Generic Animal, arrivare troppo Presto

Generic Animal
- Credits: Generic Animal / Facebook
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Luca Galizia, per gli amici Generic Animal, ci è arrivato. E ci è arrivato presto.

Quando sei presissimo dal tuo nuovo progetto musicale voce-tastiera-chitarra classica-drum pad-banjo-arpa celtica di genere “insomma non mi piace identificarmi in un vero e proprio genere, diciamo che faccio punk però molto emotivo e si sente tanto l’influenza dell’ultimo SoundCloud rap”, di solito tendi a sequestrare i tuoi fedelissimi amici (quello che scrive di musica, ammesso che tu ce l’abbia, chiaramente verrà evitato come la peste) e a portarli nel tuo garage per far ascoltare loro i tuoi pezzi.
O ti va male, perché i tuoi amici ascoltano solo reggaeton o harsh noise; e allora liquidano con un “Bro, non so, non riesco a capire” i tuoi brani un po’ elettronici e un po’ emo. O ti va bene, perché hai dei fratelli fidati e allora ti dicono “Fra, ci sei proprio tu in quei pezzi”.

Il garage è un ambiente unico. Non è neanche un vero e proprio ambiente, ti si costruisce intorno come la Banca Mediolanum quando ascolti determinati pezzi e poi dici “Fra, ci sei proprio tu in quei pezzi” ad un fratello che non conosci. Un grosso basement show è quello che ci serve, non un baluardo di integrità, ma un’alternativa in un mondo di palazzetti.

Luca Galizia, per i fratelli fidati Generic Animal, ce ne regala uno in Presto, uscito il 21 febbraio per La Tempesta Dischi.

Il singolo di lancio del disco, Presto, con Franco126. (Fonte: YouTube / GenericAnimalVEVO)

Scrivere per se stessi e poi, forse, per gli altri.

La prima cosa che riusciamo a capire, in un disco, è il destinatario: l’artista o il pubblico. Se è stato scritto per se stessi o per gli altri. Sono passati quasi due anni dall’ultimo disco di Generic Animal, non era troppo presto per un nuovo lavoro: quindi sicuramente è troppo Presto per lui.

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La lingua che il disco parla è timida, a volte si vergogna anche di dire “scopare” e preferisce utilizzare un eufemismo. Non riesce a sentirsi buono, e infatti nel quarto brano del disco entra Massimo Pericolo che spaccia a quindici anni e conosce già la differenza tra “amare” e “scopare”; ma non è cattivo. Sembra che parli piano perché ha la voce naturalmente bassa e non vuole gridare neanche a sé stesso quello che è successo e succede.
Quando è passata l’adolescenza e devi tirare le somme, le immagini si fanno ancora più frammentate ma riesci a descriverle meglio di prima, perché riesci ad immaginare cosa ci sia dietro. Tanto meglio non rimanere adolescenti per sempre.

Generic Animal 3
Generic Animal. (Fonte: BPM Concerti)

Ripensando a qualcosa che non abbiamo vissuto, prendendosi una nostalgia che si sviluppa nell’attimo presente: in Nirvana la generazione Z, Generic Animal compreso, è tagliata fuori da qualsiasi anacronismo. Allora di cosa avere nostalgia? Di quello che ci è successo ieri, o qualche minuto fa? O di quello che sta succedendo adesso? Senza chiamarla ‘filosofia’, ce l’abbiamo davanti agli occhi.

Ogni strumento in grado di fare domande, ne fa più di quante dovrebbe.

Dal primissimo disco, che avevamo definito “quasi perfetto”, si sentiva benissimo come Generic Animal non volesse rinunciare alla causa che aveva perorato con i Leute: l’emo. Ritroviamo la chitarra acustica dei primi brani, però in 1400 c’è una batteria hardcore e ora si sentono anche le chitarre elettriche.
Poi, non c’è mai stato del rap nelle produzioni di Generic Animal; soltanto nell’attitudine: usare solo la lingua che si conosce, le parole che ci sono familiari anche se non sono belle da pronunciare. Stavolta il disco si è spostato ancora più in là anche nelle strumentali, rubando l’intuizione dei fiati in Scarpe #2 all’emo americano. Ma non c’è gloria, forse neanche sperimentazione, viene tutto fuori insieme alle parole.
Piuttosto che scuotere in una scatola vari generi musicali, Generic Animal si ritaglia la sua nicchia, larga abbastanza da farci entrare solo lui. E si colloca ancora più in là nel percorso che già aveva avviato con EMORANGER, in una personale revisione della modalità di portare qualcosa che si chiama “musica”.

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Generic Animal è arrivato a qualcosa, forse davvero troppo presto. Abbastanza in tempo da poter affermare, sostenuto da Jacopo Lietti dei Fine Before You Came, “i soldi non fan la felicità”.

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