I 10 migliori episodi di Breaking Bad [LISTA]

Solo pochi giorni fa LADBible ha eletto Breaking Bad come migliore serie del XXI Secolo. Non è certo la prima volta che la serie viene indicata come espressione massima della serialità. Ma quali sono i 10 episodi che rendono Breaking bad così unica?

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3. S4 E13 Fine della storia (Face Off)

s4 e13 Gustavo
Gustavo Fring (Ernesto Esposito9 nel finale della quarta stagione di Breaking Bad

Se il flashback che racconta la morte di Max resta uno dei momenti più struggenti di Breaking Bad, la morte dello stesso Gustavo Fring non potrà che essere una delle più spettacolari, letteralmente la più “esplosiva”.

Walter White, a questo punto della serie, ha capito che eliminare Gus resta la sua unica possibilità di sopravvivenza, ma soprattutto ha individuato il suo unico, vero punto debole: l’odio per Hector Salamanca.

Walt tenta il tutto per tutto e si presenta direttamente nel suo ospizio, Casa Tranquila, per proporgli il piano di vendetta perfetta. Il vecchi Tio dopo l’ictus riesce a esprimersi solo suonando un campanello, con l’aiuto di un’infermiera e una tavola alfabetica.

Riesce a farsi portare dalla D.E.A., ma in una sequenza esilarante e grottesca, le parole che fa comporre dall’infermiera sono semplicemente: “suck my” e “fuck you”. A Walter basta che Gustavo Fring creda che l’uomo si sia rivolto alla narcotici.

Walter Fring si prepara per la sua ultima visita a Salamanca con la sacralità della resa dei conti: quella che ha atteso per anni. Un brano accompagna l’intera sequenza: Goodbye degli Apparat. Fatalmente, questo tragico tema di morte diventerà anche la sigla di un’altra serie: Dark.

La vendetta, per Gustavo Fring, avrà un sapore molto diverso dal previsto. Al campanello di Salamanca è connessa una bomba. E il risultato è una di quelle sequenze memorabili, che rendono Breaking Bad una serie unica, che non ha precedenti né epigoni.

Dopo l’esplosione Gustavo Fring esce dalla stanza, metà del suo volto è letteralmente saltato in aria, ma si sistema serenamente la cravatta, prima di crollare a terra morto.

2. S5 E16 Felina

breaking bad felina
Aaron Paul (Jesse Pinkman) nell’episodio finale di Breaking Bad

Il blocco composto dai 4 episodi Riserva indiana – Declino – Tutto torna – Felina (To’hajiilee – Ozymandias – Granite State – Felina) può essere considerato un unico, magnifico lungometraggio in 4 parti, che rappresenta il perfetto “lungo addio” a Breaking Bad. Un finale amaro e crudele, dove tutti i protagonisti si troveranno infine uno contro l’altro, nel tentativo disperato di salvarsi.

Tra questi 4 episodi, il “series finale” segna l’ennesimo, brillante colpo di coda di Walter White. Credevamo di aver già visto la fine di tutto. Ma morire solo in una baita sperduta tra le montagne del New Hampsire non sarebbe stato un epilogo degno di Heinsenberg. Giustizia e vendetta sono indistinguibili in quello che, comunque, si rivelerà un piano impeccabile.

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Anzitutto, Walt deve chiudere i conti con Elliott e Gretchen Schwartz (Adam Godley e Jessica Hecht): i principali responsabili della rabbia che lo consuma da una vita. Non smetterà mai di odiarli per averlo estromesso dalla società che aveva contribuito a fondare, la Grey Matter Technologies, che ora vanta miliardi di dollari di fatturato.

E sappiamo tutti che se avesse accettato la loro offerta, lasciandogli pagare le spese mediche, non ci sarebbe stato alcun Breaking Bad. Ora vuole che facciano arrivare i suoi guadagni ai suoi figli. Ma soprattutto, prendersene gioco come due stupidi.

Quindi, serve un’autentica mattanza per eliminare Todd Alquist (Jesse Plemons), suo zio Jack e l’intera banda dei neo-nazisti e traditori che ha distrutto l’impero nascente di Heisenberg, e ora osa perfino cucinare il suo prodotto.

Un finale spettacolare, perfettamente congegnato, che lascia perfino spazio per una sorta di redenzione. Ovvero: risparmiare Jesse, che la banda teneva prigioniero come un cane alla catena.

Felina è stato scritto e diretto dallo stesso Vince Gillighan. Difficilmente nella storia della serialità troveremo un’altra closure tanto cristallina, capace di risolvere ogni singola linea narrativa nei termini di un perfetto, necessario pay-off.

1. S5 E14 Ozymamndias (Declino)

Breaking Bad Ozymandias

L’episodio inizia con un flashback, che ci riporta indietro a quando tutto è iniziato. Per la prima volta Walt e Jesse cucinano nel camper nel bel mezzo del deserto. Mr. White se ne va in giro in mutandoni, prepara delle scuse prima di telefonare a sua moglie.

Per la prima volta, Skyler suggerisce che la bimba in arrivo potrebbe chiamarsi Holly. La scena appare ora incredibilmente tenera: la memoria di un tempo che è irrimediabilmente andato. Nel corso della serie abbiamo visto molte volte Walter White scongiurare un disastro apparentemente ineluttabile.

Ma questa volta, siamo davvero al tragico epilogo. Come si conviene ad una serie costruita interamente sul presagio di una morte incombente, il punto più alto di Breaking Bad non è l’episodio finale, ma quello in cui il protagonista prende consapevolezza che è davvero finita: l’avventura volge al termine.

L’episodio precedente aveva preparato lo scenario di una tragedia ineluttabile. Walt è caduto nel tranello conducendo Hank e Jesse esattamente nella riserva indiana dove ha sepolto i suoi barili, che contengono circa 80 milioni di dollari.

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Poi ha compiuto un secondo errore fatale: fornire le coordinate anche alla banda di neonazisti che aveva assoldato per eliminare Jesse. Cerca di annullare la missione, ma la banda non è mai stata ai suoi ordini.

Hank Scharder, che aveva ammanettato il cognato, dichiarandolo trionfalmente in arresto, capisce subito di essere spacciato: “You’re the smartest guy I ever met, and you’re too stupid to see he made up his mind 10 minutes ago” (“Sei la persona più intelligente che conosca e non hai capito che quest’uomo ha deciso 10 minuti fa”).

Dopo la sua esecuzione, Walter White cade a terra, il suo volto in primo piano è una maschera di sofferenza: una delle immagini più potenti della serie.

L’ultimo errore di Walt sarà credere che la sua famiglia sia disposta a fuggire con lui. Molti elementi rendono questo episodio un capolavoro irripetibile. Ad esempio, la crudeltà con cui Walt chiude i conti con Jesse, rivelandogli con aria sprezzante la verità sulla morte di Jane.

Oppure, sul versante opposto, l’amore che sottende il suo ultimo gesto disperato: rapire la piccola Holly e chiamare la moglie, sapendo che è in presenza della polizia, scagionandola da ogni responsabilità. Nella sequenza della telefonata, la performance di Bryan Cranston lascia senza fiato, interpretando un uomo in lacrime, disperato, che pure tuona come una belva inferocita.

In quest’ambivalenza c’è tutto il personaggio di Walter White: un sociopatico capace di entrare nel cuore degli spettatori, disorientarli episodio dopo episodio, mostrandosi insieme fragile e violento, ingenuo e geniale, feroce e incredibilmente amorevole e gentile.

“Ozymandias è il mio nome, il Re dei Re / Guardate alle mie opere, oh potenti, e disperate!/ Null’altro rimane. Attorno allo sfacelo / di quel rudere immenso, sconfinato e nudo / si stende delle sabbie, solitario, il piano.”

Così recita il sonetto firmato da Percy Bysshe Shelley nel 1817, dedicato alle rovine della statua di Ramsete Il Grande, Faraone d’Egitto, che giacciono ora nel deserto come una gigantesca testa e delle gambe senza tronco.

Non poteva esserci titolo più emblematico, per quello che forse non è solo il migliore episodio di Breaking Bad, ma una tra le più perfette espressioni della serialità in assoluto.

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