Strofe: Fabrizio De André – Il pescatore, il significato della canzone

Il testo e il significato di Il pescatore, uno dei brani più celebri e belli di Fabrizio De André, un inno al perdono e alla libertà.

Sanremo; Il pescatore; Fabrizio De André
Credits: Fabrizio De André / YouTube
Condividi l'articolo

Fabrizio De André è stato uno dei più grandi (se non il più grande in assoluto) cantautori italiani. Faber ha tratto ispirazione dagli autori della chanson francese di quegli anni, come Jaques Brel ma soprattutto Georges Brassens, per creare una nuova traccia nella musica italiana.

De André ha saputo reinventarsi continuamente, esplorando musicalità folk, canzoni in dialetto, uno splendido concept album e molto altro, creando una parabola unica ancora oggi molto importante e da (ri)scoprire a 23 anni dalla sua morte.

Uno dei brani più belli scritti e interpretati da De André è sicuramente Il pescatore, un classico intramontabile del suo repertorio che entrava obbligatoriamente in scaletta nei suoi concerti.

Il pescatore è un inno alla carità cristiana, all’umanità prima di ogni altra cosa, e ci dice molto di Faber, anche alla luce delle sue convinzioni politiche. Ecco il significato dello splendido testo.

All’ombra dell’ultimo sole

All’ombra dell’ultimo sole
S’era assopito un pescatore
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso.

La prima, celebre strofa de Il pescatore ci presenta il protagonista del brano, ovvero il pescatore, che si sta riposando all’ombra, con il “solco lungo il viso” che è stato spesso oggetto di discordia. 

Si tratta infatti non di una ferita, come molti hanno pensato soprattutto per il proseguo della canzone, quanto dalle profonde rughe causate dal suo lavoro, dal sole e l’aria di mare, tipiche, appunto, dei pescatori. Il sorriso, serafico, rappresenta la sua serenità, nella sua pur modesta vita.

Venne alla spiaggia un assassino
Due occhi grandi da bambino
Due occhi enormi di paura
Eran gli specchi di un’avventura.

Qui entra in scena il secondo personaggio, ovvero l’assassino. La prima descrizione che ne fa De André non è di un uomo furioso o malvagio. Gli “occhi grandi da bambino”, che rappresentano l’innocenza, pieni di paura ci raccontano di un uomo spaventato, con una storia e un’avventura alle spalle.

LEGGI ANCHE:  Faber Nostrum non è necessario, ma è giusto: De Andrè è di tutti

E chiese al vecchio dammi il pane
Ho poco tempo e troppa fame
E chiese al vecchio dammi il vino
Ho sete e sono un assassino.

L’assassino chiede al vecchio pescatore da mangiare e bere. Scopriamo che è in fuga da qualcuno o qualcosa, probabilmente un carcere come capiremo dopo (e sicuramente dai gendarmi che troveremo in seguito).

Ma versò il vino e spezzò il pane…

Fabrizio De André Faber
– Credits: Fabrizio De André / Mondadori

Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno
Non si guardò neppure intorno
Ma versò il vino e spezzò il pane
Per chi diceva ho sete e ho fame.

In questa strofa si racchiude probabilmente il senso profondo del brano. Versare il vino e spezzare il pane ha un chiaro valore simbolico per la religione cristiana, simboleggiando il sacrificio di Cristo per l’umanità.

Il pescatore, con umiltà e senza giudicare il passato dell’uomo, gli offre pane e vino senza dire parola. L’uomo non tratta l’assassino come un criminale, ma prima di tutto come essere umano bisognoso, e quindi meritevole di carità.

In un certo senso lo stesso pescatore potrebbe essere una figura cristologica, che si sacrifica per l’assassino donandogli il proprio corpo e il proprio sangue.

Come ben sappiamo la religione cristiana è molto presente nei testi di De André, e questa non è altro che una conferma del significato di queste parole, peraltro confermato dal figlio Cristiano.

E fu il calore di un momento
Poi via di nuovo verso il vento
Davanti agli occhi ancora il sole
Dietro alle spalle un pescatore.

Dietro alle spalle un pescatore
E la memoria è già dolore
È già il rimpianto d’un aprile
Giocato all’ombra di un cortile.

A questo punto l’assassino prosegue nella sua fuga, ma l’incontro lo ha segnato. La memoria diventa dolore, mentre il ricordo dell’aprile giocato all’ombra di un cortile gli crea un rimpianto.

LEGGI ANCHE:  Fabrizio De André: Jorit omaggia il cantautore con un'opera [FOTO]

È probabile che l’uomo, messo di fronte ad un gesto di carità del genere, si sia pentito delle sue colpe, del suo odio che l’ha reso assassino. La redenzione è, probabilmente, avvenuta.

Vennero in sella due gendarmi
Vennero in sella con le armi
Chiesero al vecchio se lì vicino
Fosse passato un assassino.

Ma all’ombra dell’ultimo sole
S’era assopito il pescatore
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso.

Il finale, aperto, vede l’entrata in scena dei due gendarmi. Le convinzioni anarchiche di De André sono ben note, e non è un caso che spesso nelle sue canzoni si trovino membri delle forze dell’ordine.

È molto plausibile che il pescatore non abbia risposto alla domanda dei gendarmi, o quantomeno non abbia rivelato nulla circa l’assassino passato poco tempo prima.

Si rafforza ancora l’idea di sacrificio, di ridare la libertà (fisica e spirituale) all’assassino da parte del pescatore, che nel finale si trova nuovamente assopito, chiudendo la canzone in un cerchio, statuario e quasi mistico nel suo riposo e il suo volto segnato dalla durezza della vita.

Ecco il brano, che vi proponiamo nella versione live con gli splendidi arrangiamenti della PFM amatissimi da De André e che userà moltissimo nei suoi concerti.

Leggi anche: