Probabilmente soddisfacente per i fan del regista, sicuramente lento e tedioso per chiunque altro, comunque una serie originale e caratteristica.

LEGGI ANCHE:  Suspiria torna al cinema in 4K - 20 curiosità sul film

Continuate a seguirci su LaScimmiaPensa