Pinguini Tattici Nucleari – Fake News | RECENSIONE

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Credits: Pinguini Tattici Nucleari / YouTube
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Fake News: il nuovo album dei Pinguini Tattici Nucleari destinato a battere tutti i record di ascolto. Perché i Pinguini non sono più fuori dall’hype?

No, non si tratta di una fake news, i Pinguini Tattici Nuclerai sono tornati con 13 brani inediti. Pochi mesi fa, sui social network girava voce che si stessero per sciogliere e invece la band bergamasca è ancora qui per la gioia di tutti i fan. Loro hanno preso la palla al balzo e hanno chiamato proprio Fake News il nuovo disco. 46 minuti di musica in pieno stile da Pinguini, con tutti i pregi e difetti che contraddistinguono la band più in voga del momento.

Gli anni passano e anche i pinguini crescono, forse invecchiano, forse diventano solo più consapevoli della portata del loro successo. L’hype intorno a loro è ai massimi livelli, paradossale se ripensiamo alla dichiarazione di intenti Fuori dall’hype del 2019.

Nonostante Fake News non abbia l’originalità e la spontaneità dei tempi di Gioventù brucata, i Pinguini Tattici Nucleari si confermano la realtà pop per eccellenza della musica italiana. La band si allontana decisamente dal mondo dell’indie rock italiano, completando una trasformazione che sembrava scritta negli ultimi due album.

“A ventisette puoi morire oppure diventare un po’ più pop”

Non c’è trucco e non c’è inganno, con autoironia Riccardo Zanotti confessa la scelta di diventare un po’ più pop (evidente da Ringo Starr in poi) nel ritornello del singolo di successo Dentista Croazia. E il pezzo è probabilmente uno dei più riusciti dell’intero album. Nel testo possiamo ascoltare la narrazione degli esordi della band, le trasferte squattrinate e un iconico furgone da tour. Per i fan non è stata una sorpresa perché, durante il tour in palazzetti e arene, i Pinguini hanno preannunciato il pezzo autobiografico con tanto di fotoricordo prese dal loro album.

Il filo del racconto ruota intorno alla crescita, al cambiamento, ai sacrifici di un gruppo di amici che ha creduto profondamente nella musica. Traspare la genuina soddisfazione di chi ha fatto la gavetta ed è passato da un furgoncino che trasporta gli anziani per operazioni odontoiatriche in Croazia a riempire l’Arena di Verona, San Siro e lo Stadio Olimpico.

E venderei anche l’anima al diavolo
Se trovasse un po’ di pace per me
Regalami i tuoi occhi da angelo
Che indosso per cercare il mio zen”

Il successo è croce e delizia per chi lo raggiunge. Così il disco si apre con Zen, dove avvicinandosi sulle strofe alle sonorità trap, Riccardo Zanotti è alla ricerca della pace, dello zen, dell’imperturbabilità dell’animo. Classifiche, numeri, soldi e pubblicità non riempiono il cuore di un artista e a volte tutto quel che conta è suonare per una singola persona importante.

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L’ultima volta racconta su una base fortemente pop il valore delle ultime volte. Il testo è semplice e diretto, ricco di immagini evocative. I Pinguini ormai hanno fatto dei riferimenti alla cultura pop (talvolta vintage) un marchio di fabbrica. Il pezzo è fatto per essere suonato live e ballato insieme al pubblico negli stadi.

In Hold on si conferma un’altra tendenza che caratterizza i testi dei Pinguini, ovvero il mix tra lingua italiana e lingua inglese. L’effetto non è sempre convincente e in alcuni casi la forzatura risulta poco naturale come nel finale di ritornello “che la vita ti fotte e ti fa revenge porn”. Nonostante queste scelte stilistiche furbe e accattivanti, il pezzo è orecchiabile e nel suo complesso anche il testo funziona.

“tu sei quel brivido che provo prima di fare stage diving ai live
quindi mi prendi o te nе vai?
quindi mi prendi o te ne vai?”

Stage diving si apre con un energico coro e ci travolge con la sua immensa energia. Attraverso la carica raccolta da incredibili esperienze di musica live i Pinguini invitano a trovare il coraggio di buttarsi, di spiccare il volo e vivere la vita a pieno. La metafora dello stage diving appare quindi azzeccata ed efficace.

Ricordi è stato uno dei singoli che hanno preceduto la pubblicazione dell’album raccogliendo subito grande approvazione. Malinconica e dolce come Ridere o Ahia, la canzone ha però come oggetto un concetto più delicato del semplice amore finito. Il tema ben narrato da Riccardo è infatti la perdita della memoria e, se non bastasse il brano per commuovere, aggiungeteci pure un meraviglioso videoclip con protagonista Sergio Rubini e la lacrima è inevitabile.

Nel disco non può poi mancare qualche pezzo più sperimentale nel suono. Ecco dunque Melting Pop, un pezzo volutamente frivolo e superficiale. Il ritornello è orecchiabile e ballabile, una sequenza di immagini metropolitane milanesi arricchiscono il tutto. Non è sicuramente il brano più significativo del disco, ma il suo scopo non è quello.

“Il partito dei mammuth aveva fede nell’identità di specie
ed ora sono elefanti”

Se c’è un pezzo destinato a diventare una hit (oltre ai singoli lanciati in anteprima) è sicuramente Fede. Il pezzo gioca sapientemente con la parola fede e i suoi significati. Il ritmo incalzante della cassa coinvolge porta all’esplosione pop-rock del ritornello. Fede è amore, musica, rock & roll e religione. Fede è fiducia, speranza, paura e supertizione. Insomma, la fede è tante cose, ma in fondo “non è niente di speciale”.

Segue poi Dentista Croazia, di cui abbiamo già parlato all’inizio. E poi arriva Hikikomori che prendendo spunto dall’ormai comune fenomeno dell’isolamento volontario degli adolescenti giapponesi per raccontare il complesso tema della solitudine. Il pezzo trova ispirazione e aggiunge riferimenti al tempo del lockdown e dell’isolamento forzato che tutti abbiamo vissuto con la pandemia.

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Giovani Wannabe è il nuovo inno dei Pinguini Tattici Nucleari. Già protagonista nel tour del 2022, questo brano è un semplice manifesto identitario per fan dei Pinguini. Si tratta di un pezzo estivo, un tormentone efficace che ha risuonato in tutti i luoghi e tutti i laghi durante la stagione delle vacanze al mare. E così migliaia di fan si sono ritrovati in macchina a gridare “ti dedico le autostrade che portano al mare” mentre erano fermi in coda sulla Adriatica verso una destinazione marittima.

“Un cielo che promette sole, ma che continua mantenere pioggia
Crescerà persone sole, come pesci nella boccia”

Ricordi dell’esperienza inglese, il cielo grigio di Londra e la chiusura di un locale sono al centro di Barfly. Ricorre il tema dell’amore finito, della lontananza e della disillusione. I sogni del passato si scontrano con un presente diverso, non manca però un po’ di nostalgia per tempi più difficili, ma comunque felici.

Non sono cool racconta il punto di vista di chi, pur essendo ormai parte della cultura mainstream, vuole mantenere uno status alternativo. Così le immagini di ciò che non è cool si susseguono su una base dove chitarra, basso e batteria si fondono in un mix di sonorità da classic rock. E l’ambizione iniziale ben si può sintentizzare nei versi conclusivi “essere vero tra attori di Forum” e l’emblematico “San Pietro non apre a un San Siro sold out”.

Il romanticismo ritorna protagonista sul finale con Cena di classe. Una ballata dolce che nelle sonorità si può vagamente accostare a Freddie e Antartide. La narrazione ruota intorno a un’abitudine molto comune, quella di ritrovarsi con i compagni di scuola per una cena di classe ogni anno. Le immagini sono vivide e si capisce bene che la storia è stata vissuta in prima persona dal protagonista. Ci sono la malinconia e l’affetto, i vecchi ricordi, i professori, le promesse fatte a diciott’anni. Il cuore del racconto è però quella maschera (la protagonista di Scooby Doo in Ahia!) che spinge tutti a tenere una posa e mostrare solo i propri successi. Ma la vita è incertezza, difficoltà, cadute e per questo la promessa finale diviene fondamentale, nonostante tutto, “ci si vede tra un anno”.

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