Barry Lyndon e La Favorita – La musica di corte

La Favorita
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La Favorita è l’ultimo grande lavoro di Yorgos Lanthimos.

Il regista greco ha vissuto un’ascesa costante dal suo esordio, pur mantenendo intatta la sua personalissima estetica. Il percorso che va da Kynodontas ad oggi è fatto di pellicole importanti, e La Favorita può essere considerato il suo approdo. Un film che è stato capace di incontrare il grande pubblico, già avvicinato con Il sacrificio del cervo sacro, e di ricevere meritatissimi riconoscimenti. Il lavoro e l’idea di un autore non ha dovuto così scendere a grandi compromessi con la distribuzione, e tutti hanno riconosciuto le preziose interpretazioni del film, nonché le enormi qualità tecniche della pellicola.

L’accostamento con i classici è poi risultato inevitabile, sebbene approcciati con atmosfere dense e grottesche: le referenze ne La Favorita sono spesso chiare ed intenzionali. In particolare, a molti il paragone con Barry Lyndon è parso evidente e necessario. Il dramma storico di Stanley Kubrick ha parecchi tratti in comune con La Favorita, così come tanti altri che, giustamente, li discostano. Uno dei binari che condividono è sicuramente l’utilizzo drammaturgico della musica.

Entrambi i film si rifanno ad un preciso stile musicale.

Benché ambientati su sfondi storici leggermente differenti, i due film condividono molto. Affrescano infatti la stessa cultura e la stessa società; così le donne de La Favorita ascoltano la stessa musica della corte di Barry Lyndon. L’omaggio al classico del cinema passa anche attraverso la scelta della colonna sonora. Entrambi gli autori infatti hanno optato per musiche già esistenti, non per partiture originali, e precisamente per brani della grande stagione barocca.

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Il leitmotiv di Barry Lyndon è la celeberrima Sarabande di Haendel. Il suo andamento grave e imperturbabile segna i rintocchi dell’ineffabile destino del protagonista. La scrittura di questa Sarabande è rigorosa e severa, e basata su un ostinato quasi di passacaglia. Il basso, allora, così immobile sul ritmo di danza, diventa il simbolo perfetto della storia di Barry Lyndon. Un pover’uomo che affronta la scalata sociale per poi tornare alla sua condizione iniziale, senza la reale possibilità del movimento tra classi.

La Favorita

Insieme ad Haendel molti altri autori coevi.

Abbiamo Bach e il suo Concerto BWV 1060, per due clavicembali, archi e continuo. Vivaldi e Paisiello, ma anche brani affini per sonorità ma appartenenti a tutt’altra epoca, come il Trio op.100 di Franz Schubert. Dallo stesso repertorio attinge La Favorita. Grandi brani organistici di Bach, come la Fantasia BWV 562, che si alternano ai ben più eloquenti archi da Haendel o Purcell.

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C’è una scena in particolare che accosta i due film significativamente. In Barry Lyndon una lenta panoramica, che sottolinea l’immota bellezza di questa musica, durante un concerto sulle note del BWV 1060, prelude allo scoppio della lite tra i due antagonisti.

Analogamente, ne La Favorita una scena di musica diegetica preannuncia l’acuirsi dello scontro. Pur cambiando i rapporti tra i personaggi e la scena nella sua globalità, è evidente la continuità che Lanthimos ha voluto instaurare.

Ovviamente però La Favorita conserva la sua originalità.

I fish-eye con cui Lanthimos deforma la realtà investono anche la dimensione sonora. Questo produce due esiti. Il primo è quello esemplificabile nella memorabile della scena del ballo, in cui assistiamo a dei passi indecorosi persino oggi eseguiti sul regalissimo quinto movimento del Concerto a 2 cori in fa maggiore HWV 333 di Haendel. La lente della deformità qui agisce sul significato della musica, messa in ridicolo rispetto alla sua nobile destinazione originale.

La Favorita

Anche il piano del significante viene corroborato dagli estremi grandangoli. La forma espressa della musica risente di questa deformazione, cedendo il passo a brani non propriamente in stile. Skyline Pigeon di Elton John ne è un chiaro esempio. A parte il clavicembalo iniziale ha infatti ben poco in comune con la musica barocca. Stesso discorso vale per La Nativité du Seigneur di Olivier Messiaen, compositore dell’avanguardia novecentesca. I frammenti usati da quest’opera richiamano infatti il suono dell’organo, ma con armonie contemporanee. In entrambi i casi la musica barocca è vista col fish-eye, in un rovescio grottesco in cui non rappresenta che un lontano riferimento linguistico.

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Nella musica è incisa la doppia faccia de La Favorita.

Con quest’opera Lanthimos è riuscito ad omaggiare il mondo classico senza violare i propri principi. Un dramma beffardo e parodistico, che mette in luce le assurdità di uno spaccato storico, pur ritraendolo in maniera fedele ed accurata. Proprio in questo forse risiede la potenza de La Favorita: l’aderenza ad una verità che ha dipinto senza ossessioni e pretese manieristiche.

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