Refn: Too Old To Die Young e la morte della televisione

Too Old To Die Young: ecco il primo teaser
Condividi l'articolo

Colto da un lampo di genio, Nicolas Winding Refn decide di trasmettere in diretta la realizzazione di Too Old to Die Young, la sua nuova serie televisiva. La motivazione? “La televisione è morta.

Durante un’intervista concessa a IndieWire, il regista danese, acclamato per The Neon Demon Solo Dio perdonaDrive e la trilogia di Pusher, decide di rompere il ghiaccio, rivelando qualcosa di più sull’attesissima serie televisiva di 10 episodi, prodotta da Amazon e scritta e diretta completamente da lui.

Si tratta di un poliziesco ambientato nella città degli angeli, una Los Angeles fatta di crimini efferati. Di un viaggio esistenziale immerso in atmosfere cupe e musica punk. Di un protagonista, un giovane poliziotto depresso interpretato da Miles Teller, alle prese con un narcotraffico difficile da gestire, con assassini e samurai.

Too Old To Die Young

Iniziata lo scorso novembre, la produzione della serie televisiva — che avrà una durata di dieci mesi e che dovrebbe essere distribuita da Amazon nel 2019 — è stata ampiamente documentata dal regista e dal suo team, che, tra foto postate su Instagram e live-stream, ne hanno catturato l’intera creazione.

L’esposizione del processo creativo e di produzione del film tramite l’utilizzo di Facebook non prevede alcuna pianificazione. È totalmente spontanea. “È come a Natale: meglio non sapere ciò che ti stanno per regalare“.

Assumendo, con il passare del tempo, le caratteristiche essenziali di un vero e proprio diario di bordo, la pagina di Facebook è diventata una superficie immacolata da modellare anarchicamente, senza dover sottostare a regole.

Un progetto che Refn avrebbe concepito nel 2009, durante la produzione di Valhalla Rising, il suo settimo lungometraggio, ma che avrebbe dovuto accantonare a causa della tecnologia presente all’epoca: “Era impossibile, allora, a causa della tecnologia. Adesso che possiamo sta diventando ancora più coinvolgente. È un’idea che ho voluto realizzare da diversi anni, quando, però, non esisteva ancora il materiale di cui necessitavo.”

Ovviamente la diretta su Facebook della realizzazione di Too Old to Die Young non può seguire ogni istante della serie televisiva. Non si tratta, però, di un fattore meramente economico, come si potrebbe facilmente pensare.

LEGGI ANCHE:  Copenhagen Cowboy: recensione della nuova serie Netflix di Nicolas Winding Refn

La creatività è un medium pubblico. Tu stai creando per qualcosa. La creatività è sicuramente la personale accettazione del proprio esibizionismo, è un processo puramente esibizionista“.

Too Old To Die Young 1 e1519863298805

La causa è da imputare — o così almeno sostiene il regista — all’impossibilità tecnica: “[una diretta perenne] è tecnicamente impossibile. Per ora. Va e viene. Ma idealmente, in un futuro prossimo, essa sarà costante. Scorrerà costantemente“.

Sarebbe curioso conoscere la reazione dell’intero staff, compresi gli attori, a questa stravagante — e geniale — idea di Refn. Come comportarsi quando un regista si avvicina dicendo che lì, di fronte a te, c’è una telecamera che trasmette in diretta? Dopo un imbarazzate silenzio iniziale, il cast di Too Old to Die Young — tra cui Miles Teller e Jena Malone, Billy Baldwin e John Hawkes — è apparso numerose volte nelle live-stream condivise su Facebook. Con la stessa disinvoltura con cui si mostra di fronte alla macchina da presa.

Quello concepito da Refn è un processo intrigante che diventa specchio dell’opinione del regista in merito all’attuale condizione del cinema e, in generale, di intrattenimento .

L’intero concetto di televisione è diventato obsoleto, primitivo” dichiara il regista. “Insomma, in casa, nessuno ha più una televisione. Ha uno schermo, ma non una televisione. Insomma, per quale motivo la vorresti avere? È interessante  vedere come si sia evoluta l’industria filmica, destinata alla distruzione. un qualcosa che, alle origini, era riservato a pochi si è adesso trasformato nel suo opposto”.

Penso [che l’intrattenimento cinematografico] sia paragonabile all’esibizionismo, che, dopotutto, è l’essenza della creatività. Il cinema, però, non deve essere solamente il risultato, la vetta, l’unico punto focale di un processo: convive con il nostro essere, coesiste in ogni momento del nostro vivere, della nostra evoluzione“.

LEGGI ANCHE:  Le novità horror di Novembre della Koch Media!

La geniale intuizione del regista danese è un atto rivoluzionario, è una vera e propria provocazione. Artistica e politica.

Una provocazione artistica che trova il proprio apice nelle forti affermazioni riguardanti la televisione: “La televisione è morta. L’idea di televisione con cui tu e io siamo cresciuti non esiste più. Come il cinema, anch’essa si è trasformata in un canale digitale, in un accesso a qualcosa. È l’accesso ad una sorta di mondo artificiale. La realtà è che non esiste più la televisione, così come non esistono più i film.”

Rifiutando di limitarsi alla sfera puramente artistica, attacca anche la dimensione pubblica. Diventa provocazione politica. Una scritta su un cappello rosso, ormai diventato il marchio di fabbrica di Refn sul set di Too Old to Die Young: Make TV Great Again. Un chiaro riferimento al “Make America Great Again” del presidente Donald Trump.

Essendo scandinavo e provenendo da un paese dalla solida struttura di matrice socialista, ero sicuramente affascinato dalle elezioni americane. È stato come andare al circo. Ho pensato che sarebbe stato divertente realizzare un cappello che avesse uno slogan simile a quello di un vostro personaggio politico.  Come per rendere il tutto ancora più assurdo.

Ovviamente, oltre al fine satirico a sfondo politico, la formula scelta da Refn attacca anche il concetto di televisione e, in generale, di cinema e arte: “la frase è nata per prendere in giro qualcosa che è impossibile da raggiungere. La televisione non sarà mai più grande perché non esiste più. È ai limiti dell’esistenza adesso.

Too Old To Die Young 2 e1519862588452

Ma il pensiero di Refn è il ritratto di un futuro apocalittico dove non ci sarà spazio per il cinema?

Non proprio. Non riecheggiano nelle parole del danese allucinazioni popperiane, né incubi alla Cronenberg. Solo richiami al pensiero speranzoso del maestro Alejandro Jodorowsky:

Quando [il primitivo]  scomparirà completamente, qualcosa di nuovo, di molto più interessante prenderà il suo posto.