Keanu – La recensione dell’esilarante action comedy con Jordan Peele e Keegan-Michael Key

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Il trionfo inaspettato di Scappa – Get Out per la miglior sceneggiatura originale a scapito di Tre manifesi a Ebbing, Missouri ha colto un pò tutti di sorpresa all’ultima edizione degli Oscar.

Ma chi è Jordan Peele, il regista e sceneggiatore dell’acclamato horror satirico che ha conquistato la critica americana?

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Da sinistra: Keegan-Michael Key e Jordan Peele.

Peele, classe 1979, ha cominciato a farsi notare come membro della serie comica Mad TV, a cui ha partecipato dal 2003 al 2008, nella quale entra in contatto con Keegan-Michael Key (n. 1971) dando vita ad un duo comico tra i più amati e seguiti degli ultimi anni in America. La consacrazione arriva con la serie Key & Peele, andata in onda dal 2012 al 2015, in cui i due hanno modo di comprovare la loro chimica inscenando esilaranti sketch comici, dei quali il più famoso resta senz’altro quello in cui Peele impersona Barack Obama e Key il suo “traduttore infuriato” Luther, il quale dà voce all’animo infervorato che si cela presumibilmente dietro le misurate parole del presidente.

Il 2016 è l’anno del loro esordio cinematografico con la commedia action demenziale Keanu, scritta da Peele assieme ad Alex Rubens per la regia di Peter Atencio.

Già dalla sua premessa il film nasce e muore nell’assurdità più totale: Rell (Peele), un uomo distrutto dalla recente fine della sua relazione, si imbatte per caso in un tenero gattino, il quale riesce miracolosamente a risollevargli il morale e a cui dà il nome di Keanu. In sua assenza, la sua casa viene svaligiata da dei trafficanti di droga a causa di un equivoco, e il micio viene sottratto. Rell così, assieme al cugino e migliore amico Clarence (Key), si imbarca in una rischiosissima missione: mettersi sulle tracce dei malavitosi, il cui capo Cheddar (Method Man) è in possesso del gattino. Il piano è quello di infiltrarsi sotto nomi fittizi nella gang spacciandosi per dei temibili criminali famosi nella zona, ma che nessuno di loro ha mai visto. Se riusciranno a portare a termine una serie di atti criminosi assieme alla gang, al termine della giornata potranno riavere il gattino.

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Keanu – La recensione

Siete riusciti a finire di leggere la sinossi restando seri? Se la risposta è no, sappiate che questo è esattamente l’intento del film.

In realtà l’atto della ricerca del micio scomparso si rivela nient’altro che uno specchietto per le allodole. Peele esplora, con la sagacia e l’ironia sottile che si sta rivelando il marchio di fabbrica delle sue sceneggiature, il contrasto tra le classi sociali dei sobborghi americani, e l’identità odierna dell’uomo afroamericano. Rell e Clarence sono due nerd afroamericani che con la cultura gangsta non hanno assolutamente nulla a che vedere: non possiedono alcuna abitudine in particolare, che possa consistere in modi di vestire, modi di parlare o gusti musicali, che li differenzi dalla comunità bianca. Ecco perché il principale elemento comico del film consiste nei loro improbabili tentativi di apparire credibili agli occhi dei criminali spacciandosi “più neri possibile”; oltre ad invitare a riflettere con leggerezza su temi sociali molto più profondi di quanto possa sembrare in apparenza.

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Trattasi di una di quelle commedie in cui demenzialità e surrealismo raggiungono livelli talmente elevati, che guardarle sprovvisti di una massiccia dose di sospensione dell’incredulità non è contemplabile. L’ingenuità (spesso altamente marcata) dei malavitosi ricopre un ruolo fondamentale nella riuscita del meccanismo comico del film: senza di essa, i protagonisti non sarebbero mai in grado di dare libero sfogo alla loro verve, inscenando situazioni che superano abbondantemente il limite del credibile, e il film non avrebbe i presupposti per esistere. In questo, la durata media da rispettare in questo genere di film è essenziale: il periodo di tempo nel quale uno spettatore può accettare di credere a una simile barzelletta ha un limite. Limite sapientemente osservato da Keanu.

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Keanu – La recensione

Per quel che riguarda il comparto recitativo, Key e Peele al loro esordio cinematografico si confermano per quello che sono: due tra i talenti comici più istrionici e rappresentativi attualmente in circolazione in America, in grado di reggere la scena con spontaneità e un ottimo spirito d’improvvisazione. Key si diverte come un pazzo nel portare costantemente la sua recitazione comica agli eccessi, facendo affidamento alla sua impressionante mimica facciale, già comprovata negli sketch come quello su citato in cui interpreta il traduttore di Obama (che ha eseguito anche a fianco del divertito presidente in persona), e che trasposta al cinema non perde un pelo della sua efficacia. Mentre quella di Peele è una recitazione molto più misurata, interpretando egli un personaggio più apatico e riservato, e proprio per questo dissacrante alla pari di quella del suo partner, a cui offre il perfetto bilanciamento. Peele ha evidentemente a cuore la riuscita delle gag da lui scritte, e questo si traduce in una messa in scena di rara pregevolezza nei tempi comici, nelle intonazioni, nell’ironia sottintesa.

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Si ha quella piacevolissima sensazione di freschezza che puntualmente arriva ogni qualvolta si ha a che fare con talenti comici nel pieno del loro estro creativo, desiderosi di raccontare qualcosa di nuovo e di realizzarlo con tutto l’impegno possibile.

Gli autori sono cinefili incalliti e si vede. Il film è cosparso di una grande varietà di citazioni cinematografiche, tutte centrate e sorprendenti per la loro brillantezza ed attinenza al contesto. Ne è un esilarante esempio il calendario a tema “scene da film” realizzato da Rell con il gattino protagonista. Nella trama del film occupa un posto di rilievo anche la figura del celebre cantautore recentemente scomparso George Michael, di cui Clarence è un fan sfegatato. Proprio questa sua passione sarà al centro di uno dei momenti comici più debordanti in cui è coinvolta anche la gang, mettendo in risalto le su citate differenze tra classi sociali.

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Keanu – La recensione

Ma uno dei momenti migliori del film è qualcosa che non può essere spoilerato, se non doverosamente accennato al fine di innalzare la curiosità.

Diciamo solo che si tratta di un cameo totalmente inaspettato di un’attrice comica molto conosciuta ed amata, che potrebbe riservare delle gustose sorprese. Chiudiamo l’anticipazione con un semplice eufemismo riguardo la sua scena: fa ridere. Tanto.

Nella sua globalità, il film ha comunque alcune battute meno riuscite, conseguenza inevitabile di questo tipo di struttura basata sull’accumulo di momenti comici che in pochi sono in grado di gestire mantenendo sempre alta la qualità delle gag. Ma l’altissima preponderanza dei momenti riusciti ci aiuta a farci beatamente dimenticare di quelli che non vanno a segno come dovrebbero.

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Concludiamo specificando che si tratta di un tipo di umorismo letteralmente incommerciabile in Italia.

Lo slang afroamericano costantemente usato e la sua importanza nella quasi totalità delle gag non può essere tradotto in alcun modo, e i vari riferimenti alla cultura popolare americana non eserciterebbero appeal su una grande percentuale del pubblico italiano. Il film è tuttora inedito in Italia, ma nel caso improbabile in cui dovesse essere doppiato, vi consigliamo caldamente di ignorare la versione in italiano, dato che un lavoro di adattamento che rispecchi fedelmente gli intenti del film non è fattibile.

Una gradita novità, un’action comedy pungente e scoppiettante che non mancherà di divertire chiunque vorrà dedicarle un’ora e mezza, introducendo al grande schermo questi due autentici talenti comici destinati a crescere sempre più in popolarità.