Fallout: cos’è l’Atompunk, il genere che caratterizza la serie

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L’Atompunk è il genere che caratterizza le estetiche e le idee del mondo di Fallout, in una storia alternativa che sembra essersi evoluta in una sorta di eterni anni ’50…. fino alla guerra atomica, ovviamente. Vi spieghiamo tutto

L’Atompunk e Fallout

Il termine atompunk vi suonerà immediatamente familiare se pensiamo ad altri simili come cyberpunk o steampunk. Non è un caso: come per questi altri, si usa per descrivere una versione alternativa e retro-futuristica di un periodo storico, possibilmente una distopia, con caratteri legati a specifici motivi estetici, ideologie, atteggiamenti sociali e tecnologie.

Quello della saga di Fallout è uno degli esempi più eclatanti, e ben rappresenta l’atompunk nelle sue sfumature più caratteristiche. Come descriverlo? Semplice: innanzitutto, immaginate di essere negli Stati Uniti, negli anni ’50. La Guerra Fredda è al suo apice, c’è paura di una esplosione atomica ogni giorno e che i sovietici invadano e cambino per sempre la società.

Gli anni ’50 per sempre

Allo stesso tempo, la recente vittoria nella Seconda Guerra Mondiale fornisce la gente dell’epoca di uno spirito di ottimismo e di una convinzione di eccezionalità e superiorità che si ritrovano in un conformismo diffuso e si esprimono nel boom economico (in America arrivato prima che da noi), con un maggiore potere d’acquisto per le famiglie e nuovi beni: auto, televisore, elettrodomestici, ecc..

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Ecco, immaginiamo che quest’epoca non sia mai finita, che l’energia atomica sia rimasta la principale fonte energetica, che il digitale non si sia mai imposto e internet e i social non siano mai nati, che la Guerra Fredda si sia prolungata così come questo “ottuso ottimismo” capitalista e consumistico, nella visione di una società inevitabilmente destinata a una fine tremenda.

La fine del mondo è un prodotto

Questo è quello che vediamo nel mondo di Fallout pre-apocalisse: sembrano gli eterni anni ’50. Vanno moltissimo i western (Cooper Howard ne è tra gli interpreti più affermati), c’è la paura dei comunisti e delle spie sovietiche e la guerra atomica può scoppiare da un momento all’altro; ma va tutto bene finché c’è roba da comprare, come la Nuka-Cola, e i famigerati Vault rispondono a tutte le possibili esigenze sollevate da una fine del mondo.

Il corporativismo è rampante come vero motore della società, e lo provano gli accordi in segreto tra Vault-Tec e altre aziende multinazionali dalla morale assente. Come dice Sebastian Leslie, collega attore di Cooper: “Il futuro sono i prodotti. Tu sei un prodotto, io sono un prodotto. La fine del mondo è un prodotto“. Abbastanza chiaro a cosa una logica del genere possa portare.

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L’Atompunk come genere

Nelle sue componenti fantascientifiche e distopiche i motivi ispiratori dell’atompunk si ritrovano nella fantascienza dello stesso periodo, in alcuni fumetti influenti della prima Silver Age e, arrivando alla prima metà degli anni ’60 (l’epoca è più o meno la stessa) nei film di James Bond con Sean Connery, in serie come Star Trek o Dr. Who e, esempio classico, nella serie animata The Jetsons.

Esempi in lavori moderni si vedono bene, oltre che in Fallout, in film come Il Gigante di Ferro (ambientato nel 1957) o Gli Incredibili, e in altri videogiochi come Atomic Heart, del 2023. In definitiva, l’atompunk rappresenta ancora oggi una visione inquietante di un futuro che avrebbe potuto essere ma che per fortuna non è stato, con tutto il suo fascino e le sue contraddizioni, non mancando però di dirci per vie traverse molto anche sul futuro che attualmente viviamo.

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