House of Cards – Un’analisi filmica della manifestazione del potere

House of Cards è una delle serie più seguite degli ultimi anni. Recensirla non è facile, ma è necessario.

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5. Tratta gli alleati come tratti i tuoi ideali

Punto chiave di House of Cards. Ideali e alleati vanno difesi e sostenuti ad oltranza, con tutto ciò di cui si dispone. Finché ci fanno comodo, poi si cambiano. Stamper, Durant, Danton, Russo, Blythe, Tusk e anche Claire. Nessuno fa la differenza, sono tutti utili e neanche uno è indispensabile.

Ripresi di lato, in primo piano, uno di fronte all'altro, nella sala ovale, vi sono Underwood e il suo fedelissimo collaboratore Stamper. Il loro rapporto è quello più letale in House of Cards. Nella foto, Stamper ha un'espressione concupiscente, Underwood è invece allusivo.

I casi più eclatanti sono quelli di Peter Russo e di Doug Stamper, ma leggendo attentamente le vicende chi subisce maggiormente quest’idea sono Donald Blythe e Catherine Durant.

Blythe è stato uno dei più ferventi antagonisti dell’ascesa al potere di FU, sopratutto durante il periodo da Ministro dell’Istruzione. Ebbene, per quiete pubblica, facciata e messa a tacere di eventuali malumori, Blythe si ritrova Vicepresidente; spupazzato come un imbecille per poi essere soppiantato come uno scarto avariato da Claire Underwood.

Il Segretario degli Esteri Durant non è da meno, anzi, ci lascia quasi il collo. Personaggio ammirevole e positivo, incarnazione del buon senso politico e della donna pragmatica e comprensiva, Catherine Durant inizia a fare il gioco sporco ai danni di Underwood quando la faccenda diventa controversa. Il suo personaggio in House of Cards è unico. Vuole giustizia, ma sottovaluta l’abilità di Frank nel tenerla sotto controllo. La sua elezione a Segretario di Stato, fu una manovra politica dalle tinte sinistre, e la loro collaborazione ha portato le amministrazioni democratiche a traguardi eccellenti. Una carriera meravigliosa finita in fondo ad una rampa di scale, per aver tentato di intralciare gli Underwood.

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Lo sfruttamento è alla base del potere

Non è un caso se questo concetto “underwoodiano” sia alla fine il più presente in House of Cards. Tutti usano tutti sfruttando i comandamenti di potere sopracitati, specialmente il quinto. Il potere è questo e vuole questo. Ciò che si trova in mezzo ai due concetti sono le scelte, spietate o meno spietate; ma come dice Frank, “o cacci o vieni cacciato”.

Alla fine ci ritroviamo incosapevolmente parte della lista di FU. Siamo i suoi alleati nascosti, i suoi padri confessori, coloro che non riusciranno mai a fare a meno di desiderare ancora e ancora di più; perché dipendiamo da tutto questo visibilio eclatante chiamato House of Cards. Come le scelte di Frank Underwood, che sin dalla prima stagione ci lancia addosso il suo spietato cinismo; e noi non possiamo far altro che odiare a morte il politico ed amare alla follia l’uomo.

In conclusione, ci vuole lo stile british

Per chiudere questo minuscolo spiraglio su cosa sia House of Cards, bisogna lasciarsi suggestionare da una sensazione forte. Ascoltate il tema principale e intanto leggete l’estratto, prelevato dalla bocca di Francis Urquhart. Meglio del troppo americano Underwood, Francis tira le somme, in pieno stile british, di cosa sia alla fine il succo di tutta la questione.

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“Dietro lo spettacolo, la lotta per il potere. Nel profondo, sotto a tutto, più profondo dell’onore, più profondo dell’orgoglio, più profondo della lussuria e più profondo dell’amore, sta il raggiungimento dell’obiettivo. La conquista e il dominio. Le mascelle serrate addentano il potere e non mollano. Addentano e non mollano.”

One Nation: UNDERWOOD