Django, l’icona e l’eredità del personaggio di Sergio Corbucci

Sin dalla sua uscita, nel lontano 1966, Django è diventato un'icona capace di influenzare tutto il mondo. Vediamo la vasta eredità lasciata.

Django
L'iconico Django, interpretato da Franco Nero
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Un uomo solitario, dal passato (e dal futuro) tragico, una bara a tracolla, una mitragliatrice al suo interno: questa è la formula che nel 1966 diede vita a Django, un personaggio iconico capace di stregare il mondo intero. Diretto da Sergio Corbucci, l’indimenticabile pistolero è stato interpretato magistralmente da Franco Nero, che a soli 25 anni riuscì a segnare la storia.

Il successo del film negli anni a venire, però, non è la sola causa dell’incredibile fama del film. Sin dal 1966, Django vide l’apparizione del proprio nome in numerosissime opere, prima solo in Italia e poi anche all’estero. A volte, però, il nome veniva leggermente cambiato, per quanto sia palesemente riconoscibile: è il caso di Cjamango, Shango, Rango, Jango.

Con riferimento al nome, a scene specifiche e anche ad altre sequenze del film di Corbucci, vediamo come l’eroe ha girato tutto il mondo. Da semplici citazioni al nome fino a rielaborazioni di intere scene o caratteristiche del personaggio, vediamo i titoli più rappresentativi.

I seguiti ufficiali e apocrifi

Django Unchained
Jamie Foxx in Django Unchained

Django conta la bellezza di 20 sequel circa, di cui il primo sembra essere Django spara per primo, diretto da Alberto Martino e uscito già nel 1966. Si tratta, tuttavia, di un sequel apocrifo, in quanto era tendenza soprattutto fino agli anni Ottanta sfruttare l’onda del successo di altri film. Nell’opera di Martino, infatti, il protagonista è Glenn Garwin (Glenn Saxson), ma è chiamato “Django”.

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Esistono, tuttavia, anche diversi film che vengono solo distribuiti al cinema con il titolo dell’eroe, pur non avendo nessun personaggio con il suo nome. E’ il caso di Se sei vivo spara (1967), spacciato negli USA e in Germania ovest come “Django” ma senza alcun personaggio con tale nome.

Nel 1968, Ferdinando Baldi girò Preparati la bara!, considerato un prequel del film di Corbucci. Franco Nero, però, rifiutò la parte, che venne quindi affidata a Terence Hill, dopo essersi distinto in Dio perdona… io no! (Giuseppe Colizzi) l’anno prima.

Il sequel vero e proprio, con protagonista Franco Nero, arrivò nel 1987 con il titolo Django 2 – Il grande ritorno, diretto da Nello Rossati. Tuttavia, il film venne stroncato dalla critica e dai fan per la bassa qualità e anche per l’uscita tardiva (erano ormai le stagioni di Stallone e Schwarzenegger).

L’eroe, tuttavia, si manteneva e mantiene tuttora in vita soprattutto grazie ai sequel apocrifi. In Turchia nel 1967 fu realizzato Cango Korkusuz Adam, per la regia di Remzi Jöntürk. Il Brasile nel 1972 diede vita a D’Gajão Mata para Vingar, diretto da José Mojica Marins. Addirittura nelle Filippine uscì Alias Django, diretto da Bert R. Mendoza nel 1982 (ma IMDb riporta poche informazioni). Ma i due sequel apocrifi più famosi sono senz’altro Sukiyaki Western Django (2007) e Django Unchained (2013).

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Il primo film venne diretto dal folle Takashi Miike, che volle realizzare un omaggio allo spaghetti-western, genere che l’ha sempre appassionato. Oltre al titolo, sono presenti altre citazioni al film di Corbucci, come la bara contenente una mitragliatrice. Inoltre, la croce usata in Sukiyaki Western Django per uccidere lo sceriffo è una copia di quella della tomba di Mercedes Zaro nell’opera del 1966.

Il secondo venne invece diretto da Quentin Tarantino, grande amico del regista giapponese. Il suo film vanta addirittura un cameo di Franco Nero, che pone alcune domande al protagonista. Il tema principale di Django del 1966 viene qui riutilizzato, ma viene citata anche la scena della tortura ai danni di Maria (che in Unchained diventa Broomhilda).

Infine, Jamie Foxx ha riportato il suo Django in Un milione di modi per morire nel West (2014), parodia western di Seth MacFarlane.