Pinocchio come Ofelia: I Dittatori visti dai bambini

Con Pinocchio Guillermo Del Toro ha continuato a solcare un sentiero che aveva già battuto in Il Labirinto del Fauno

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Attenzione: Questo articolo contiene Spoiler di Pinocchio e del Labirinto del Fauno

Su Netflix è appena arrivato Pinocchio, nuovo film d’animazione col quale Guillermo Del Toro ha voluto reinterpretare l’amatissima favola di Carlo Collodi (qui la nostra recensione). Il cineasta messicano ha deciso di ambientare la sua storia nell’Italia Fascista e far dunque incronciare la strada del suo burattino con quello dell’adolescenza dei giovani Balilla sotto la Dittatura di Benito Mussolini. Come spesso accade nel magico e fatato cinema di Del Toro, tutta la vicenda raccontata ci viene esposta attraverso gli occhi dei bambini. E proprio attraverso il loro sguardo puro e innocente, il regista mostra in tutta la sua brutalità alcuni pesanti temi sociali.

Sebbene infatti Pinocchio racconti la storia di un bambino di legno che vuole diventare vero, Del Toro decide di utilizzare il suo protagonista come proiettore vivente che metta in scena la follia della dittatura e della guerra vista da chi non riesce neanche a capire cosa accade attorno a sè. Ecco dunque che il cineasta trasforma il Paese dei Balocchi in un centro di addestramento per giovani fascisti dove i giovani Balilla devono imparare a sparare e, di conseguenza, ad uccidere. Tuttavia la cosa che ancor più risuona in quella sequenza è la brutale constatazione di una crudeltà ancora maggiore che viene fatta a quei bambini. A loro viene infatti negata l’innocenza, a loro non è concesso giocare a calcio o saltare a corda. Per loro esiste un solo modo di vivere i propri anni infantili: con un fucile giocattolo in mano.

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Tuttavia Pinocchio non è il primo bambino che Del Toro usa per mostrare al mondo la follia della guerra. Nel 2006 infatti con il suo capolavoro, Il Labirinto del Fauno fu la volta della piccola Ofelia, costretta a vivere nella casa del Capitano Vidal, gerarca dell’esercito di Francisco Franco. Anche in quel caso il cineasta messicano utilizza gli occhi innocenti della bambina per mostrare al mondo la cruda visione della guerra. La crudeltà mostrata dai soldati di Franco è raccontata a misura di bambino, in modo che faccia ancora più male. Perchè nel momento in cui ci si rende conto che la brama di violenza e potere umana rovina la vita di esseri innocenti senza colpa, quei gesti assumono ancor più peso.

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Come Pinocchio che decide di deridere il Duce davanti a tutti sul palco, così Ofelia si rifugia nel suo mondo di fiaba e magia. Perchè per quei bambini non c’è altra via di fuga che la loro fantasia e immaginazione. Ma Del Toro ci ricorda un’altra cosa fondamentale. La guerra non guarda in faccia a nessuno. Difatti entrambi i piccoli eroi alla fine della loro storia muoiono. Certo, Pinocchio torna in vita grazie al desiderio del Grillo Sebastian e Ofelia diviene la Regina del Regno Sotterraneo. Ma il messaggio che il regista vuole mandarci è evidente: non c’è salvezza, neanche per i più piccoli, quando al potere ci sono i Dittatori.

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I bambini tuttavia, hanno un’arma, che gli adulti in queste storie non hanno: l’empatia. Sia Pinocchio che Ofelia nella loro storia riescono a trovare il modo di provare amore e amicizia, di affezionarsi e aprire il proprio cuore anche quando il mondo tutt’attorno conosce solo odio. Ecco dunque che il burattino unisce il suo dolore con quello di Lucignolo e insieme affrontano la vita mentre la piccola spagnola si affida alla guida di una creatura mistica, il Fauno, per allontanare la mente della crudele realtà della sua vita. In un mondo nel quale odio e discriminazione la fanno da padrone, i bambini ci insegnano che l’amore è l’unica strada possibile per sopravivvere e superare la crudeltà. Non bisogna imparare a sparare, ma a fantasticare e ad abbracciarsi.

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Una lezione importante che Del Toro ci dà guardando questi due film è che le situazioni sociali nelle quali vivono i bambini nelle dittature non non hanno differenze nella loro essenza. I personaggi visti, le situazioni narrative che i piccoli eroi affrontano e le soluzioni che trovano per sfuggirvi sono infatti sovrapponibili sia se si parla della Spagna che dell’Italia. Per chiarire questo assunto basti pensare al già citato capitan Vidal, e alla sua sinistra somiglianza con il Podestà fascista, padre di Lucignolo in Pinocchio Il messaggio che il regista messicano vuole mandarci è chiaro e lampante: così come la purezza dei bambini è uguale in tutto il mondo allo stesso modo lo è la follia della guerra e della dittatura.

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