Perchè Quarto Potere è il miglior film americano di sempre?

Quarto Potere di Orson Welles (1941) è considerato dall'AFI come il miglior film americano di sempre. Un mix di anarchia tecnica ed originialità visionaria rendono il suo film di esordio una perla della storia del cinema. Vediamo perchè.

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La qualità dei film aumenta anno dopo anno: le major possiedono sempre più strumenti tecnici all’avanguardia, ma anche un budget sempre maggiore.

Perchè questi gioiellini di tecnica e bravura non passano mai agli onori della critica al momento di stilare classifiche sui migliori film mai prodotti?

In testa, spesso, compaiono film che il cinefilo moderno sente come lontani dalla propria cultura, dal proprio modo di vedere la vita. Ad esempio l’American Film Institute, uno degli istituti più autorevoli in materia di cinema, ha riconfermato Quarto Potere come il miglior prodotto americano di sempre. Il capolavoro (ma anche opera prima) di Orson Welles che quest’anno compie ben 77 anni è in testa alla classifica “AFI’s 100 Years… 100 Movies“.

Quarto Potere, opera prima di un genio

Orson Welles non nasce come regista e non muore come regista. Fu una di quelle rare figure che riuscì ad esplorare numerosi generi con successo. Fu speaker radiofonico, regista, sceneggiatore, drammaturgo, anche scrittore: oggi lo definiremmo un “comunicatore” modello.

Quarto Potere è l’antenato di un moderno biopic. La trama ruota intorno alla figura di Charles Foster Kane, magnate dell’editoria, persona che più di molte influenzò la società statunitense nel primo dopoguerra.

Il tempo della narrazione non è lineare, come per lo standard dell’epoca, Welles fu il primo a sperimentare la tecnica del flashback durante tutto il film. La prima scena, come una gigante “molla narrativa”, si apre con Kane che – prima di morire – pronuncia la parola “Rosabella” (Rosebud in lingua originale).

Giornalisti e curiosi assaltano parenti ed amici per capire il significato dell’ultima parola di Kane, uomo che non lasciava nulla al caso. Il racconto partirà proprio da un giornalista che, facendo lavoro d’archivio, farà rivivere allo spettatore le vicende della vita del magnate.

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Quarto Potere, però, non è un poliziesco o un thriller: è la critica (a tratti anche feroce) del mito del sogno americano. Ricchezza e potere generano solitudine, ammonisce Welles, ma anche curiosità e violazione della privacy. I curiosi del mistero di “Rosabella” non esiteranno a scavare nella vita di un uomo da poco deceduto pur di realizzare uno scoop giornalistico.

Questo porterà i traduttori italiani a cambiare il nome del film nella versione italiana. Il titolo originale è Citizen Kane evocativo del ruolo sociale della comunicazione, come lo è Quarto Potere, termine coniato dal poeta Edmund Burke agli albori della società moderna.

Il termine aveva ed ha una connotazione più che positiva. Diceva Burke: “Voi siete il quarto potere! In un paese libero, ogni uomo pensa di avere interesse a tutte le questioni pubbliche, di avere il diritto di formarsi e manifestare un’opinione su di esse“. Il Kane del film non era un manipolatore fraudolento: ma colui che voleva mettere in discussione il principio di verità. Alterego di Welles che giocava con le regole e la fissità della tecnica cinematografica.

Quarto Potere Welles

Geniale anche la recitazione di Orson Welles: la sua presenza fisica è preponderante. La sua figura e la scena coincidono tanto da annullare tutti gli altri attori presenti davanti la camera. Le riprese dal basso, poi, fanno il resto. Lo spettatore, nelle intenzioni del regista, deve sentirsi intimidito difronte a C.F. Kane.

Quarto Potere, la resa tecnica

Se un film del 1941 risulta ancora appetibile per uno spettatore del 2018 è segno che Quarto Potere è un film fuori dal comune. Il destinatario moderno si sente a proprio agio tra una narrazione per flashback, lunghi (veri!) piani sequenza, riprese a grandangolo, messa a fuoco impeccabile.

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Luci, ombre e il brillante bianco e nero fanno il resto. Welles realizza un film “irreale”, una vera finizione artistica. I dettagli vengono curati in maniera così pedissequa da risultare perfetti nella visione complessiva. Inquadrature impossibili, illuminazioni atipiche vengono a creare un effetto di irrealtà che travolge e trascina lo spettatore.

Quarto Potere Welles

Il regista non vuole aderire al principio di realtà ma vuol trascinare lo spettatore nel mondo del ricordo, del flashback, della fantasia dove la verità è manipolata e distorta. Ne viene fuori una dicotomia interessante tra il racconto della vita di Kane e la volontà dei giornalisti di venire a capo del mistero di Rosebud.

Da Citizen Kane inizia il cinema moderno

Famosissima la citazione di Truffaut: “Appartengo a una generazione di cineasti che hanno deciso di fare film avendo visto Quarto potere”.

Il tributo è meno innocente di quanto pare: per dirigere il film Welles firmò un contratto impensabile anche per il nostro XXI secolo. Dopo aver ascoltato La Guerra dei Mondi in radio, la RKO propose a Welles un contratto che prevedeva assoluta libertà artistica.

Il contratto permetteva all’autore di ricoprire i ruoli di attore, sceneggiatore, regista e produttore, per di più con un budget altissimo per l’epoca (quasi 850.000 dollari). Questo consentì a Welles di spaziare come meglio credeva.

Orson Welles

Proprio per questa ragione, l’opera non fu apprezzata alla sua uscita. Un po’ perchè il film non rispecchiava il gusto del pubblico dell’epoca (ironia della sorte!), un po’ perchè fu boicottato da William Randolph Hearst, il personaggio rappresentato da Kane nella vita reale.

Come ogni grande opera il film fu rivalutato solo in seguito, venendo ricoperto degli onori che meritava. Ciò rende Orson Welles, se non il miglior regista di sempre, il miglior regista esordiente di sempre. Aveva solo 26 anni.