Eduardo Valdarnini, intervista all’attore di Suburra

Abbiamo fatto due chiacchiere con il bravissimo Eduardo Valdarnini, attore di Suburra. Ecco cosa ci ha raccontato

Condividi l'articolo

Passiamo al mondo dei videogiochi. Tu che sei un’attore pensi che ci siano messaggi che il videogioco possa veicolare in maniera differente rispetto a un film o viceversa?

Questa è una bella domanda anche perché hanno finalmente capito che si possono produrre degli ottimi adattamenti tratti dai videogiochi.

Un film è più comodo da vedere come spettatore piuttosto che un videogioco. Perché un videogioco, per la sua natura, devi giocarlo. A volte magari non ti va di giocarlo ma la storia è molto bella quindi vuoi solo arrivare alla cutscene successiva

Io guardo tanto i walkthrough perché non mi interessa giocare quel titolo ma voglio assistere semplicemente alla storia e voglio farlo da spettatore. Quindi ecco il cinema è fatto soltanto per farti stare là ad osservare e assorbire quello che ti dà mentre il videogioco in qualche modo ha una pretesa, che è bellissima, di coinvolgerti. A volte questo può essere frustrante e altre volte invece ti può accattivare molto di più rispetto a un film

Sono formule diverse ma sì, sono atti creativi in egual misura. Si è iniziato a rendersi conto che c’è una miniera drammaturgica nel mondo videoludico che fino ad oggi è statobistrattato. Era considerato un mondo per i ragazzini e il semplice fatto stesso che il mondo del cinema e dell’intrattenimento si sia aperto al videogioco ha permesso a tutti di capire che sono storie raccontate con un linguaggio, un veicolo diverso, ma sono sempre storie degne di essere raccontate. Alcune sono più interessanti e altre meno, come i film, ma meritano attenzione.

LEGGI ANCHE:  Suburra: Netflix annuncia rinnovo per una seconda stagione [Teaser]

Secondo me trasposizioni come The Last of Us o Fallout hanno fatto capire che si, si può fare e si può fare a livelli altissimi. Il cinema ti può aiutare nell’andare dritto al punto rispetto al videogioco. Nel videogioco c’è la quest secondaria, l’oggetto nascosto, l’easter egg… invece il film ti porta dritto al punto.

Parlando di adattamenti live-action, quale personaggio del mondo dei videogiochi vorresti interpretare se ne avessi l’opportunità?

Il mio videogioco preferito è Metal Gear Solid ma non mi ci vedo a fare Solid Snake. Per quanto mi piaccia non mi rivedo esattamente in lui. Mi piacerebbe interpretare Psycho Mantis. Un personaggio davvero geniale che solo una mente come quella di Hideo Kojima poteva partorire.

Un altro titolo molto importante per me è Resident Evil e penso sarebbe divertentissimo interpretare un personaggio in un adattamento di quella saga. Intendo proprio un live-action in cui io mi ritrovo in quel mondo là, non voglio fare una roba tipo finta con il green screen… (ride)

Il primo a cui ho giocato è stato Resident Evil 2, poi ho recuperato il primo nel tempo anche se sono usciti quando ero molto piccolo ma gli anni ’90 erano leggeri, i nostri genitori erano molto alla mano e ci hanno lasciato fare di tutto.

Leon Kennedy quindi sarebbe un altro personaggio che mi piacerebbe molto interpretare. Resident Evil 2, 3 e 4 sono quelli che mi sono rimasti davvero nel cuore per cui mi piacerebbe poter essere Leon di Resident Evil 2 o 4. Preferisco il 2 come ambientazione ma il 4 mi è piaciuto tantissimo, mi ha fatto volare.. Il 2 per i colpi al cuore che mi ha dato e per la sua difficoltà però è stato memorabile. Con la PlayStation 1 la paura veniva dal fatto che non si capiva dove andavi, la telecamera era fissa e questo aiutava il senso di impotenza… cioè tu stavi andando dritto in un corridoio e poi dall’altra parte compariva uno zombie all’improvviso.

LEGGI ANCHE:  SUBURRA - la recensione della Scimmia

Io infatti invito i giovani a giocare a tutti quei giochi lì per vedere a che punto siete dei veri gamer, perché io credo che si sia persa il senso di sfida… oggi è facile, è tutto troppo facile, giochi a un gioco e sei un dio in dieci minuti. Io quando giocavo a Crash Bandicoot morivo spesso, morivo sempre. Ho provato a rigiocarci ed è difficile, è un gioco complicato ed è quello il bello secondo me.

Queste sono delle cose che ti rimangono nel cuore a vita. Io a 16 anni vi auguro di avere questi momenti qua, dei momenti in cui stai lì e non puoi tornare a casa finché non hai finito quel livello. Mamma che ti chiama e tu le dici: ‘non posso, mamma’. E poi non te la puoi prendertela con nessuno, non puoi insultare un povero sviluppatore polacco perché sei solo con te stesso, o col tuo amico accanto e soffri. È la sfida, non c’è nient’altro.

Grazie delle tue parole, Eduardo!

Continuate a seguirci su LaScimmiaPensa e sul nostro canale Whatsapp.