Chiara Ferragni come Joker su L’Espresso, è polemica

L'Espresso ha deciso di rappresentare Chiara Ferragni come Joker sulla sua copertina, Sul web esplode la polemica

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Credits: Instagram/ L'Espresso
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La copertina de L’Espresso dedicata a Chiara Ferragni fa discutere

Non c’è dubbio che negli ultimi mesi Chiara Ferragni è stata al cento del dibattituo pubblico, prima per il celebre caso del Pandoro Balocco, poi per la sua rottura con Fedez e com tutte le varie componenti che la sua popolarità genera in questa situazioni. Per questo motivo L’Espresso ha deciso di dedicare la copertina del numero che uscirà domani in edicola a lei. Per farlo, tuttavia, ha deciso di rappresentarla truccata come il Joker di Joaquin Phoenix, cosa che ha scatenato non poche polemiche.

Una rete ingarbugliata di società, una girandola di quote azionarie – scrive L’Espresso su Instagram. Tra partner ingombranti, manager indagati e dipendenti pagati poco. L’influencer è a capo di un impero economico dove la trasparenza non è di casa: otre all’affaire pandoro e ai sospetti follower falsi, al centro delle indagini della Procura di Milano ci sono anche gli strani movimenti nella galassia delle sue aziende. Dopo anni di utili milionari, ora i problemi di reputazione li mettono a rischio. E tremano i fondi pensione che hanno investito in società collegate.

Recentemente Chiara Ferragni è stata ospite di Fazio Fazio a Che Tempo Che fa dove ha parlato del momento difficile che sta vivendo:

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Sono stati due mesi e mezzo difficili, ma la mia storia è piccola ‘così’ rispetto alle tragedie che accadono nel mondo – ha detto Chiara Ferragni in quel caso. Diciamo che mi sono trovata al centro di un’ondata d’odio. Come hai visto, anche se sono la Ferragni, non ero preparata. Non ci si prepara alla violenza di certi attacchi ed è stata difficile pure per me, che sono iper preparata

Parlando del pandoro gate ha poi detto:

C’è uno spartiacque con il 15 dicembre del 2023, con la sentenza dell’antitrust. Io pensavo di aver fatto classiche operazioni commerciali in totale buona fede. In quel momento mi ero resa conto che le persone, se mi avevano fraintese, evidentemente avevano ragione: potevano essere fatte in altro modo certe iniziative.

La beneficenza, quando fatta pubblicamente, accende un faro. Quando ho fatto Sanremo ho fatto beneficenza verso un’associazione che si occupa della violenza sugli uomini. Lo abbiamo fatto per creare effetti emulativi. Nel periodo del Covid comunicammo di aver raggiunto 50mila euro di donazioni, se non l’avessimo fatto, si sarebbero fermate lì.

Che ne pensate?

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