Hans Landa e King Schultz: Christoph Waltz fra razzismo e antirazzismo

Waltz
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Ballata senza gloria degli antieroi di Christoph Waltz sulle note del revisionismo storico tarantiniano.

Christoph Waltz, l’attore tedesco eclettico e imprevedibile in due ruoli complementari e contrastanti che lo hanno reso leggenda. In Bastardi Senza Gloria: cosa succede a girare una storia ambientata durante il nazismo come fosse un western inserendo una sorta di malvagio Sherlock Holmes nazista, un Brad Pitt che parla in italiano e come se non bastasse, decidere di cambiare pure la Storia.

E, come se non fosse già abbastanza insolito, nel film successivo – Django Unchained, un vero western – si rende buono il cattivo del film precedente rendendolo un mentore che racconta leggende tedesche, e una bella rivincita degli schiavi neri fra cacciatori di taglie e caramelle. Vi pare assurdo e grottesco tutto ciò?

Certo, solo se non ti chiami Quentin Tarantino.

Mai dire arrivederci in un film di Tarantino

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1941, Francia occupata dai nazisti, un colonello delle SS stermina una famiglia ebrea, ma la figlia riesce a salvarsi, l’uomo punta una pistola sulla giovane, non la colpisce e le grida un “au revoir Shoshanna”, forse un gesto sadicamente intenzionale o forse no, magari era davvero troppo lontana, ma quel saluto è un avvertimento, si rincontreranno.

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E così si apre Bastardi Senza Gloria (qui la recensione), ambientato durante il nazismo, primo film di una trilogia realizzata da Quentin Tarantino sul tema del revisionismo storico, anche se in questo caso si può parlare di genere ucronico (un po’ come nel caso della serie tratta dal romanzo L’Uomo nell’Alto Castello).

Django Unchained o, meglio, il secondo capitolo di questa trilogia, è ambientato nel 1858, si apre con un bizzarro tedesco di buone maniere che prende con sé uno schiavo nero per farne un cacciatore di taglie, ed egli è solito congedarsi con un cortese auf wiedersehen; ma quando a un arrivederci preferisce un addio la storia si avvia verso la tragedia.

Ma questo articolo non parlerà della trilogia Tarantiniana (terminata nel 2019 con il terzo capitolo, C’era Una Volta a Hollywood), bensì di due personaggi, Hans Landa e King Schultz.

Di taglie o di ebrei, sempre di cacciatori si tratta

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Il primo, Hans Landa, un nazista soprannominato il cacciatore di ebrei, l’altro King Schultz (o meglio, dottor Schultz), un ex dentista cacciatore di taglie, tutti e due interpretati dal talentuoso attore austriaco Christoph Waltz, che ha donato loro una vena istrionica e sopra le righe, compresa una gentilezza e cortesia che, nel caso di Landa, nasconde intenti più subdoli, capace però di ammaliare e confondere chi li ascolta.

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Sia Hans Landa che il Dottor Schultz hanno anche in comune l’essere dei cacciatori, uno di ebrei l’altro di criminali, ed entrambi sono calati in contesti razzisti quali il nazismo e lo schiavismo nero. Hans Landa del nazismo condivide l’ideologia, mentre il dottor Schultz, essendo europeo, rifiuta la politica del profondo sud americano dedita al al commercio di neri.

Per certi versi è quasi ironico e sicuramente non un caso, che sia un tedesco a battersi per una minoranza decenni prima degli orrori del nazismo, e ancora più ironicamente, che il Calvin Candie interpretato da DiCaprio, per il suo sadismo e razzismo, appaia come una sorta di Hans Landa americano.

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