Venezia 80: polemiche per la presenza di Woody Allen e Roman Polanski

Venezia
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Le polemiche vengono da Le Monde e dall’Hollywood Reporter, che lamentano la presenza a Venezia 80 di Woody Allen, Roman Polanski e Luc Besson

Polemiche, prevedibili, circa la presenza all’80esima Mostra del Cinema di Venezia di Woody Allen, Roman Polanski e Luc Besson. I tre registi, ciascuno accusato di violenza sessuale, saranno presenti rispettivamente con i film Coup de Chance (Allen), The Palace (Polanski) e Dogman (Besson); solo l’ultimo film sarà presentato in competizione.

Su Le Monde il direttore della mostra, Alberto Barbera, sostiene: “Sono per la giustizia, non per la persecuzione. Besson ha beneficiato di un non luogo a procedere. Allen è stato assolto due volte negli anni ’90. Quanto a Polanski, chiese le scuse alla vittima, che le accettò. Lei chiede di smettere di rivangare questa vicenda, che risale a più di quarant’anni fa”.

“La storia dell’arte è piena di delinquenti sessuali, anche criminali: dovremmo smettere di ammirare i dipinti di Caravaggio? Tra qualche decennio continueremo ad ammirare i film di Polanski allo stesso modo. Non vedo alcun motivo valido per non selezionare uno degli ultimi maestri del cinema ancora attivi, a 90 anni”.

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Barbera parla anche del “pericolo” di proteste a carattere femminista: “In Italia questi movimenti sono molto meno aggressivi che negli Stati Uniti o in Francia. I casi scoppiati, sulla scia del #MeToo, erano perfettamente giustificati. Offro il mio assoluto sostegno alla lotta contro la violenza sessuale, ma l’ostilità nei confronti dei cineasti assolta dai tribunali è, a mio avviso, inaccettabile. L’estremismo raramente fa del bene alle cause che sostiene di servire”.

Risponde l’Hollywood Reporter, che definisce i tre registi “problematic men” e parla apertamente di “predatori sessuali”. Il giornalista Scott Roxborough replica alle parole di Barbera: “Caravaggio morì nel 1610. Le donne che hanno accusato Polanski, Allen e Besson di abusi sono ancora vive. Scegliendo di ignorare le accuse e concentrarsi sui film può sembrare di scegliere da che parte stare”.

Nella polemica entra a gamba tesa anche Ursula Le Menn, attivista di Osez le Féminisme, che dice: “Il fatto che i festival scelgano questi registi dimostra che hanno un’agenda politica, che minimizza l’importanza, il significato della violenza sessuale in questo settore e nella nostra società. Non sto sostenendo di smettere di parlare di loro, ma di farlo in un modo più equilibrato, un modo che includa la voce delle vittime”.

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Fonte: Corriere della Sera