Era meglio il libro | Recensione del Diario Minimo di Valerio Lundini

Questa sera, al posto della solita recensione del solito film brutto in cu... che manco si può dire, andrà in onda un commento totalmente libero e disinteressato di quello che è già uno dei libri più belli dell'anno. "Era meglio il libro" è l'ospite di questa puntata di "Una marchetta per Lundini".

Era meglio il libro
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Partiamo con una premessa. Questa recensione non fa parte della raccolta di divertimenti letterari che Valerio Lundini ha versato in Era meglio il libro. Sarebbe stato qualcosa di troppo meta-letterario, meta-televisivo, meta-Lundini persino per lui. La critica, poi, deve essere libera di esercitare le sue categorie in maniera totalmente libera e disinteressata.

Quella stessa critica che in fondo ha decretato la fortuna di Una marchetta per Lundini… Scusate, Una pezza di Lundini, apprezzatissimo anche dal pubblico. Lo ricordiamo: il format è stato un grande successo di critica e pubblico. Come traslare in un libro la forza della sua comicità caustica ma elegante, sempre in bilico circense sul black humour e il politicamente scorretto, era l’arduo enigma che solo il genio di Lundini poteva sciogliere.

La domanda che sorge spontanea quindi è nel titolo: era meglio il libro? …Ma meglio di cosa poi? Sì, è un gioco di parole come quando vedi un film e dici “Però, era meglio il libro”. Da cui era tratto ovviamente… Che Lundini voglia fare un film di questa sceneggiatura rapsodica e delirante, affresco di un’umanità viva ma contraddittoria?

…Se te lo dici da solo però in effetti questa recensione è inutile. Cioè, se la risposta la metti nel titolo che domanda è. Anche è vero che la domanda l’ho posta io, non lui. Vabbè…

Vorremmo quindi spendere qualche parola del tutto disinteressata su questa raccolta di finzioni, di invenzioni degne di campeggiare tra quelle di Jorge Luis Borges e quelle di Umberto Eco.

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Sì, ci assumiamo tutta la gravità di questa affermazione. Perché brani come Lettera aperta al dizionario cinematografico Marruzzelli o Le anitre sono inevitabilmente già dei classici. Quelli di Lundini sono dei divertissement in cui riecheggiano certi passaggi dai Diari Minimi di Eco, riprendendo le fila da dove si era fermato il leggendario semiologo. Eco scomponeva analiticamente la Fenomenologia di Mike Bongiorno, ma la strada tracciata da Lundini è, se vogliamo, ancora più geniale.

…HO CAPITO PORCA******NA CHE PAGA RIZZOLI IN PERSONA! HO CAPITO! C’È DI MEZZO LA RAI, L’ HAI DETTO MILLE VOLTE! MA È POSSIBILE CHE SOLO IO QUI LAVORO COME UN #!$*O?!?!…

Scegliendo la strada di un ribaltamento grottesco di certi fenomeni televisivi, Lundini riesce a interpretare la vacuità che si crea intorno alle nostre risate che cadono fragorose ad ogni “Amilcareee”, mostrandoci la brutalità che invece si cela dietro alcuni frammenti di Paperissima.

Mentre l’autore procede profeticamente a scrivere una nuova realtà che forse è sempre esistita dietro le menzogne che ci raccontiamo ogni giorno, l’opera si popola gradualmente di un coro di personaggi femminili tutt’altro che secondari. Rappresentano senza ombra di dubbio il cardine di tale capolavoro, capaci di incarnare questo punto di vista rivoluzionario sui quesiti più complessi della vita. Le donne di Lundini si fanno custodi di segreti, eterne terze a Miss Italia, guardiane di realtà alternative in cui la porta girevole può essere un particolare insignificante.

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…Sì, custodi di segreti…Come la lunghezza del c**** di Franco Califano?! Che visione moderna della figura femminile…

E forse è questa la chiave di lettura di Era meglio il libro (che comunque potete comprare qui). Forzare sempre un singolo punto, un singolo dettaglio, per quanto irrisorio e marginale, trovandovi dentro l’assurdo e rendendolo verità. Ma ricordiamoci: “È un gioco, mamma mia”. Allora mentre il lettore rifletterà su domande fondamentali, che abiteranno le sue ossessioni e i suoi dubbi per un certo lasso di tempo non trascurabile, si troverà deliziato da poesiuole, canzuncell, innesti fumettistici e persino giochi di palindromi a cui la critica stenta ancora a credere.

…Guarda che il palindromo è finto, non hai capito un cazzo del libro…
…Ma che stai a dì, è tratto da un incisione di epoca azteca, o etrusca…
…Davvero?…

La critica, sempre libera dal giogo monetario. Evviva l’onestà di un pensiero che non si piega a logiche di commissione e sponsorizzazione, come proprio Lundini ci ha insegnato nel suo programma illuminato e illuminante. E l’onestà e la lucidità servono ad ammettere e riconoscere che siamo di fronte ad una lettura letteralmente imperdibile.

…Che poi, l’idea della meta-recensione sembrava interessante…sarebbe stato il vero colpo di genio per concludere “Era meglio il libro”…Sai, inserire una cosa del genere, sarebbe stata una cosa inedita…Magari proprio ‘sta recensione, sarebbe un modo carino per ricambiare davvero questo piccolo favore, visto che lo sai che alla fine i soldi se li prende tutti…ah non si può dire? Va bene