Jojo Rabbit, recensione in anteprima del film di Taika Waititi

Jojo Rabbit è il nuovo film di Taika Waititi, che torna ad un progetto personale dopo l'esperienza targata Marvel di Thor: Ragnarok

jojo rabbit recensione
Condividi l'articolo

.Jojo Rabbit è il nuovo film del regista neozelandese Taika Waititi, che torna ad un progetto personale dopo l’esperienza sicuramente interessante di Thor: Ragnarok. Il regista, che si era fatto conoscere al pubblico di tutto il mondo con il geniale What We Do In The Shadow, torna così sul grande schermo come film d’apertura del 37° Torino Film Festival. Lo fa con una commedia di spiccata satira politica, a cavallo fra divertissement e posata riflessione su temi difficili.

Jojo Rabbit: una storia di gioventù

Il film racconta la storia di Jojo, un ragazzino di 10 anni nella Germania nazista ormai prossima alla sconfitta. Jojo è irriducibilmente fedele al Führer, tanto da averlo come amico immaginario. Dopo un incidente durante l’addestramento il giovane scopre che la madre (Scarlett Johansson) dà rifugio ad una ragazza ebrea. Comincia così a domandarsi cosa sia più giusto fare e che cosa significhi, davvero, essere nazista.

Con Jojo Rabbit Waititi porta nuovamente la figura di Hitler in maniera ironica al cinema, dopo essere stato sdoganato recentemente dal fortunato Lui è tornato e, in chiave demenziale, dall’ormai leggendario mediometraggio Kung Fury, senza mai ovviamente dimenticare Il grande dittatore di Chaplin. Ed in effetti l’Hitler di Waititi sembra molto simile a quello di Kung Fury, per caratterizzazione, mimica facciale e gestualità. Ma nel film la sua figura serve più che altro come valvola di sfogo per quello che risulterebbe difficile definire “commedia”. Il regista neozelandese infatti non si limita ad una facile messa in ridicolo del Führer, ma usa un preciso momento storico per parlare di gioventù.

LEGGI ANCHE:  Lucy 2, Besson prepara il sequel

jojo rabbit recensione

Tramite il personaggio di Jojo mette infatti in scena tutte le difficoltà quotidiane di un ragazzino impopolare.

In fondo, Jojo Rabbit potrebbe sembrare molto simile al Moonrise Kingdom di Wes Anderson, con cui condivide molti temi (ed anche un certo look, dai colori alle inquadrature). Waititi vuole farci ridere, e ci riesce perfettamente, tramite il quasi demenziale Hitler, il cinico capitano Klenzendorf (uno straordinario Sam Rockwell) e, fra gli altri, l’esilarante membro della Gestapo. Da sottolineare anche la magnifica prestazione della Johansson in un ruolo molto ben scritto che potrebbe portare ad una nomination per la prossima notte degli Oscar.

Jojo Rabbit è, a tutti gli effetti, quello che oggi chiamiamo un coming of age, traslato però all’epoca del nazismo. Waititi può così dare uno sguardo diverso, storico ad un’età della formazione, fra lo spettro della guerra (sempre lontana e mai mostrata tranne nella scena finale, comunque per molti aspetti più ironica che tragica) e lo sviluppo di un’identità, quella del piccolo Jojo. Il ragazzo si dovrà confrontare con la sua educazione e con il suo incrollabile sistema di valori centrati sull’amore per la patria ed il nazismo. Ma anche sulla scoperta dell’amore e sul desiderio di essere qualcuno, difficoltà di ieri come di oggi.

I fin dei conti, Jojo è nazista solo per sentirsi parte di un gruppo, parte di un qualcosa.

jojo rabbit recensione

In fondo Jojo è una vittima, un ragazzino che parla per slogan, che non capisce veramente quello che dice. Vittima di un sistema più grande, insieme ad Elsa, la ragazza che la madre nasconde nella propria casa. Ma ci sarà tempo per la redenzione, almeno per Jojo ed il suo amico Yorki, mentre il vecchio sistema, perfettamente rappresentato dalla divisa di ispirazione tardo ottocentesca del capitano Klenzendorf, naufraga sotto i colpi degli Alleati. Ci sarà redenzione, almeno per i ragazzini cresciuti così in fretta.

LEGGI ANCHE:  Ghost in the Shell - L'anima dietro le immagini

Il film riesce a fare questo così bene (anche se forse indugia un poco troppo verso la fine della prima metà) da portarci quasi a dimenticarci dello sgangherato Hitler interpretato dallo stesso Waititi. Tanto che quando ricompare dopo parecchio tempo sembra perdere quella presa che aveva nella prima metà del film. Perchè Jojo Rabbit è un film molto più serio di come possa apparire dai trailer, senza però mai dimenticare la propria anima da commedia nera.

Jojo Rabbit si è aggiudicato il People’s Choice Award all’ultimo Toronto International Film Festival. Il film uscirà nelle sale italiane il 23 gennaio 2020, distribuito da 20th Century Fox Italia. Waititi appairà anche in Rick and Morty e dirigerà il live action di Akira, cult d’animazione giapponese.

Per altre recensioni in anteprima continua a seguirci su LaScimmiaPensa.com!