Spider-Man: Across the Spider-Verse. La rivoluzione non è un pranzo di gala [Recensione]

Spider-Man: Across the Spider-Verse. Recensione (rigorosamente no spoiler) del nuovo film d'animazione dal Marvel Cinematic Universe, al cinema da giovedì 1 giugno.

SPIDER-MAN: ACROSS THE SPIDER-VERSE.
@ Sony Pictures Animation’s Studios
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Caotico ma bellissimo. Visivamente splendido, un’opera d’arte che ci costringerà a ripensare il concetto stesso di film d’animazione. Queste in breve allo scadere dell’embargo le prime reaction della stampa e la critica nazionale e internazionale per Spider-Man: Across the Spider-Verse, al cinema da giovedì 1 giugno.

Joaquim Dos Santos (La leggenda di Korra), Kemp Powers (Soul) e Justin K. Thompson (Star Wars: Clone Wars) sono i registi dell’attesissimo sequel prodotto da Sony Pictures Animation Studios di Spider-Man: Un nuovo universo, che nel 2018 aveva scosso il fandom del Marvel Cinematic Universe (e per molti rappresentava semplicemente il miglior Spider-man di sempre).

Il versante visivo è in effetti l’elemento che cambia ancora una volta le regole del gioco. Che siate o no tra i fan che grideranno al capolavoro, questo secondo film di animazione rilancia ancora la posta e non può che stupire sequenza dopo sequenza per la sua incredibile, sistematica serie di invenzioni in termini di linguaggio audiovisivo.

Oltre a Miles e Gwen, alias Spider-woman, c’è poi un intero Multiverso di Persone-ragno che si irradiano fino ai confini dei mondi e precipitano in questo sequel come una serie di schegge impazzite. Il concetto di Multiverso era stato introdotto proprio dal cinecomic Premio Oscar come Miglior film di animazione nel 2019, quindi sviluppato in Spider-Man: Far From Home (2019) e Spider-man: No way home (2021).

E se oggi l’idea che “Il Multiverso è un concetto di cui sappiamo spaventosamente poco” è praticamente entrata nel linguaggio comune, questo secondo capitolo animato allarga ancora il raggio d’azione, spingendosi oltre i limiti conosciuti. Per qualcuno, in termini narrativi, si tratterà perfino di una forzatura. Per tutti gli altri, solo di uno spettacolare giro di giostra, in attesa di Spider-man: Beyond the Spider-verse.

Spider-Man: Across the Spider-Verse. La trama

Miles Morales torna nel nuovo capitolo della saga Spider-Verse. Dopo essersi riunito con Gwen Stacy l’amichevole Spider-Man di quartiere di Brooklyn viene catapultato nel Multiverso, dove incontra una intera squadra di Spider-Eroi incaricata di proteggere il canone e così l’esistenza del Multiverso stesso.

Ma quando gli Eroi si scontrano su come affrontare una nuova minaccia, Miles si ritrova contro gli altri Ragni. A soli 15 anni, Miles si troverà così costretto a ridefinire la sua visione del mondo, partendo da cosa significa per lui essere un eroe, quanto conta la salvezza del Multiverso rispetto all’idea di salvare le persone che ama di più.

Spider-Man: Across the Spider-Verse. Recensione (no spoiler)

SPIDER-MAN: ACROSS THE SPIDER-VERSE.
@Sony Pictures Animation Studios

Scegliere tra la salvezza di chi amiamo e la fine del mondo è una di quelle cose che nel mondo reale si chiede solo per gioco. Ma questo, per qualunque Spider-man, che si parli di Tobey Maguire, Andrew Garfield o Tom Holland, invece è pane quotidiano, la normalità assoluta, un apostrofo rosa tra le parole: “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”.

Dopo che Spider-man: No way home ha compiuto l’incredibile, ovvero riunire i tre Spidey, le tre Teste di ragnatela in un unico cinecomic, sembrava difficile poter riprendere un discorso tipo Miglior Spiderman di sempre. Eppure il film di animazione prodotto da Sony Animations Studios saprà far parlare ancora molto di sé, tanto che non si tratta neanche di un film auto-conclusivo, ma solo della prima di un film in due parti.

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Anche in assoluta assenza di spoiler, possiamo quindi provare a dirvi perché Spider-Man: Across the Spider-Verse potrebbe essere un’esperienza di vita, ovvero una di quelle esperienze cinematografiche insieme indimenticabili, uniche ed estenuanti, comunque senza precedenti.

Una delle ragioni è ovviamente la presenza di una raffica di Spider-Eroi. Un parterre decisamente inclusive che desterà certamente il fastidio di qualcuno, ma in compenso manderà in visibilio molti altri, in particolare i fan di Spider-Gwen, che non è semplicemente la prima Spider-woman ma la prima Spider-eroina in rosa, una adolescente che si identifica nel Punk Rock (e così naturalmente nel Grrl Power e il Female Power).

Non conoscere il proprio posto nel mondo, ma sperimentare la difficoltà estrema di amare i propri genitori, anche quando papà è uno sbirro e tu sei un super-eroe sotto mentite spoglie, è una di quelle cose che Miles e Gwen hanno in comune. La loro relazione, pericolosamente in bilico tra amicizia e amore, si rivela naturalmente uno dei punti cardine di Spider-Man: Across the Spider-Verse.

Ma Gwen è consapevole che in ogni versione del Multiverso Miles e Gwen sono destinati a stare insieme, e in ogni versione la liason dovrà in qualche modo finire in tragedia, Miles si rivela forse la metà più romantica, più idealista o forse semplicemente ingenua di un duo che non ha davvero più nulla a che vedere con il nostro universo conosciuto, vedi su tutto la storica relazione di Batman con Robin.

La stessa dinamica di eroe e villain, supe-eroe contro super-criminale o super-cattivo, viene totalmente polverizzata, azzerata da Spider-Man: Across the Spider-Verse, come se finalmente le 12 tappe de Il viaggio dell’eroe di Chris Vogler, o magari L’eroe dai milli volti di Joseph Campbell avessero trovato davvero qualcuno in grado di ipotizzare, progettare e mettere effettivamente in atto una rivoluzione post-moderna.

Molti hanno già tentato l’impresa e molti (a torto o ragione) hanno già reclamato il titolo. Eppure, quelle 12 tappe e l’infinita serie delle loro revisioni e ricombinazioni restano ancora il Nord, la stella polare, il faro che guida gli scrittori e gli sceneggiatori di tutto il mondo oltre il buio della notte. Per dire se Spider-Man: Across the Spider-Verse rappresenti davvero la rivoluzione non abbiamo ancora il privilegio del distacco storico.

Ma certo, parafrasando uno dei più celebri Aforismi del ‘900 possiamo dire che nel mentre la rivoluzione è una festa. E tutte le Spider-people, le Persone-ragno del Multiverso, che si parli della cara vecchia New York City, Terra-616 o magari Terra-199999, che lo volessero o meno, che avessero ricevuto un formale invito o siano state sbalzate improvvisamente, obtorto collo in una dimensione parallela, sono state tutte, ma proprio tutte chiamate in causa.

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Spider-Man: Across the Spider-Verse. Il Caos non è un pranzo di gala

“La rivoluzione non è un pranzo di gala. Non è un’opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza, tranquillità e delicatezza, o con altrettanta dolcezza, gentilezza, cortesia, riguardo e magnanimità. La rivoluzione è un’insurrezione, un atto di violenza con il quale una classe ne rovescia un’altra.”

Così recitava Mao Tsé-Tung nel famoso (o forse famigerato) Libretto rosso. Ma ovviamente questa è sì un’opera letteraria, un ricamo, un affresco post-moderno che va valutato, osservato e ammirato anzitutto nella bellezza caotica e travolgente del suo linguaggio audiovisivo.

Il termine affresco non è casuale. Fin dalle primissime sequenze capiremo infatti che il film di animazione di Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson preleva elementi visivi narrativi e pittorici dalle epoche più diverse. E quando vedremo entrare in scena un grosso pennuto medioevale capiremo che anche in questo senso gli autori hanno scelto di rompere le regole e superare in modo esplicito, dichiarato e deliberato tutti i limiti consentiti.

Elementi fortemente pittorici, lo stile acquerello (a noi non può che ricordare il nostro Gipi, per non parlare dei vecchi albi di Sandman di Neil Gaiman) e le esplicite citazioni dei comic book Marvel degli anni ’50 e ’60 sono solo alcuni tra i millemila elementi visivi che compongono e si confondono nel tessuto di Spider-Man: Across the Spider-Verse.

E che ci sembri caotico oppure meraviglioso, forzato oppure seriamente rivoluzionario, si tratta comunque di un film che non può lasciare indifferenti, dai fan più irriducibili del Marvel Cinematic Universe a quegli autori e quei critici che hanno scelto di schierarsi da un parte precisa, forse sempre più problematica, per non dire anacronistica. “Questo non è Cinema”.

Ci sarà ancora molto di cui discutere. Miles è uno dei miglior Chaotic Good che abbiamo mai visto? Il cinema di animazione ha ormai infranto il limite, polverizzato l’etichetta del “film per bambini”? Spider-Man: Across the Spider-Verse è anche il prontuario del genitore moderno? Uno di quei libretti di istruzioni che genitori e adolescenti, figlie e figli cercano praticamente da sempre?

Possiamo solo anticiparvi che una serie di dialoghi, che siate schierati da una parte o l’altra, quella dei grandi o quella dei figli ribelli, o magari contemporaneamente da entrambe – già che allo stato attuale dei fatti non esiste un solo essere sulla Terra che non sia stato un tempo figlio – potrebbero spezzarvi letteralmente il cuore, sciogliervi in un inaspettato fiume di lacrime, perfino nel bel mezzo di una giostra che diverte e non rallenta un attimo.

Spider-Man: Across the Spider-Verse vi aspetta solo al cinema da oggi, giovedì 1 giugno. Per ulteriori approfondimenti continuate a seguirci. E intanto, buon divertimento.

Spider-Man: Across the Spider-Verse. Trailer ufficiale