The Last of Us: perché Joel è il vero “cattivo” della storia

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Ma Joel è deciso nelle sue azioni: non ha dubbi nell’agire per salvare Ellie e se prova del risentimento non ne dà mostra. Sa che quello che ha fatto è sbagliato, ma sa anche che il concetto di “sbagliato” è profondamente mutato con il crollo della società e delle sue regole: che è un po’ il punto chiave nell’interpretazione di ogni scenario post-apocalittico.

Non è tutto, perché l’eredità di Joel si trasmette poi alla stessa Ellie (SPOILER per chi non ha giocato la parte 2): in quanto unica vera figura genitoriale per la ragazza, Joel le trasmette la sua furia, il suo rancore e il suo istinto di sopravvivenza, e anche quando le svela ciò che ha fatto a Salt Lake City lei non riesce, seppur odiandolo, ad abbandonarlo.

Così, quando Joel viene ucciso nel nuovo anello della catena di violenza a cui ha dato inizio (sparando al padre di Abbie, il chirurgo), Ellie prende la catena in mano e la porta avanti da sé, in una serie di azioni anche nel suo caso segnate da egoismo, testardaggine e, prorompente nel suo caso, un inarrestabile desiderio di vendetta.

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Ecco in che senso Joel è forse il vero “cattivo” nella storia di TLOU, anche se si tratta di un cattivo umano. Ce la sentiamo veramente di condannarlo? La risposta è complicata e i ragionamenti morali chiamati in causa dalla storia sono intricati. Uno dei motivi, non l’unico, per cui la saga di The Last of Us si staglia tuttora come una tra le più significative nella storia dei videogiochi.

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