SUBURRA – la recensione della Scimmia

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Stefano Sollima dopo il successo della serie TV Romanzo Criminale e di “ACAB” torna firmando un noir tutto all’italiana intitolato: Suburra. La “Suburra” nell’antica Roma era un vasto e popoloso quartiere dove il potere e la criminalità si incontravano, e se Battiato diceva: «Il tempo cambia le cose» beh non in questo caso, perché quel quartiere esiste ancora, anzi si è espanso e le uniche cose ad essere cambiate sono le persone che ci vivono.

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In una Roma che si divide tra politici, cariche di spiritualità del vaticano e criminali, le storie di tre classi sociali che apparentemente non hanno niente in comune si intrecciano in una città sommersa dalla pioggia metafora del fatto che ormai tutto sta affondando e piano piano morto dopo morto ci stiamo avvicinando all’apocalisse. La sensazione che si avverte guardando Suburra è l’impotenza di fronte a così tanta violenza e crudeltà da parte di chi apparentemente dovrebbe governarci e in primis proteggerci. Ma ormai arrivati a questo punto, non importa di quale classe sociale tu sia non si può tornare indietro è finalmente arrivato il momento di fare i conti con il passato. Stefano Sollima incredibilmente, riesce a trovare il giusto equilibrio tra tecnica, musiche e scrittura che in Italia ormai non abbiamo la fortuna di vedere spesso. La mano registica di Sollima riesce a pieno a caratterizzare una Roma sporca, insulsa e priva d’anima; passiamo da splendidi campi lungi a dettagli, da macchina fissa a dolly, per poi arrivare ad una delle peculiarità di questa pellicola che è sicuramente l’utilizzo degli angoli del quadro sfocati che in questo caso viene utilizzata per dare un senso di distacco dalla realtà e di impotenza, tutto accompagnato dalla fotografia di Paolo Carnera perfettamente contestualizzata. In Suburra a fare da padrona non è solo l’utilizzo della pioggia e della regia ma anche la splendida colonna sonora degli M83 che renderà alcune sequenze quasi mistiche. Il cast del film è formato principalmente da Alessandro Borghi (Numero 8), Greta Scarano (Viola), Pierfrancesco Favino (Malgradi), Giulia Elettra Goletti (Sabrina), Elio Germano (Sebastiano) e infine Claudio Amendola che interpreta Samurai ovvero l’ultimo ramo della famosa Banda della Magliana, con cui Numero 8 si scontrerà verbalmente e non solo, più volte. Fra tutti i personaggi quello che mi ha colpito maggiormente è stato il personaggio di Viola poiché mentre il resto dei personaggi agiva per cose materiali come il denaro, lei invece era spinta solo dall’amore morboso per Numero 8 che renderà il personaggio di Viola imprevedibile e pericoloso per tutti in primis per 8 stesso.

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L’ossimoro che lega le classi sociali dei personaggi all’interno del film è evidente e viene approfondito in ogni sua sfumatura, caratterizzando sempre di più il concetto che all’interno della “Suburra” descritta da Sollima non esistono vincitori, ma vinti e nonostante si faccia il possibile per “riemergere” dai problemi, dalla pioggia e dai morti, la Suburra ti risucchierà portandoti al punto di partenza ovvero la lotta per la propria affermazione.