The Boys, recensione della serie cruda e dissacrante di Prime Video

Abbiamo visto in anteprima i primi due episodi di The Boys, serie targata Prime Video in arrivo il 26 Luglio

The Boys
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Debutterà il prossimo 26 Luglio su Prime Video The Boys, serie televisiva in otto episodi tratta dalla saga a fumetti di Garth Ennis e Darick Robertson. La serie si inserisce con intelligenza in un contesto d’intrattenimento come quello attuale, dove basta pronunciare la parola supereroi per chiamare a sé folle di spettatori e appassionati.

Merito, sicuramente, del Marvel Cinematic Universe che con il ciclo delle gemme dell’infinito e la trilogia di Avengers ha in qualche modo dettato un nuovo modo di percepire la figura del supereroe. Non più una figura rappresentativa di tutti i valori più positivi, ma persone scanzonate, a tratti arroganti e con zone d’ombra più o meno estese. Personaggi che prima di arrivare a compiere il bene fronteggiano la parte più egoistica dei propri desideri.

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Ma cosa succede se i supereroi passano al lato oscuro?

Cosa succede quando chi riceve in dono un potere che aggiunge lo “stra” all’ordinarietà dell’esistenza decide di abusarne? Ed è da questo presupposto che parte The Boys (qui il violentissimo trailer).

L’America che vi viene descritta è un paese che guarda a sette supereroi per risolvere ogni problema o crimine. Ma dietro la facciata dei sorrisi tirati, dei nomi altisonanti e delle divise dai colori sgargianti, si nascondono personaggi gretti, a tratti crudeli, che pensano di poter agire come meglio credono perché, di fatto, si ritengono imbattibili. Perché sono supereroi. E chi si occupa di garantire che i supereroi non commettano errori?

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Sarà allora compito dei The Boys del titolo cercare di arginare la follia quasi dittatoriale dei supereroi, sconfiggendoli con astuzia. Un tema, questo, che in ambito letterario era già stato affrontato anche dalla Trilogia degli Eliminatori di Brandon Sanderoson: ma The Boys non si contenta di far riflettere lo spettatore sul lato meno visibile della fama e della popolarità.

La serie Prime Video, con i suoi toni da black comedy, con tutte le sfumature immaginabili del politicamente scorretto, mostra il livello più eccessivo di un’ebbrezza da potere, riempiendo lo schermo di sangue e non solo.

Il risultato – almeno per i primi due episodi che abbiamo visto in anteprima – è una serie televisiva che non si nasconde, che non mira ad avere un pubblico ampio anche a costo di snaturare la natura più dissacrante dell’opera. Una serie che si sporca, che si lancia tra il volgare e la violenza.

The Boys si presenta già dai primissimi frame come una serie sfrontata e cruda, che pur nei suoi toni più scanzonati – che si devono probabilmente al tipico humour britannico di Garth Ennis – non rinuncia mai a mostrare come i supereroi tratteggiati in questa saga televisiva non siano altro che l’esasperazione del lato più vergognoso dell’essere umano.

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Nel descrivere il dark side di questi supereroi quasi quotati in borsa come meri oggetti di valore, The Boys sembra al contrario guardare in faccia l’umano e l’umana tendenza a voler prevalere sul più debole non appena se ne ha l’occasione. I supereroi, allora, diventano il male da abbattere, i villain da sconfiggere, in un ribaltamento della prospettiva che sancisce immediatamente uno dei punti forti della stagione.

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Se in Avengers: Infinity War avevamo assistito ad un blando tentativo di umanizzare Thanos, dandogli ragioni quasi condivisibili per il suo genocidio, con The Boys ci troviamo sul versante opposto.

Non c’è più bisogno di umanizzare chi travalica l’ordinario: i supereroi sono già profondamente umani nel loro essere avidamente ancorati al loro desiderio di prevalsa e alla totale mancanza di empatia verso il resto del mondo.

Anche a livello estetico, però, The Boys è una serie che funziona e cattura immediatamente lo sguardo.

Merito di un buon cast, su cui torreggiano il Butcher di Karl Urban e il Patriota di Antony Starr, irriconoscibile dopo aver dato il volto al protagonista di Banshee. I due personaggi siedono sui lati opposti della barricata: sentimento che viene reso perfettamente anche a livello estetico. Tanto è scuro e con abiti cromatici tendenti al nero il primo, tanto è biondo e sgargiante il secondo, in una sorta di messinscena di trasparenza e onestà.

A questo si aggiunge un utilizzo ottimo della colonna sonora, che pur limitandosi al ruolo di accompagnamento, riesce sempre a sposarsi molto bene alle sequenze, aumentando il coinvolgimento del pubblico e dando alla storia una terza dimensione per poter essere vissuta.