Abbiamo intervistato Eduardo Valdarnini, interprete di Lele nella serie tv Suburra e abbiamo parlato di cinema, videogiochi e delle sue esperienze su set. Ecco cosa ci ha raccontato:
Recitare nella serie Suburra ti ha dato l’opportunità di lavorare a fianco di grandissimi come Alessandro Borghi, Giacomo Ferrara e il compianto Adamo Dionisi. Loro hanno ripreso i ruoli interpretati nel film di Suburra e volevamo sapere come hai fatto a inserirti così bene all’interno di un cast tanto esperto e affiatato?
Diciamo che è venuta abbastanza naturalmente. Giacomo lui lo conoscevo già perché ci avevo fatto un cortometraggio un anno prima circa. Alessandro poi è una persona veramente aperta a tutti quanti e se vuoi ci diventi amico in dieci minuti. Mi sono sentito subito accolto e questo mi ha permesso di avere un approccio emotivo diverso e dire ‘ok va bene ci siamo, possiamo giocare ad armi scoperte’.
Sicuramente c’è stata una bella dose di ansia inizialmente perchè si trattava di un progetto importante ma, se hai la fortuna di lavorare con delle persone competenti, tutte queste pressioni svaniscono e puoi lasciarti andare al gioco. La prima stagione è stata più complicata ma nella seconda mi sono divertito molto di più. Se non ci fossero state persone tipo Giacomo, Alessandro, ma anche Francesco Acquaroli, Claudia [Gerini] tutto sarebbe stato sicuramente più complesso e pesante per me che avevo cominciato relativamente da poco.
Hai interpretato il personaggio di Lele nella serie. Puoi raccontarci com’è stato dare vita ad una figura così tormentato ed entrare in un mondo così differente rispetto al tuo?
Il personaggio di Lele aveva il pregio di essere un ragazzo come noi insomma. Un po’ più ‘caciarone’ di quanto sarei io, forse un po’ più festaiolo, però si tratta di una persona che era esterna a questo mondo e che si ritrova, suo malgrado, immischiato in una situazione molto più grande di lui.
Da quel punto di vista il mio personaggio tutto sommato era più ‘semplice’ perchè mi ci sono potuto facilmente identificare. Quel tipo di angoscia non l’avrei mai provata se fossi stato un criminale affermato invece quello di Suburra è un mondo che a me non apparteneva ne a me ne a Lele.
È stato difficile quindi scindere te stesso dal tuo personaggio?
Io ho un rituale che è partito in modo quasi involontario proprio mentre lavoravo sul set di Suburra. Lo notò mia madre che mi diceva: “Ogni volta che torni a casa tu non saluti nemmeno, vai dritto sotto la doccia, e poi dopo… parli”. È una cosa che io facevo inconsciamente… dopo una giornata sul senti ti senti sporco e invece poi ho notato che lo facevo anche su altri set.
Evidentemente mi serviva lavare via di dosso quella sensazione di pesantezza data anche dalla situazione precaria del mio personaggio e tutta la pressione che mi portavo addosso. Non sono uno di quelli che applicano metodi particolari per cui non avevo quell’ intenzione ma avvertivo comunque tutta la tensione perchè, soprattuto la prima stagione è stata veramente lunga. È stato fisicamente stressante, il ruolo più tosto in assoluto, considerata anche la relativa inesperienza.
Cosa ti porterai dietro dall’esperienza sul set di Suburra? Cosa ti ha insegnato lavorare ad una produzione così importante?
Quella di Suburra è stata l’esperienza formativa per eccellenza. Sono stato scaraventato di colpo in questa produzione importante, durante la quale si girava anche di notte e a volte facevamo venti ore di fila, senza considerare poi tutta la macchina enorme che si muoveva attorno a me. Quindi, se mi devo portare qualcosa dietro, è che non mi spaventa più niente perché io da quello ho capito quali sono i miei punti di forza, dove posso cadere e come posso eventualmente recuperare quando sto male, anche da un punto di vista meramente fisico. Anche dal punto di vista attoriale ovviamente è stata una scuola che è durata tanti mesi e quindi mi ha insegnato davvero tanto.
Ci puoi svelare qualcosa relativo ai tuoi progetti futuri?
Ho appena finito di interpretare un ruolo divertente sul set del terzo film di Davide Minnella con Amendola, Clauda Gerini, e ci saranno anche Leo Gassman e Claudia Pandolfi. È un ruolo che sono stato contento di interpretare perché si discosta tantissimo da quello che sono in realtà e mi diverte tanto.
Anche in The Boat e Maschile Singolare interpreto ruoli in cui… non sono io. Mi piace quell’idea del trasformismo quindi sono contento di farlo. Anche ruoli divertenti, come in Nero a Metà, uno si diverte però si inquadra sempre in un caratterismo che è meno entusiasmante per quanto mi riguarda. Mi piace l’idea di poter essere considerato per fare cose ogni volta completamente diverse, questo mi piace tanto.
Anche se non si tratta di un protagonista non importa, a patto che possa fare qualcosa di diverso dal solito. Se posso sperimentare anche girando quelle tre scene ci metto subito la firma.
Ne parlavo anche l’altro giorno con Francesco Acquaroli, che ora è al cinema con Berlinguer. Dicevo che avrei voluto vederlo il prima possibile e lui ha specificato: ‘Guarda però io ho un ruolo piccolo‘. E io scherzando, perché per me lui è un grande attore, gli ho risposto: ‘Non esistono piccoli ruoli, ma solo piccoli attori’, È un po’ una fesseria quella di mettere le mani avanti dicendo ‘eh però questo è solo un piccolo ruolo’. Se è un ruolo fatto bene, che ti da la possibilità anche di testare delle cose, può essere anche un’apparizione di un minuto, a patto che ti dia la possibilità di uscire fuori un po’ dagli schemi.