The Night Manager – 3 motivi per lavorare in hotel con Tom Hiddleston

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In occasione dei recenti Golden Globes, dove abbiamo potuto godere – almeno io – della vittoria di Tom Hiddleston come Miglior attore protagonista in una miniserie seguito a ruota dai colleghi Hugh Laurie e Olivia Colman, rispettivamente miglior attore ed attrice non protagonisti nella stessa categoria, mi sento in dovere di scrivere due parole a favore di The Night Manager, serie di origine britannica-statunitense che quando vidi ne rimasi letteralmente stregato e di cui i sopracitati sono protagonisti.

Tratta dall’omonimo romanzo di John Le Carré e diretta da Susanne Bier, le sei puntate di cui è composta raccontano le vicende di un ex soldato dell’esercito britannico rifattosi una vita lavorando in hotel come direttore di notte. Dopo aver perso la propria donna, rimasta uccisa per motivi misteriosi, il nostro verrà convinto a lavorare per i servizi segreti con l’obiettivo di incastrare uno spietato uomo d’affari corrotto e legato al traffico d’armi. Da questo momento, avrà modo di vedere e toccare con mano tutti gli intrallazzi appartenenti alla realtà di cui sopra ma non senza mai rischiare la copertura a causa di un’altra donna.

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Per queste ragioni e per quelle che vi sto per elencare, ho deciso di stilare i tre motivi più importanti che secondo me rendono The Night Manager un piccolo gioiello, augurandomi di riuscire ad incuriosirvi abbastanza dall’andare a recuperarla al più presto! Iniziamo:

TOM HIDDLESTON E HUGH LAURIE – UN CAST PERFETTO

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Basterebbero già i loro nomi per concludere all’istante il primo punto ma ciò non è possibile. L’alchimia sul set è tangibile, il loro rapporto è in continua tensione emotiva che l’astante deve reggere da solo – se non altro è quello che ho provato io. In alcuni momenti si raggiunge un climax di apprensione talmente alto che sei proprio tu spettatore ad avere il timore di essere finito nei guai. Tra i due non saprei chi scegliere in quanto a bravura, l’asticella è altissima e lo hanno dimostrato anche i globi portati a casa da Beverly Hills. Inoltre, dopo aver visto Hiddleston perfettamente a suo agio fra scene d’azione e puro, elegante spionaggio, non mi dispiacerebbe affatto vederlo nei panni dell’Agente 007.

È presente anche una forte componente femminile formata dalla già citata Olivia Colman – chiamata ad interpretare una donna dal carattere forte, determinata a perseguire i suoi obiettivi nonostante lo stato interessante e le porte chiuse in faccia – ed Elizabeth Debicki, bellissima moglie del personaggio di Laurie, gaudente dei privilegi dello sporco potere del marito ma visibilmente scossa ed impaurita dentro. Ricopre un ruolo punzecchiante anche Tom Hollander che riesce a trasmettere al meglio lealtà e frustrazione del suo personaggio.

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Un enorme plauso va sicuramente alla regia della Bier, riconosciuta di un Emmy Award in merito, ed a tutto il comparto tecnico di grande impatto che ha saputo costruire scene d’azione e non, primi piani in grado di rendere percettibile ogni minima sensazione dei protagonisti ed inquadrature giuste al momento giusto. Perché lo sappiamo che più della metà del lavoro – in questo lavoro – è dettata proprio da chi sta dietro la macchina da presa.