9 long take da manuale del cinema

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Macchina fissa, attori che entrano ed escono dalla scena, travelling funambolici dove la macchina fluttua nel vuoto: questo e molto altro è quello che chiamiamo long take. In termini tecnici, non è altro che una lunga inquadratura, una ripresa senza stacchi. Anziché dividere un dialogo in campo e controcampo, ad esempio, possiamo lasciare una telecamera fissa e lasciare parlare i personaggi per interi minuti, senza mai staccare. Il long take diventa poi piano-sequenza quando quell’inquadratura assolve anche al ruolo di scena, andando a determinare l’inizio e la fine dell’azione.

È inevitabile che nel corso del tempo questa tecnica abbia subito delle variazioni. Se nella Hollywood classica e nel suo “découpage classico” il long take era quasi una blasfemia, a partire dagli anni ’50 ne è cresciuto l’uso, in particolare grazie ai Dolly e alle gru. Negli anni ’70, con la nascita della Steadycam, sono nate nuove possibilità artistiche e tecniche che perdurano ancora oggi, ulteriormente accentuate e, a volte, facilitate dalla rivoluzione digitale.

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Il long take è una delle tecniche di ripresa più spettacolari a cui un regista, oggi come nel passato, può attingere. Quando, nel corso di un film, ci accorgiamo di osservarne uno, spesso esclamiamo con stupore la nostra meraviglia per la prodezza tecnica, ma anche artistica. Perché anche se c’è da dire che è forte la componente di bravura tecnica dell’operatore e del DoP, non è da sottovalutare la capacità registica di dare un valore aggiunto alla ripresa, oltre alla spettacolarità dell’operazione.

Ecco quindi i 10 (+1) long shot di notevole interesse filmico, in rigoroso ordine sparso.