The Vast of Night, il film Sci-Fi rivelazione di Amazon | Recensione

Il 29 maggio è approdato su Amazon Prime Video The Vast of Night - l'immensità della notte, film d'esordio del talentuoso Andrew Patterson. Vi sorprenderà!

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The Vast of Night, una delle locandine, Credits: Amazon
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The Vast of Night – L’immensità della notte, film d’esordio del talentuoso regista Andrew Patterson, è disponibile dal 29 maggio su Amazon Prime Video.

Trama

Stati Uniti, anni ’50. Una giovane centralinista e un carismatico DJ incappano in uno strano suono che pare provenire da molto lontano. Il mistero s’infittirà sempre di più fino a quando i due protagonisti verranno messi dinanzi ad una incredibile e scioccante verità.

Cast

  • Sierra McCormick: Fay Crocker
  • Jake Horowitz: Everett
  • Gail Cronauer: Mabel Blanche
  • Bruce Davis: Billy
  • Greg Peyton: Benny

Trailer

The Vast of Night: Recensione

Passato come un suono sommesso, quasi impercettibile, The Vast of Night ha molte cose in comune con il segnale disturbante che monopolizza la trama, ed è pronto come quest’ultimo a catturare l’attenzione di molti. Misterioso, improvviso, affascinante. Questo piccolo gioiellino Sci-Fi di Amazon è una ventata di freschezza (nella messa in scena più che nella trama) all’interno di un genere che può contare da sempre milioni di appassionati.

Anni ’50, siamo nel sud degli Stati Uniti, e quando scriviamo “siamo” è perché questa non è solo l’ambientazione del film, ma una vera e propria porta spazio temporale che trasporta lo spettatore in un mondo che non c’è più, illusoriamente incantato, artificialmente elettrizzante. Siamo subito immersi in questa atmosfera americana di provincia dal sapore degli Happy Days e delle primavere che da europei ne abbiamo potuto godere solamente attraverso i piccoli e grandi schermi, eppure con la sua aura da Ai confini della realtà, The Vast of Night coinvolge come se avessimo vissuto quei tempi da sempre.

Mitologia Ufo e America dei fifities: con i suoi cardigan; licei; cheeseburger; Guerra Fredda; apparenza da quadretto di famiglia che nasconde scheletri più grandi dell’armadio che li contiene, come la segregazione razziale e il maccartismo; gli esordi della radio; il fascino di un tempo che appariva pieno di possibilità ove si sognavano macchine telecomandate, autostrade in tubi sottovuoto e telefoni con schermi come quelli della TV.

Una resa tecnica strabiliante

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La radio, protagonista assoluta del film

Contraddizioni, speranze, curiosità, possibilità. Si vive un’intera epoca attraverso The Vast of Night. Il tutto coronato da un resa tecnica atta a restituire tutto ciò che abbiamo riportato fin’ora. La fotografia ci dona l’illusione della pellicola, con la sua immagine granulosa e nitida che cattura la luce di un set estremamente buio, poiché la storia si svolge nell’arco di poche ore notturne e pertanto le riprese si sono svolte all’alba e al tramonto girando a 2000 ISO quasi tutto il film riuscendo a valorizzare la poca luminosità a disposizione.

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Il risultato è strabiliante, l’inevitabile rumore che l’alta sensibilità alla luce del sensore comporta è stato valorizzato con un piccolo effetto celluloide che ci restituisce un estetica granulosa perfettamente in linea con l’epoca rappresentata. Le luci del set, inoltre, non investendo mai la scena ma rimbalzando su oggetti e strutture immergono il contesto in una nebbiolina fatata che ci dona una primavera autunnale quasi da respirare. L’atmosfera è perfetta, completamente al servizio della trama, in un connubio che definire riuscito sarebbe riduttivo.

I colori dell’epoca e le brillanti trovate registiche completano il quadro. L’alternarsi di un rapporto d’aspetto 2.35:1 con un quadrato smussato di una vecchia televisione che alle tinte preferisce l’iconico bianco e nero bluastro e il segnale disturbato, rendono perfettamente l’atmosfera che ci vuole contemporaneamente al cinema e nel salotto di casa.

Un piano sequenza in Go-Kart

Numerosi i piano sequenza e i long take (il numero di tagli al montaggio è stato molto al di sotto della media), tra cui spicca la corsa della camera che ci presenta a un ritmo forsennato la geografia di una cittadina incastonata in uno stereotipo ormai inscalfibile. Per la resa di un piano sequenza così difficile si è dovuto ricorrere ad un alto grado di inventiva. la camera è stata posta su un Go-Kart (ribattezzato dolly grip) a pochi centimetri da terra sopra un gimbal che smorza i traballamenti e dà la sensazione che il percorso si stia coprendo levitando.

La corsa del piano fa una fermata alla palestra in cui la cittadina si è riunita per seguire la prima partita di Basket della stagione, e il passaggio tra il Go-Kart e i cameraman è talmente delicato da far apparire la resa completamente naturale, sensazione che s’impreziosisce con la successiva uscita dalla finestra ove la telecamera approda nuovamente sul mezzo a quattro ruote per proseguire e poi terminare la sua stupefacente corsa. Godetevelo, perché è la pratica dimostrazione che il cinema è davvero magia.

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Se poi pensiamo che The Vast of Night è un film autoprodotto con poche risorse, la ricerca degli oggetti di scena come i telefoni, i centralini, i registratori dell’epoca e l’utilizzo pulito e per nulla posticcio della tecnologia VFX appaiono come veri miracoli della dedizione di tutto il comparto tecnico del film.

Una buona storia aiuta l’immaginazione

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Sierra McCormick (Fay Crocker) e Jake Horowitz (Everett)

L’uso dell’immagine, poi, è anche votato alla restituzione di un’idea, un concetto. Quest’ultima viene a lungo sostituita da uno schermo nero come la pece mentre la radio racconta, raggiungendo lo scopo quasi ipnotico di restituirci un tempo che non c’è più e che ci sorprende a tendere l’orecchio e ad ascoltare attentamente col fiato sospeso una voce che viene da una scatola gracchiante trasformando questi tempi, per noi della generazione 2.0, in attimi sospesi sui decenni ricordandoci un mondo che non abbiamo mai vissuto e mai vivremo, sia per distanza culturale dagli States, che ormai sovrapponiamo al mito dello schermo, che per evidenti limiti temporali.

Per parafrasare lo stesso regista: se la storia raccontata è buona, l’immagine ce l’hai già nella testa. A coadiuvare tale approccio sull’immagine c’è la resa del suono. La frequenza registrata e la cui provenienza è un mistero per i protagonisti è perfettamente accolta dallo spettatore. Ansia, paura e pelle d’oca ci accompagnano nella lunga scena della piccola centralinista messasi all’ascolto. L’obiettivo del regista era quello di portare le persone a sedersi e ascoltare, ci riesce pienamente sottraendo alle immagini ciò che poi il suono aggiungerà.

Infine, il grande protagonista dell’opera, il Mito che pervade questo piccolo gioiello: gli Ufo. Ammettiamolo, alla fine cosa ci è rimasto per sognare? Le fate sono volate via, gli gnomi li abbiamo derubati, gli unicorni son diventati cavalli, i mostri persino hanno deposto le armi capendo che con noi non c’è battaglia, insomma, ci resta solo guardare in alto e fantasticare. Dietro Marte c’è Giove, poi Saturno, Urano, Nettuno, il declassato Plutone e poi, e poi, e poi così all’infinito in una tensione imaginifìca rinnovata. Questo ci dona The Vast of Night, una rinnovata immaginazione, a noi, generazione senza fantasia.

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