Animatronic – REC, recensione dell’esordio

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Questo mese ha visto la nascita al pubblico degli Animatronic.

La band è un progetto che coinvolge il batterista dei Verdena, gruppo che rientra a pieno titolo nella storia recente del rock nostrano. Ed è senza dubbio proprio Luca Ferrari, metronomo infaticabile dei Verdena, l’anima di questo nuovo progetto. Il legante del variegato disco di esordio degli Animatronic, REC, sono le poderose tracce di batteria di Ferrari. Spingendosi oltre gli stilemi più psichedelici degli ultimi lavori, perviene ad un suono aggressivo, a ritmiche serrate, a una potenza quasi metal.

E la natura di REC richiede esplicitamente un sostegno così importante nella rhythm section. Il lavoro degli Animatronic è infatti squisitamente strumentale, un progetto ambizioso, quasi anomalo nelle tendenze musicali recenti. Provenire da un background indipendente e alternativo rinunciando totalmente alla vocalità è quasi una provocazione, nei confronti di un sistema incapace da anni di dimostrare reali margini di rinnovamento. REC è una sfida vinta, un colpo ben assestato ad anni di melismi e melodrammi: un ritorno al puro suono quanto mai necessario.

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La band si muove con agio tra diversi registri.

Si prenda ad esempio la prima traccia Teddy Red & Jenny Ride. Il brano si apre con un impasto timbrico di chitarra e batteria tipico del metal, per poi declinare verso un fraseggio jazzistico e quindi ad un episodio più pop. Un mosaico di stili che parla chiaramente della volontà della band di sperimentare, di giocare per cercare una propria identità sonora. In effetti gli Animatronic sono nati come nascevano le grandi band del passato: pomeriggi passati nel garage a suonare per il gusto di farlo in gruppo. Le numerose jam session sono state la matrice di un suono che conserva la matericità conquistata dopo ore e ore di prove. A confermare la volontà di essere artigiani del timbro, il supporto prescelto per l’incisione, il nastro magnetico.

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A proposito di identità musicali, se quella di Luca Ferrari è più che evidente, non meno pronunciata è la personalità di Luca “Worm” Terzi. Versatile tra i generi, virtuoso nei soli, come in Crossing, e sempre capace di restituire un suono coerente con l’idea musicale che vuole esprimere. A incorniciare questo promettente trio Nico Atzori, nato percussionista, in questo caso nelle vesti di bassista si rivela complemento perfetto di una sezione ritmica davvero strabordante.

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Gli Animatronic sono una piacevolissima rivelazione.

Il loro disco è una sferzata alla penna dei critici musicali italiani che cantano da decenni la morte del rock. Raccogliendo l’eredità più progressive del suo gruppo storico, Luca Ferrari si fa sapiente profeta di una primavera di rinascita. Siamo di fronte ad un’opera classica nella fascinazione per il suono, contemporanea nella capacità di assemblare visioni e forme. Gli Animatronic hanno dichiarato apertamente, a tutta la scena musicale italiana, che con l’amore genuino per il suono si può uscire dai garage, dalle sale prove, e mostrare la bellezza del fare musica insieme.

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