CODA – I segni del cuore, la Recensione del film premiato agli Oscar

Dopo il trionfo alla notte degli Oscar, ecco la recensione del film tratto dal francese La famiglia Bélier

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Dopo le vittorie ai Producers Guild Awards e ai Writers Guild Awards, non sorprende che alla 94° edizione dei Premi Oscar abbia trionfato CODA – I segni del cuore come miglior film della stagione cinematografica che ci siamo appena lasciati alle spalle.

Il film di Sian Heder è il remake del film francese del 2014 La famiglia Bélier, a sua volta liberamente tratto dal libro autobiografico Les mots qu’on ne me dit pas di Véronique Poulain. A differenza della pellicola francese, però, CODA è interpretato da tutti attori realmente sordi, con l’unica eccezione della protagonista interpretata da Emilia Jones.

In occasione dei premi Oscar ricevuti – miglior film, miglior sceneggiatura non originale e miglior attore non protagonista a Troy Kotsur – CODA arriverà al cinema il prossimo 31 Marzo.

CODA – I segni del cuore, la trama

La storia di CODA – I segni del cuore è quella di Ruby (Emilia Jones), una ragazza di diciassette anni, unica persona udente all’interno della sua famiglia.

Anche per questo, ogni giorno, prima di entrare a scuola la ragazza aiuta i genitori (Marlee Matlin e Troy Kotsur) e il fratello (Daniel Durant) nell’attività ittica.

Tuttavia quando Ruby decide di entrare nel coro della scuola, la sua vita comincia a cambiare in modo lento e inesorabile. Questo perché la ragazza scopre il sogno di poter cantare per sostenersi.

Un sogno supportato anche dall’insegnante di canto (Eugenio Derbez) che la spinge a tentare un’audizione in una nota scuola di canto. Ruby, allora, dovrà decidere se inseguire il suo sogno o rimanere dove la sua famiglia sembra avere un disperato bisogno di lei.

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CODA – I segni del cuore: la Recensione

CODA – I segni del cuore è uno di quei film che arriva al cinema per dare a chi guarda una sensazione di benessere diffuso. Una di quelle pellicole, dunque, create ad hoc per far passare una serata piacevole agli spettatori, senza chiedere nulla in cambio.

Da questo punto di vista CODA è un film che presenta caratteristiche quasi studiate a tavolino per funzionare: da una parte una ragazza adolescente che insegue il proprio sogno tra mille difficoltà e nel frattempo trova l’amore. Dall’altra la storia di una famiglia percepita come svantaggiata dalla società che riesce non solo a trovare il proprio lieto fine, ma anche a presentarsi come una famiglia positiva, senza problematiche.

Si tratta dunque di una pellicola prevedibile, che non offre davvero niente di nuovo e che da allo spettatore la familiare e rassicurante sensazione di non doversi aspettare brutte sorprese, elemento non così scontato visti i tempi bui che tutti stiamo vivendo.

CODA – I segni del cuore è dunque un film che funziona nell’arco di tempo della visione: ma è anche uno di quelle pellicole che si dimenticano poco dopo i titoli di coda. Una film che non lascia davvero qualcosa, che non rimane nella mente dello spettatore.

Inoltre il film subisce il peso del confronto con il film originale: un film che viene seguito in maniera quasi pedissequa e che dunque fa aumentare la sensazione di non-originalità.

Sebbene non sia mai davvero saggio mettere a confronto due prodotti, è anche vero che CODA – I segni del cuore prende così tanto da La Famiglia Bélier che è impossibile non guardarlo senza lasciare che la mente vada verso la pellicola francese.

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E se la pellicola francese aveva dalla sua una forte componente emotiva che ne sancì un buon successo, CODA sembra essere un’operazione più studiata che, quindi, rimane molto più fredda quanto a empatia.

Un film anonimo con interpretazioni indimenticabili

A salvare il film di Sian Heder dall’oblio – nonostante le vittorie durante la notte degli Oscar – ci pensano però le interpretazioni degli attori protagonisti. A differenza di quanto avveniva nel film originale, CODA – I segni del cuore si fonda sull’interpretazioni di attori realmente sordi, che riescono a dare con maggiore verosimiglianza i problemi di essere non udenti in un mondo che sembra non concepirli.

In questo senso le interpretazioni dei personaggi sono la vera via per arrivare al cuore del film: forse non ci interessa la storia di Ruby, ma di sicuro siamo attirati alla scoperta di un mondo che molto spesso viene lasciato ai margini.

Troy Kotsur, nello specifico, è il vero cuore del film e la sua interpretazione è ciò che tiene su tutto il film che, altrimenti, rimarrebbe su un livello di mera sufficienza.

Sicuramente CODA – I segni del cuore non è il migliori film della stagione del 2021 (specie considerati alcuni degli avversari alla notte degli Oscar), ma rimane un film piacevole per passare una serata leggera, senza chiedere molto.